Che cos’è la misericordia di Dio? (da «I Tesori di Cornelio ALapide»)
Come proprietà della luce è illuminare, così proprietà di Dio è avere pietà delle sue creature, diceva San Nilo (Vit. Patr.). La misericordia è virtù naturale e divina; il Sommo bene è sommamente misericordioso e benefico. Perciò il Salmista pone al di sopra di tutte le opere di Dio la misericordia: - Miserationes eius super omnia opera eius (Psalm. CXLIV,9). San Pietro ci esorta a benedire Dio Padre, a ragione della grande misericordia per cui impulso ci ha rigenerati alla speranza viva: Benedictus Deus et Pater Domini nostri Iesu Christi, qui secundum misericordiam suam magnani regeneravit nos in spem vivam! (I Petr. I,3). Finalmente la Chiesa così si volge a pregare Dio nella liturgia: «O Signore Iddio, del quale è cosa tutta propria aver sempre pietà e perdonare, ricevete favorevole la nostra domanda» - Deus cui proprium est misereri semper et parcere, suscipe deprecationem nostram.
Grande e senza confini è la misericordia di Dio: 1° Per la sua causa efficiente, perché viene da Dio e dal suo amore immenso per noi; 2° Per l’oggetto che ci presenta. Dio ci ha dato il Figliuol suo Unigenito, per mostrarci quanta abbondanza egli spande, per mezzo di lui, le sue misericordie sopra di noi; 3° Per il soggetto al quale si applica. Noi non siamo altro che vermi della terra, carichi di peccati e di miserie. Egli ci ha chiamati a sé e resi capaci di ricevere la sua grazia e la sua gloria. In questo senso dice il Salmista, che «l’abisso invoca l’abisso» - Abyssus abyssum invocat (Psalm. XL1, 7). L’abisso delle miserie umane invoca l’abisso delle misericordie divine; 4° Per la moltitudine dei doni che ci ha fatto. Chi infatti potrebbe enumerare le grazie ed i favori di cui ci ha colmati e continuamente ci ricolma Dio? Questo faceva dire a Sant’Agostino: 0 Signore, io ho dalla vostra misericordia tutto ciò che sono; infatti che cosa ho fatto io, per cui meritassi di vivere? Che cosa ho fatto, per meritarmi di potervi invocare? Nessuno si può paragonare a voi in misericordia; da voi, o Dio mio, misericordia mia, ho ricevuto l’essere, da voi ho ricevuto l’essere buono (Conc. 11, in Psalm. LVIII); 5° Rispetto ai luoghi e ai tempi. Infatti si estende a tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi, secondo quelle parole del profeta: «La terra è piena della misericordia del Signore» - Misericordia Domini piena est terra (Psalm. XXXII,5). Per i santi questa misericordia dura in eterno; 6° Per il fine a cui tende, che è di condurci al regno dell’eterna gloria. Davide, rapito in estasi alla considerazione della misericordia divina, dice: «Voi avete, o Signore, moltiplicato in immenso la vostra misericordia» - Multiplicasti misericordiam tuam (Psalm. XXXV,7). «Come è dolce la vostra misericordia, o Signore; deh! fate che non mi si tolga mai dalla memoria… o Dio mio, misericordia mia!» - Deus meus, misericordia mea (LVIII, 17). «A voi, o Signore, appartiene la misericordia» - Tibi, Domine, misericordia (LXI,11). «Affrettatevi di prevenirci con le vostre misericordie, chè noi siamo ridotti alla miseria» - Cito anticipent nos misericordiae tuae, quia pauperes facti sumus nimis (LXXVIII,8). «Noi siamo stati colmati della vostra misericordia» - Repleti sumus misericordia tua (LXXXIX,14). «Dolce è il Signore e la sua misericordia durerà in eterno» - Suavis est Dominus, in aeternum misericordia eius (XCIX,5). «Il Signore ha consegnato gli uomini in mano alle sue misericordie» - Dedit eos in misericordias (CV,44). «Presso il Signore si trova la misericordia ed esuberanza di redenzione» - Apud Dominum misericordia et copiosa apud eum redemptio (CXXIX,7). «Signore, esclama il Savio, voi avete pietà di tutti gli uomini, perché potete tutto» - Misereris omnium, quia omnia potes (Sap. XI,24); «e tutti trattate con indulgenza, perché ogni creatura appartiene a voi, o Dio, che amate le anime» - Parcis autem omnibus, quoniam tua suit, Domine, qui amas animas (Ib. 27). «L’accostarsi della vostra misericordia sanava i vostri figli» - Misericordia tua adveniens, sanabat (Ib. XVI,10). «Dio è compassionevole e misericordioso, dice l’Ecclesiastico, nel giorno della tribolazione rimetterà i peccati; egli è il protettore di tutti quelli che lo cercano con sincerità di cuore» (II,13). O come grande è la misericordia del Signore, e la sua clemenza verso quelli che a lui si volgono!» - Quam magna misericordia Domini, et propitiatio illius convertentibus ad se! (Ib. XVII,28). Dice il Crisostomo: «Che cos’è mai il peccato, in confronto alla misericordia divina? Tela di ragno che al primo soffio di vento più non si vede»; e un celebre autore proferì questa sentenza: Tra l’ultimo gemito di un moribondo e l’inferno, ci sta in mezzo un oceano di misericordia. Ah, diciamo pure con l’Ecclesiastico: «Chi prenderà a raccontare la misericordia di Dio?» - Quis adiiciet enarrare misericordiam eius? (XVIII,4); egli è in verità come lo chiama San Paolo, «Padre delle misericordie» - Pater misericordiarum (II Cor. I,3).
