Stimati Associati e gentili Lettori, impariamo nella Ad Beatissimi Apostolorum (1 novembre 1914) di Papa Benedetto XV: «[...] Ben comprendono i nemici di Dio e della Chiesa che qualsiasi dissidio dei nostri [dei Cattolici] nella propria difesa, segna per essi [per i nemici di Dio] una vittoria; pertanto usano assai di frequente questo sistema che, allorquando più vedono compatti i cattolici, proprio allora, astutamente gettando tra di loro i semi della discordia, maggiormente si sforzano di romperne la compattezza». Questa scaltrezza è goduria dei modernisti, i quali incarnano l’astuzia e la cattiveria di ogni epoca e filosofia contro Gesù, e dei loro alleati che, tutti insieme, sebbene i modernisti (con Giuda Iscariota) solo per raccogliervi le briciole (30 denari), siedono alla mensa di Satana in compagnia di Caifa, Pilato, Erode Antipa, Lutero e dei loro baldanzosi emuli. Prosegue il Pontefice: «Quindi, qualora la legittima autorità impartisca qualche ordine, a nessuno sia lecito trasgredirlo, perché non gli piace; ma ciascuno sottometta la propria opinione all’autorità di colui al quale è soggetto, ed a lui obbedisca per debito di coscienza. Parimenti nessun privato, o col pubblicare libri o giornali, ovvero con tenere pubblici discorsi, si comporti nella Chiesa da maestro. Sanno tutti a chi sia stato affidato da Dio il Magistero della Chiesa [al Papa]». All’origine del modernismo individuiamo, per l’appunto, quei privati che non sottomettono la propria opinione all’autorità di colui (immediatamente al Pontefice, remotamente a Dio) al quale si dichiarano soggetti, perché non gli piace. Noi, al contrario, pieghiamoci volentieri alla sentenza divina che Papa Pio XI richiama nella Mortalium Animos (6 gennaio 1928): «In materia di fede, non è lecito ricorrere a quella differenza che si volle introdurre tra articoli fondamentali e non fondamentali, quasi che i primi si debbano da tutti ammettere e i secondi invece siano lasciati liberi all’accettazione dei fedeli [... es. il Primato di Pietro ...]. Nessuno certamente ignora che lo stesso apostolo della carità, san Giovanni, ha vietato assolutamente di avere rapporti con coloro i quali non professano intera ed incorrotta la dottrina di Cristo: ‘‘Se qualcuno viene da voi e non porta questa dottrina, non ricevetelo in casa e non salutatelo nemmeno’’». Precisa Papa Benedetto XV nella mentovata sua prima Enciclica: «È dovere degli altri prestare a lui [al Papa], quando parla, ossequio devoto, ed ubbidire alla sua parola. Riguardo poi a quelle cose delle quali - non avendo la Sede Apostolica pronunziato il proprio giudizio - si possa, salva la fede e la disciplina, discutere pro e contro, è certamente lecito ad ognuno di dire la propria opinione e di sostenerla. [...] Vogliamo pure che i nostri si guardino da quegli appellativi, di cui si è cominciato a fare uso recentemente per distinguere cattolici da cattolici; e procurino di evitarli non solo come ‘‘profane novità di parole’’, che non corrispondono né alla verità, né alla giustizia, ma anche perché ne nascono fra i cattolici grave agitazione e grande confusione. Il cattolicesimo [...] non può ammettere né il più né il meno: ‘‘Questa è la fede cattolica; chi non la crede fedelmente e fermamente non potrà essere salvo’’(Symb. Athanas.); o si professa intero, o non si professa assolutamente. Non vi è dunque necessità di aggiungere epiteti [es. tradizionalista] alla professione del cattolicesimo; a ciascuno basti dire così: ‘‘Cristiano è il mio nome, e cattolico il mio cognome’’; soltanto, si studi di essere veramente tale, quale si denomina». Intento di SVRSVM CORDA® è, esplicitamente e dal principio (v. Comunicato n° 1), quello di studiare la vera dottrina cattolica, di farla propria in foro interno ed esterno, di pregare e di esortare alla frequenza dei Sacramenti, per poter dire, con la legittima autorità, quando questo sia possibile, e con sant’Atanasio: ‘‘Cristiano è il mio nome, e cattolico il mio cognome’’. Come sempre, ecco la consueta comunicazione di carattere personale ma non troppo. Ne approfitto di questo spazio per rispondere, visti i doveri morali del mio stato di lavoro, ad una domanda che riguarda anche la mia sfera pubblica di giornalista e scrittore. Dei lettori ed amici mi hanno domandato se fossi ancora un collaboratore di Radio Spada e della omonima Casa editrice: la risposta è NO!, come ho indicato, sin da subito, nella mia biografia consultabile sul web!
di Carlo Di Pietro