Gesù Cristo in una parabola volle rivelarci come la Chiesa sia simile a un campo nel quale germogliano semi buoni e cattivi, e come il divino giudizio - ci spiega padre Dragone (Op. cit., pag. 169) - scevererà il bene dal male. Propose loro un’altra parabola dicendo: Il regno dei cieli è simile ad un uomo, che aveva seminato nel suo campo del buon seme. Or mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico, seminò del loglio in mezzo al grano e se ne partì. Quando l’erba crebbe e produsse il suo frutto, allora apparve anche il loglio. E i servi del padrone vennero a dirgli: «Signore non hai tu seminato del buon grano nel tuo campo? Donde viene dunque che c’è il loglio?» Rispose il padrone: «è stato un nemico a far questo». «Vuoi che andiamo a raccoglierlo?», soggiunsero i servi. «No», rispose egli, «perché non avvenga che raccogliendo il loglio sradichiate anche il grano. Lasciate crescere l’uno e l’altro sino alla mietitura. Quando poi sarà tempo di mietere, io dirò ai mietitori: «Raccogliete prisma il loglio, legatelo in fasci, per bruciarlo; quindi radunate il grano nel granaio» (Mt. XIII, 24-30). Quando furono soli con il Maestro, i discepoli domandarono la spiegazione della parabola, che non avevano capito: «Spiegaci la parabola del loglio nel campo». Egli rispose: «Colui che semina il buon grano è il Figlio dell’uomo; il campo è il mondo; il buon grano sono i figli del regno (cioè della Chiesa, i veri cristiani); il loglio i figli del maligno (i falsi cristiani e tutti i nemici di Dio e della sua Chiesa); il nemico che lo ha seminato è il diavolo; la mietitura è la fine del mondo; i mietitori gli angeli. E come si raccoglie il loglio e lo si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo allora invierà i suoi angeli e toglieranno via dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori d’iniquità e li getteranno nella fornace del fuoco, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti sfolgoreranno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi da intendere intenda» (Mt. XIII,36-43). Gesù Cristo, subito dopo la nostra morte, quando l’anima si separa dal corpo, ci giudicherà di tutti gli atti compiuti nella vita con responsabilità (Ivi., pag. 150). Saremo giudicati degli atti coscienti e liberi compiuti sin dal primo uso di ragione fino all’ultimo istante della vita: pensieri e desideri, che restano chiusi nel santuario dell’anima; parole, che sono l’espressione del pensiero; atti, che sono l’attuazione delle determinazioni della volontà, ed anche di ciò che non abbiamo fatto nonostante fosse nostro dovere farlo (omissioni). Alla pagina 151 della sua Spiegazione al Catechismo di san Pio X (CLS, Verrua Savoia, 2009), padre Dragone riflette: «Se ricordassimo più spesso che saremo giudicati di tutto quello che pensiamo, vogliamo, diciamo, operiamo o che non facciamo trascurando il dovere, saremmo assai più attenti a evitare il peccato e praticare la virtù». Grazie a Dio, la nostra Associazione sta crescendo, e sempre più persone ricevono il Settimanale e consultano il Sito internet. Uniti nella preghiera, impariamo, viviamo e diffondiamo la buona dottrina, senza esitazioni ed indifferenti al «rispetto umano».
Carlo Di Pietro