«Non manca nulla a colui che possiede la potenza della misericordia e la misericordia onnipotente», scrive San Fulgenzio. In Dio, la bontà dell’onnipotenza e l’onnipotenza della bontà sono così grandi, che non si dà peccato che egli non possa o non voglia perdonare all’uomo che si converte (Gesù le disse: «Neanche io ti condanno; vai e d’ora in poi non peccare più» Gv. VIII,11). Egli è un abile e caritatevole medico alle cui sollecitudini nulla resiste; vuole e può rimettere ogni delitto. La sua bontà perfetta non è giammai vinta dal peccato, la sua misericordia ha dei rimedi per ogni sorta di mali. Purché avessero voluto, avrebbero potuto anch’essi, Caino, Antioco, Giuda ottenere perdono come l’ottennero Davide, la Maddalena, Pietro, Paolo, Agostino (Epist. VII, ad Venant.).
«Abbandoni l’empio la sua via, dice Isaia, e l’iniquo i suoi disegni; ritornino al Signore ed avrà pietà di loro; sì, ritornino al nostro Dio, perché è ricco in misericordia!» - Derelinquat impius viam suam, et vir iniquus cogitationes suas, et revertatur ad Dominum et miserebitur eius; et ad Deum nostrum, quoniam multus est ad ignoscendum (LV,7). Infatti il Signore medesimo dice: «I miei pensieri non sono i vostri, né i fatti miei somigliano ai vostri» - Non enim cogitationes meae, cogitationes vestrae, neque viae vestrae, viae meae, dicit Dominus (Ib. 8). «Io so i disegni che ho formati su di voi, disegni di pace, non di castigo» - Ego enim scio cogitationes, quas ego cogito super vos, cogitationes pacis et non afflictionis (Ierem. XXIX,11).
Non disperate mai del perdono e dell’amicizia di Dio, dicono San Cirillo e San Tommaso, non cadete d’animo per la moltitudine e l’enormità delle vostre cadute, né dell’abito al delitto; la misericordia che Dio offre e promette a quelli che si pentono, supera infinitamente tutti i nostri eccessi… Poiché, Dio offeso non si diporta, come l’uomo il quale non fa che respirare vendetta e lanciare imprecazioni e minacce contro chi l’ha oltraggiato: tanto sono lontane da Dio queste idee, quanto dista il cielo dalla terra; nulla gli sta più a cuore che perdonare e fare grazia. Perciò combatte le nostre offese con le armi della clemenza, dell’indulgenza e della misericordia. «Tu perdoni mille e mille volte», cioè quanto vuole l’uomo, diceva a Dio Geremia: - Facis misericordiam in millibus (Ierem. XXXII,18). E non è forse questa la risposta di Gesù Cristo medesimo, quando, interrogato da San Pietro, se avesse da perdonare fino a sette volte, non ti dico fino a sette, gli rispose, ma fino a settanta volte sette, cioè tutte le volte che ti offende? (Matth. XVIII,21-22).
«Dio è ricco in misericordia» - Deus dives est in misericordia (Eph. II,4), dice l’Apostolo; «Egli non fa differenza tra il Giudeo e il Greco, ma è il medesimo Signore di tutti; ricco per chiunque l’invoca» - Non enim est distinctio Iudaei et Graeci, nam idem Dominus omnium; dives in omnes qui invocant illum (Rom. X,12). Quaggiù la collera divina non infierisce mai contro di noi tanto, che non sia temperata dalla misericordia nel seno della quale sempre ci sta aperto un asilo. Ed a chi, se non alla clemenza infinita di Dio, andiamo noi debitori, se nonostante tanti peccati per parte nostra, la sua misericordia non cessa di aspettarci, invitarci e sollecitarci, di farci del bene e coprirci della sua protezione, e colmarci di grazie? Ah sì, con tutta ragione possiamo ripetere con Geremia: «È grazia della misericordia di Dio se già non siamo scomparsi dal mondo; è perché la sua compassione non venne meno» - Misericordiae Domini quia non sumus consumpti; quia non defecerunt miserationes eius (Lament. III,22).
