La legge squisitamente umana, se ingiusta, non obbliga le coscienze. Spiega san Tommaso d’Aquino (S. Th. I,II, q. 96, a. 4): «Le leggi umane positive, o sono giuste, o sono ingiuste». Se sono leggi giuste, «ricevono la forza di obbligare in coscienza dalla legge eterna da cui derivano, secondo il detto dei Proverbi: Per me regnano i re e i legislatori decretano il giusto». Per essere giusta, una legge deve; 1) essere ordinata al bene comune; 2) essere emanata da chi ne ha legittima autorità; 3) non essere tirannica - abuso dell’autorità; 4) deve imporre ai sudditi dei pesi in ordine al bene comune secondo una proporzione di uguaglianza. Spiega l’Aquinate che, «essendo l’uomo parte della società, tutto ciò che ciascuno possiede appartiene alla società: così come una parte in quanto tale appartiene al tutto. Infatti anche la natura sacrifica la parte per salvare il tutto. Ecco perché le leggi che ripartiscono gli oneri proporzionalmente sono giuste, obbligano in coscienza, e sono leggi legittime». Le leggi sono ingiuste se si trovano «in contrasto col bene umano precisato (negli) elementi sopra indicati: sia per il fine, come quando chi comanda impone ai sudditi delle leggi onerose, non per il bene comune, ma piuttosto per la sua cupidigia e per il suo prestigio personale; sia per l’autorità, come quando uno emana una legge superiore ai propri poteri; sia per il tenore di essa, come quando si spartiscono gli oneri in maniera disuguale, anche se vengono ordinati al bene comune». Le leggi umane ingiuste o «norme inique», sono «piuttosto violenze che leggi»: poiché, come si esprime sant’Agostino, «non sembra possa esser legge quella che non è giusta». Perciò codeste leggi non obbligano in coscienza: «a meno che non si tratti di evitare scandali o turbamenti; nel qual caso l’uomo è tenuto a cedere il proprio diritto, secondo l’ammonimento evangelico: Con chi ti vuol obbligare a fare un miglio con lui, fanne due; e a chi vuol toglierti la tunica, cedigli anche il mantello». Le leggi umane possono essere ingiuste anche perché contrarie al bene divino: «come le leggi dei tiranni che portano all’idolatria, o a qualsiasi altra cosa contraria alla legge divina. E tali leggi in nessun modo si possono osservare; poiché sta scritto: Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini». Il Sommo san Tommaso precisa: «Codesto argomento parte dalle leggi umane che sono contrarie ai comandamenti di Dio. E fin là non può estendersi il loro potere. Perciò in questi casi non si deve ubbidire alla legge umana». Inoltre la legge che impone ai sudditi un onere ingiusto: «in simili casi l’uomo non è tenuto a ubbidire alla legge, se, come abbiamo notato, può disubbidire senza scandalo e senza un danno più grave». Spiega il Sommario di Teologia Morale (S.E.I., Torino, 1952, pag. 67, art. IV, n° 102): «§ I, Se la legge (umana) ingiusta è contraria alla legge divina, non solo non siamo legati ad essa, ma non possiamo nemmeno osservarla; § IV, (Solo) la legge umana giusta obbliga dinanzi a Dio». Ogni legge che, nella materia, violi la legge naturale o la legge divina, avendo sconfinato nell’oggetto, non vincola e non va osservata (Ivi., n° 96, §I, II, III).
Carlo Di Pietro