Stimati Associati e gentili Lettori, nel nostro Comunicato numero 47 spiegavamo, col Padre Franco, perché la Religione cattolica non si può modernizzare e non si può raffazzonare. Di tanti errori, che da circa cinque secoli si sono sparsi contro la Chiesa, nessuno, forse, è più pericoloso del modernismo. Le aperte eresie dei pretesi riformatori del secolo XVI non possono ingannare gli uomini che cercano sinceramente la verità, poiché sono espresse in chiare formule e sono apertamente contro la dottrina della Chiesa, e da questa solennemente condannate. Allo stesso modo, le bestemmie sfrenate dei cosiddetti illuministi e del fantomatico Risorgimento sono così audaci e così svergognate, che, passato quel momento di delirio, ne ebbero orrore molti che ne furono sedotti. Tuttavia la dottrina che si diffonde da quasi due secoli, ora di raffazzonare, di ammodernare il cristianesimo, di adattarlo al tempo ed al popolo, dato che è espressa subdolamente e da parolai moderati, non mostra immediatamente tutta la malignità che contiene intrinsecamente. Essa si fa largo anche presso certi cristiani non malvagi, ma leggeri e superficiali, accecati dall’ignoranza e sedotti da lievi passioni, i quali credono benissimo che la religione si possa spogliare, quasi d’una scoria che la ricopre, di certe asperità, durezze e forme esterne che, al contrario, le sono essenziali. Contro questo errore, come già detto, noi dimostriamo che la religione abbraccia due sorte di verità: naturali le une, soprannaturali le altre. Il cristianesimo abbraccia anche tutti quei precetti naturali, ma esso consiste principalmente nella perfezione che a quei primi precetti volle aggiungere il Figliuolo di Dio, e per questo è legge più perfetta, più pura, più santa che non fu la legge data ai Patriarchi, od a Mosè, che non è quella che possa scoprirsi col solo lume della natura. Possiamo notarlo nel confronto con la legge antica, sebbene data dallo stesso Dio come preparazione della nuova.
• La legge antica ordinava certamente di amare il prossimo, ma permetteva ancora, in certi casi, la legge del taglione. Gesù Cristo aggiunse invece l’amare perfino i nostri nemici, il far loro del bene per imitare il Padre celeste, il quale fa bene anche ai malvagi, conservando comunque l’uso della forza per la legittima difesa dei diritti di Dio, di se stessi, della propria famiglia, ecc. La legge antica prescriveva l’uso onesto dei beni terreni, ma li lasciava godere, anzi prometteva, come rimunerazione del bene vivere, l’abbondanza di essi: la legge nuova vuole che distacchiamo il cuore da tutto il sensibile, ed inclina, per renderci somiglianti a Gesù, all’amore della povertà, e ci propone dei beni spirituali invece dei temporali per premio. La legge antica concedeva perfino, in certi, casi la pluralità delle donne: la nuova non solo non ne consente più d’una, ma esorta coloro che lo desiderino ad un’illibatissima purezza. La legge antica aveva riti e cerimonie che figuravano i misteri avvenire e che non davano altra giustizia che l’esteriore e legale: la nuova, invece, ha Sacramenti, i quali giustificano pienamente l’uomo comunicandogli la grazia interiore. La legge antica guidava i suoi professori per via di timore più che d’amore: la nuova li conduce per via d’amore più che di timore. E così si può dimostrare di molte altre differenze che vi sono tra le due leggi, per le quali si vede quanto l’evangelica superi la passata.
• Ciò presupposto, ecco quello che accade ai nostri giorni. Dopo che gli eresiarchi hanno impugnato ora l’una, ora l’altra delle dottrine speculative di Gesù Cristo, ed hanno fatta opera di distruggere il cristianesimo quanto alla credenza: ai giorni nostri, data un poco di tregua alle credenze , si tenta di distruggere tutta la parte pratica di esso, cioè tutta quell’ulteriore perfezione, che Gesù Cristo aggiunse alla legge naturale ed alla legge scritta . I pravi uomini d’oggi intendono, se fosse possibile, precipitarci allo stato in cui erano gli uomini prima di Gesù Cristo: anzi anche peggio, fatte salve alcune apparenze! Ed ecco in che modo.