«Io ho voluto la misericordia e non il sacrifizio» - Misericordiam volui et non sacrificium (Ose. VI,6), disse Dio per bocca di Osea; e siccome i Giudei mostravano di aver poco capito il senso di queste parole, Gesù nel ripeterle loro soggiunse: «Se sapeste che cosa vuol dire: - voglio la misericordia e non il sacrifizio, non avreste giammai condannato degli innocenti» - Si autem sciretis quid est: Misericordiam volo et non sacrificium, nunquam condemnassetis innocentes (Matth. XII,7). Di qui si comprende quanto stia a cuore al Signore la misericordia, se la preferisce a tutti i sacrifizi. Ah sì! è proprio di Dio il perdonare, come è proprio dell’ape fare il miele.
Non è forse la misericordia di Dio la vera causa dell’incarnazione e della redenzione? Non disse forse Gesù chiaramente: «Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» - Non veni vocare iustos sed peccatores? (Matth. IX,13). Non è sua parola che si farà maggior festa in cielo per un peccatore, che si riduca a penitenza, che non per novantanove giusti i quali non abbisognano di perdono? (Luc. XV,7). «Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione» (Ivi., dice il Signore).
Si legge nel Vangelo che essendosi un giorno ricusati gli abitanti di una città della Samaria di ospitare Gesù Cristo, i suoi discepoli sdegnati dell’affronto, gli dissero: Vuoi che noi comandiamo al fuoco di scendere dal cielo a incenerirli? Ed egli biasimandoli: Non sapete, rispose, quale spirito avete. Il Figliuolo dell’uomo non è venuto a perdere le anime, ma a salvarle (Luc. IX,52-56). Che misericordia! Veramente tutta propria di colui di cui era detto che non avrebbe spezzato la canna fessa, né spento il lucignolo ancora fumante (Matth. XII,20). Non è Gesù il buon pastore che corre mille rischi di morte, per ricondurre all’ovile la pecorella smarrita, e che trovatala se la mette sulle spalle e la riporta a casa? Non è quel misericordioso Samaritano che versa l’olio e il vino sulle nostre piaghe e ci conduce, sulla sua umanità, al cielo? Non è il tenero padre che geme sui traviamenti di un figlio scapestrato e che, tocco di compassione, gli corre incontro, l’abbraccia, lo stringe al petto, lo bagna di lacrime, lo veste di magnifici abiti, e uccide il più grasso vitello per festeggiarlo, non appena lo vede tornare alla casa paterna? Maddalena si prostra ai suoi piedi ed egli è sollecito di rimandarla assolta… Pietro lo rinnega; egli lo guarda con una occhiata di misericordia, e dimentica la triplice colpa di cui l’Apostolo si è fatto reo… Il buon ladrone confìtto con lui in croce gli domanda grazia, e ne riceve il perdono e il Paradiso… Il buon ladrone riconosce Gesù («Neanche tu hai timore di Dio […] egli invece non ha fatto nulla di male»), riconosce le sue miserie («Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni»), si pente e chiede perdono («Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno»), Gesù lo perdona («In verità ti dico, oggi sarai con me nel Paradiso»), racconta san Luca (XXII).
