Stimati Associati, gentili Lettori, se vi state domandando perché i nostri comunicati siano sempre densi di citazioni scelte e scarni di considerazioni personali, lo si deve al fatto che il settimanale SVRSVM CORDA tratta temi delicatissimi, i più delicati che esistano, dove potrebbe essere in giuoco l’anima delle persone, il bene più prezioso che tutti abbiamo; pertanto, non essendo noi all’altezza, altrimenti non sentiremmo neanche la necessità di formarci su SVRSVM CORDA ed altrove, lasciamo che sia SEMPRE e solo la Chiesa ad istruire. Poche considerazioni, così, ma tanti e tanti contenuti - di granito - che vengono dalla Bocca di Dio, dall’Oracolo del Signore, ovverosia dalla Chiesa cattolica. Scacciamo ogni istante la tentazione della setta protestantica del libero esame, che dalla mente perversa di Lutero, il quale, di dannata memoria, tutto voleva fare e solo secondo il proprio punto di vista, ci ha restituito molte mostruosità del pensiero e morbi sociali, fra cui il comunismo, il socialismo, il liberalismo e, abominevole più che mai, il rivoluzionarismo liberticida francese. Ciò premesso, veniamo al tema d’oggi: «Il buon costume e la diseducazione morale». Insegna Papa Leone XIII nella Immortale Dei del giorno 1 novembre 1885: «La sola vita virtuosa spiana la via al cielo, meta ultima dell’uomo; e perciò fallisce lo Stato a leggi prescritte dalla natura, ove tolto ogni freno all’errore e al male, lasci piena balia di travolgere le menti e di corrompere i cuori. Tener poi lontana dalla vita pubblica, dalle leggi, dall’insegnamento, dalla famiglia, la Chiesa da Dio stesso fondata, è grande e funestissimo errore. Società virtuosa non può essere, tolto il fondamento della Religione; ed ormai, forse più di quello che bisogni, si sa da tutti a che si riduca e dove vada a parare quella morale che chiamano civile. Maestra verace di virtù e tutrice del buon costume è la Chiesa di Cristo; è essa che mantiene incolumi i principii donde derivano i doveri, e messi dinanzi i più efficaci motivi a vivere rettamente, non solo vieta le reazioni esterne, ma comanda altresì di frenare i movimenti dell’animo contrarii alla ragione, ancorché puramente interni» (cf. Civiltà Cattolica, anno Trigesimosesto, vol. XII, della serie Duodecima, p. XXV). Papa Pio XI nella Divina Illustri Magistri, del giorno 31 dicembre 1929, asserisce: «Massimamente pericoloso è quel naturalismo, che, ai nostri tempi, invade il campo dell’educazione in argomento delicatissimo quale è quello dell’onestà dei costumi. Assai diffuso è l’errore di coloro che, con pericolosa pretensione e con brutta parola, promuovono una cosidetta educazione sessuale, falsamente stimando di poter premunire i giovani contro i pericoli del senso, con mezzi puramente naturali, quali una temeraria iniziazione ed istruzione preventiva per tutti indistintamente ed anche pubblicamente e, peggio ancora, con esporli per tempo alle occasioni per assuefarli, come essi dicono, e quasi indurirne l’animo contro quei pericoli». Ancora: «Costoro errano gravemente non volendo riconoscere la nativa fragilità della natura umana e la legge, di cui parla l’Apostolo, ripugnante alla legge della mente (San Paolo, ai Romani, VII, 23), e misconoscendo anche l’esperienza stessa dei fatti, onde consta che, segnatamente nei giovani, le colpe contro i buoni costumi non sono tanto effetto dell’ignoranza intellettuale quanto principalmente dell’inferma volontà, esposta alle occasioni e non sostenuta dai mezzi della Grazia». Papa Leone XIII nella sua Rerum novarum, del giorno 15 maggio 1891, riflette: «La prosperità delle Nazioni deriva specialmente dai buoni costumi, dal buon assetto della famiglia, dalla osservanza della Religione e della giustizia, dall’imposizione moderata e dall’equa distribuzione delle pubbliche gravezze, dal progresso delle industrie e del commercio, dal fiorire dell’agricoltura e da altre simili cose, le quali quanto maggiormente promosse, tanto più rendono felici i popoli».
A cura di CdP