• Gesù Cristo mirava, come abbiamo detto, nella formazione dei Suoi seguaci, a stabilire l’amore dei beni del cielo sul distacco dei beni della terra; e l’eresia moderna (che così può benissimo chiamarsi) sotto pretesto di erudire il popolo al secolo, di conciliare all’odierna civiltà la religione, inculca che non bisogna poi in grazia del cielo posporre la terra. Gesù Cristo, per formarsi un popolo spirituale e per comprimere l’amore del mondo e dei piaceri carnali, proponeva la penitenza, il digiuno, la fuga dalle occasioni di peccato, ecc.; e l’eresia moderna, sotto maschera di moderazione, condanna le austerità e le penitenze come eccessi, la fuga dalle occasioni come sciocca rusticità e bigottismo, e, al contrario, promuove e proclama tutto quello che sollecita i sensi e la carne. Gesù Cristo, per sottomettere lo spirito pienamente a Dio, inculcava l’umiltà, il disprezzo di se medesimo, la repressione del proprio volere; e l’eresia moderna fa tutto l’opposto, chiama imbecillità ed ignoranza tutto quello che serve all’umiliazione di se stesso, e fanatismo tutto quello che ripugna e contraddice alla propria volontà. Per l’eresia moderna, chi difende e prova a vivere le Sante leggi di Gesù ed i Suoi insegnamenti, diventa un fanatico, un estremista, un fondamentalista e finalmente un fariseo. Gesù Cristo, per ottenere la nostra santificazione, ha ordinato dei mezzi superiori agli umani, cioè le virtù soprannaturali, quali sono la fede, la speranza e la carità, mezzi soprannaturali che c’impetrino, o ci apportino la grazia interiore, quali sono l’orazione ed i Sacramenti; e l’eresia moderna, disconoscendo, apertamente oppure dietro sofismi, tutto quello che è sopra natura, vi sostituisce le sue virtù tutte umane, cioè la filantropia, l’amor proprio, il sentimento della propria dignità e simili pretese: rivendicate anche dai satanassi di ogni epoca, finalmente sdoganate dalle “alcòve” dei Massoni, finite per contaminare, nel nostro preciso e pernicioso senso, le menti dei deboli, della gioventù, infine dei molti! Gesù Cristo voleva che, nell’ attuare i mezzi della salute, noi dipendessimo totalmente dalla Chiesa che egli sostituì in Sua vece per dare un Magistero ai fedeli; e questa eresia, disconoscendo l’autorità stabilita, crede superbamente di poter fare da sé, e fa veramente da sé, non curandosi né punto, né poco del Magistero della Chiesa.
• In breve, Gesù Cristo ordinò modi e vie del tutto speciali per la salvezza di quelli che sarebbero stati Suoi fedeli; e l’eresia presente, dispettandoli tutti, tutti li prevarica iniquamente. Da ciò, quale sarà la conseguenza? Che con questa “riforma” si viene a negare, l’un dopo l’altro, ogni articolo della legge cristiana e ad annientare tutto il cristianesimo. In prova di ciò, facciamo pure finta che costoro osservassero quella legge qualunque di probità naturale che si propongono, e di cui sola affermano di accontentarsi (es. «... ci basta essere brave persone»), sarebbero con ciò ancora cristiani? Assolutamente no, dato che un poco di probità naturale, l’amore umanitario degli uomini, il sentire la propria dignità, il rispettarsi, e cento altre di queste virtù, possono stare ottimamente in un Gentile, che non ha mai sentito parlare Gesù Cristo. Cristianesimo è muoversi per fede, è aspirare ai beni eterni con la speranza, è operare per carità. Cristianesimo è stare sottomessi al legittimo sommo Pontefice, ai legittimi Vescovi che Dio ha proposto a reggere la Chiesa. Cristianesimo è praticare quelle virtù speciali che Gesù Cristo portò al mondo ed insegnò ai mortali, la purezza, l’umiltà, il distacco dai beni terreni, l’amore soprannaturale di Dio e del prossimo. Cristianesimo è onorare Dio non a capriccio, ma con quei modi determinati da Gesù stesso, quali sono il sacrificio della Messa, l’orazione, la partecipazione all’Eucaristia ed agli altri Sacramenti nei tempi e nei modi da Lui stabiliti.