L’Eccellenza della misericordia: 1° «Essere misericordioso vuol dire essere perfetto e, dirò meglio, essere Dio, scrive San Giovanni Crisostomo, perché si adempie e si esercita una funzione divina. Regina, e grande regina è la misericordia, dice il medesimo dottore; essa rende gli uomini simili a Dio» - Pretiosus vir misericors, imo misereri est Deus esse… Misericordia regina est, vere regina, similes faciens homines Deo (Rom. IV in Epl. ad Philipp.); 2° Gli uomini troppo severi e molto più se sono crudeli, si attirano l’odio generale. Ad ogni passo devono temere la loro rovina, perché la loro iniquità li segue; gli uomini e Dio medesimo li perseguitano con la loro vendetta. All’opposto, il misericordioso non deve temere né insulto, né affronto, né violenza, né odio, perché la sua misericordia, scudo celeste, e la grazia di Dio lo proteggono. Egli è caro a Dio ed agli uomini; 3° «Beati i misericordiosi perché otterranno misericordia» - Beati misericordes, quoniam ipsi misericordiam consequentur (Matth. V,7). Fare misericordia è ottenerla per noi medesimi… Dio concede ai misericordiosi: a) la grazia della penitenza e quindi il perdono dei loro peccati… b) favori di ogni maniera, in abbondanza; 4° «L’uomo misericordioso fa del bene all’anima propria» - Benefacit animae suae vir misericors (Prov. XI,17), leggiamo nei Proverbi. Mentre fa del bene agli altri, il misericordioso ne fa a se stesso; infatti, egli conta innanzi a Dio tanti protettori, quante sono le persone verso cui ha usato misericordia; poi costituisce suo “debitore” Dio medesimo, perché Dio promette di fare misericordia ai misericordiosi… «Dio benedice l’uomo dal cuore compassionevole», dice il Savio: - Qui pronus est ad misericordiam benedicetur (Prov. XXII,9); 5° La misericordia accompagna il misericordioso anche dopo morte; prende le difese al tribunale del giudice supremo e lo preserva dall’eterna condanna. Insomma procura la vita, la giustizia e la gloria: - Qui sequitur misericordiam, inveniet vitam, iustitiam et gloriam (Prov. XXI,21).
In che modo si deve esercitare la misericordia: La misericordia si pratica, 1° compatendo alle miserie degli altri…; 2° sovvenendole…; 3° soccorrendo alle anime che troviamo affondate nel peccato, nell’ignoranza, nell’afflizione … esercitando la carità: «la carità […] non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità» (ICor. XIII,6) … «Non contraddire alla verità, ma vergognati della tua ignoranza» (Sir. IV,25) … «Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (Gv. I,17) … «conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv. VIII,32) … ; 4° cercando coloro che languiscono nel bisogno e prevenendo le loro domande (secondo le nostre capacità)…; 5° offrendo loro dei soccorsi (secondo le nostre possibilità)…; 6° esponendo e sacrificando, a imitazione di Gesù Cristo, anche la vita a favore degli altri.
Quando incontri un peccatore, piangi per prima cosa i tuoi peccati, e poi i suoi, scrive San Gregorio; perché quelle colpe che deplori in lui, può ben essere che tu medesimo o abbia commesso, o ti accadrà di commetterle. Se i superiori devono condannare e riprendere il vizio per schiantarlo, devono però farlo con prudenza, discernimento, sollecitudine, ricordando che bisogna essere a un tempo e inesorabile censore e punitore del peccato, e medico compassionevole della natura umana che è oltre così debole e fiacca (così tanto, che nemmeno possiamo immaginarlo). Se si deve percuotere il peccatore, si deve nutrire il prossimo: - Si feriendus est peccator, nutriendus est proximus (Pastor.).
Nella nostra condotta verso il prossimo imitiamo il padre del figliuol prodigo, e non dimentichiamo mai quella massima di Sant’Agostino, che non vi è misfatto commesso da un uomo, che non possa essere commesso da un altro uomo, se Dio l’abbandoni. Ognuno deve dire al peccatore quello che San Cipriano diceva ai caduti nella persecuzione. «Con voi divido il dolore, con voi io mi batto il petto; io mi figuro di essere caduto con quelli fra voi che caddero, e l’affetto che vi porto mi fece prostrare a terra in compagnia di coloro che nascondono la fronte nella polvere» (Serm de Lapsis).
Dice san Paolo: «Io infatti non mi vergogno del Vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede […] È in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: Il giusto vivrà mediante la fede […] In realtà l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto […] essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile […] Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli» (Rom. I,16 ss.).
San Giovanni, l’Apostolo dell’amore, scrive: «[…] perché in questo consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi». (I GV. V,3).
L’Apostolo afferma: «Per questo dichiaro solennemente oggi davanti a voi che io sono senza colpa riguardo a coloro che si perdessero, perché non mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio. Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue». (At. XX,26 ss.).
Tratto da «I Tesori di Cornelio ALapide», vol. II, p. 538, ss.., ed. IV, 1948, Soc. Edit. Inter.
«Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. – dice Gesù – Se vuoi entrare nella vita [eterna], osserva i comandamenti» (Mt. XIX,17); «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti», dice il Signore (Gv. XIV,15); «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò» (Gv. XIV,21); «Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore» (Gv. XV,10). Ammonisce san Giovanni: «Chi dice: “Lo conosco” e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui» (I Gv. II,4); «Qui appare la costanza dei santi, che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù» (Ap. XIV,12).