• Tutte quelle altre maniere possono esser buone prese in sé stesse, ma per un cristiano non bastano. Ed è evidente anche dal fatto che, se queste bastassero, gl’insegnamenti di Gesù, il Suo magistero, la grande opera della fondazione della Chiesa, con tutti i tesori di grazie onde la fece depositaria per nostro vantaggio, sarebbero totalmente inutili. La croce di Gesù Cristo resterebbe, per parlare con l’Apostolo, pienamente vana, e non porterebbe più alcun frutto che non lo potesse portare allo stesso modo la nostra corrotta natura, precisa il Padre Franco. Certamente poi non era opportuno abrogare la legge dei Giudei, i quali avevano già tutti quegli obblighi imposti nella loro legge. Al naturalismo in religione doveva bastare la natura. Se Gesù è venuto sulla terra, se ci ha innalzati ad uno stato soprannaturale per essere Suoi seguaci, bisogna ammettere tutto quello che costituisce la detta elevazione e perfezione. Dio buono! Che sorta di errore è mai quello dei moderni! È la distruzione pratica di tutto il cristianesimo.
• Eppure in questo errore giacciono turpemente cristiani senza fine. Io ve ne accennerò alcune schiere, perché le possiate meglio conoscere, attesta il Padre Franco di Civiltà cattolica. Vi sono in primo luogo quei protestanti, i quali di negazione in negazione sono pervenuti fino al razionalismo, dei quali sono piene l’Europa e l’America, che, non accettando più dalle mani di santa Chiesa quel che devono credere ed operare, non si guidano se non se con la cortissima loro ragione, e praticamente, trascinati poi dalle passioni, non esercitano più nessun culto. Vi sono anche tra i cattolici nominali quei mondani, i quali tutti immersi nella grande opera di guadagnare o di sollazzarsi continuamente, non conoscono più neppure quello che sia il Cattolicesimo, e non vivono diversamente dai protestanti. Vi sono di quelli che pur conoscono un pochino le dottrine cattoliche, ma essendo carnali, dediti al senso ed alla voluttà, per non contristare la loro carne e per non diminuire i loro diletti, si danno da fare per persuadere se stessi e gli altri, che non sono loro che devono piegarsi alle esigenze della religione, ma che la religione deve piegarsi alle loro. Vi sono dei progressisti fanatici, i quali, piena la mente delle mirabilità del progresso, hanno bisogno, per farsi passare quali filosofi, di declamare tutto il giorno che la religione deve modernizzarsi. Vi sono dei riformatori, i quali pensano che, come si può cambiare la politica e metterla in armonia con la civiltà moderna, così si deve fare altrettanto con la religione. Abbiamo già imparato che anche la politica può sì cambiare, ma entro certi limiti, denunciando, con i Pontefici, tutte le mostruosità deliranti dei cosiddetti «Stati laici». Vi sono poi certi fanciulloni di università, i quali, per fare i maestri addosso al padre, alla madre ed alle sorelle nella famiglia, non trovano altro mezzo che quello di scaraventare le più strane proposizioni contro le divine istituzioni del cristianesimo. Vi sono persino delle donne, che, piene di vanità fin nelle viscere e svogliate al tutto delle pratiche religiose e di famiglia, che mal possono combinare col lusso sformato, con le genialità, con le tresche e con le dissolutezze, di cui sono contaminate, hanno bisogno di far passare sotto colore filosofico la noncuranza dei doveri religiosi, degli obblighi familiari del matrimonio, ed il segreto dispetto che loro portano: sono le donne moderne, peggio ancora le dannate femministe. Vi sono persino molti ecclesiastici, i quali, avendo bisogno di farsi perdonare dal mondo il collare che dovrebbero portare, dichiarano e propagano che si può combinare la religione col secolo , purché si distingua il cattolicesimo dal gesuitismo, le pratiche superstiziose dalle religiose, il culto sincero dalle forme estrinseche delle quali si riveste, e che so io!
• Tutti costoro, chi più, chi meno, sono in questo errore spaventosissimo ed in questa pratica negazione del cristianesimo. Per spogliarlo delle sue asperità e durezze gli tolgono quello che è in lui essenziale e vitale, cioè tutto quello che Gesù Cristo ha apportato sulla terra di positivo, tutto quello che più espressamente ha voluto da noi. Ecco dove ricade poi finalmente l’ammodernare la religione, il raffazzonarla, il conciliarla col secolo e con la civiltà: tutto porta all’ateismo. (da Op. cit.).
(A cura di CdP)