Stimati Associati e gentili Lettori, oggi termineremo lo studio della «Providentissimus Deus» di Papa Leone XIII. Stiamo dimostrando che noi cattolici crediamo nel Vangelo perché ce lo dice la Chiesa (cf. «Contro Mani ...», sant’Agostino), non altri. Privi, difatti, della guida infallibile della Chiesa, noi non sapremmo affatto discernere un falso da un vero Scritto ispirato (cf. «Denzinger», 2009, numeri 202, 213, 354, 1504, 1863, 2538, 3006, 3029). Ma questo non basta. Noi crediamo in quella vera, unanime ed immutabile interpretazione di fede della Scrittura che ci è data dalla Chiesa, per conseguenza noi rigettiamo l’interpretazione soggettiva o personale della sacra Scrittura, laddove questa si discosti o si contrapponga a quella vera e santa della Chiesa. Tanto abbiamo già attestato a riguardo, cosicché solo ignoranti, insalubri o reprobi osano opporsi a tali evidenze, tuttavia cerchiamo ancora, per benevolenza e misericordia, di dimostrarlo usando delle sentenze specifiche. Da tali documenti si evince che bisogna pure rigettare tutte quelle false esegesi che, pur provenendo da alcuni uomini nominalmente di Chiesa, superbamente pretendono di contraddire e di opporsi a ciò che si è sempre compreso, insegnato e creduto. Sinodo di Roma, Papa Agatone, 27 marzo 680: «[Noi] crediamo […] professiamo […] riconosciamo [tale dottrina…] giacché ci viene mostrato che la tradizione apostolica ed evangelica ed il Magistero dei santi Padri, che la Chiesa santa, apostolica e cattolica ed i venerabili Sinodi hanno accolto, hanno ciò fissato» («Omnium bonorum spes»; cf. «Denzinger», 2009, numeri 546 - 548). Sedicesimo Sinodo di Toledo, Papa Sergio I, 693: «La santa Chiesa cattolica […] ha questa fede [… si enuncia la dottrina] [e tutti coloro che non la accolgono] e non avranno creduto senza macchia di dubbio tutte le asserzioni che il Concilio di Nicea […], l’Adunanza di Costantinopoli […] e l’autorità del primo Concilio di Efeso decise di accettare e che la volontà unanime dei santi Padri a Calcedonia o degli altri Concilii o anche di tutti i venerandi Padri, che vissero giustamente nella santa fede, prescrivono di osservare, saranno puniti con la condanna alla dannazione eterna e alla fine del tempo verranno bruciati con il diavolo ed i suoi soci in roghi vomitanti fiamme» («L’eccellenza e la necessità della Chiesa di Cristo», cf. «Denzinger», 2009, numeri 568 - 575). Sinodo di Roma, Papa Niccolò I, 862: «Si deve credere veracemente e professare in ogni modo [… questa dottrina] come insegna l’Autorità apostolica e mostra in maniera eminentissima la dottrina dei santi Padri. Coloro poi che affermano [… il contrario] siano colpiti dall’anatema» (cf. «Denzinger», 2009, numeri 635 - 636). Papa Gregorio IX, «Ab Aegyptiis argentea» ai teologi di Parigi, 7 luglio 1228: «Anche l’intelletto teologico è in grado quasi come uomo di presiedere a qualsivoglia facoltà, e quasi come spirito di esercitare il dominio sulla carne e di dirigerla sulla via delle rettitudine, affinché non se ne allontani. […]. In verità Noi, colpiti da dolore nell’intimo del cuore [cf. Gn. 6,6], siamo ricolmi dell’amarezza dell’assenzio [cf. Lam. 3,15], perché [...] alcuni di voi […] spinti dalla profana novità si danno da fare per travalicare “i confini posti dai Padri” [cf. Pro. 22,28], e infatti, la comprensione della Celeste Pagina, delimitata per le cure premurose dei santi Padri, coi sicuri confini delle loro interpretazioni, la trasgressione dei quali non solo è cosa temeraria, ma profana, essi piegano alla disciplina filosofica delle realtà naturali, per fare ostentazione di scienza e non per un qualche pregresso degli ascoltatori, e così si rivelano non esperti di Dio o teologi, ma diffamatori di Dio» (cf. «Denzinger», 2009, numero 824). Concilio di Lione II, Papa Gregorio X, 18 maggio 1274: «Con fedele e devota professione, confessiamo [... si enuncia la dottrina]. Questo ha ritenuto finora, ha predicato e insegnato, questo crede fermamente, predica, confessa e insegna la sacrosanta Chiesa romana, madre e maestra di tutti i fedeli. Questa è l’immutabile e vera dottrina dei Padri e Dottori ortodossi [ovvero integralmente cattolici, ndR], sia latini che greci. Ma poiché alcuni, ignorando l’irrecusabile verità ora accennata, sono caduti in vari errori, noi, desiderosi di precludere la via a questi errori, con il consenso del santo Concilio, condanniamo e riproviamo tutti quelli che osano negare […]» («Il Procedere dello Spirito Santo», cf. «Denzinger», 2009, numero 850).
Andiamo avanti nei secoli, senza che alcuna virgola a riguardo sia mai mutata, né potrà mai mutarsi dalla vera Chiesa (cf. «Satis Cognitum», Leone XIII). Concilio di Trento, Papa Paolo III, dal «Decreto sulla Vulgata», 8 aprile 1546: «Inoltre, per frenare certi spiriti indocili, [la Chiesa] stabilisce che nessuno, fidandosi del proprio giudizio, nelle materie di fede e morale, che fanno parte del corpo della dottrina cristiana, deve osare distorcere la sacra Scrittura secondo il proprio modo di pensare, contrariamente al senso che ha dato e dà la santa madre Chiesa, alla quale compete giudicare del vero senso e dell’interpretazione delle sacre Scritture; né deve andare contro l’unanime consenso dei Padri, anche se questo genere di interpretazioni non dovesse essere mai pubblicato […]» (cf. «Denzinger», 2009, numeri 1506 - 1508). Ancora più nel dettaglio. Papa Gregorio XVI, «Inter praecipuas machinationes», 8 maggio 1844: «[…] Né ignorate infine quanta diligenza e sapienza occorrano per tradurre fedelmente in altra lingua le parole del Signore: sicché niente è più facile ad avvenire che il moltiplicarsi, nelle versioni procurate dalle società bibliche [già condannate dalla Chiesa, ndR], o per frode o per ignoranza di tanti interpreti, di gravissimi errori; i quali poi sono lungamente occultati dalla stessa moltitudine e varietà di quelle, con danno di molti. Ma poco importa alle dette società quali errori si bevano i lettori di siffatte versioni, purché a poco a poco si avvezzino a giudicare arditamente del senso delle Scritture, a disprezzare le tradizioni divine custodite diligentemente dalla Chiesa secondo la dottrina dei Padri, ed a ripudiare il Magistero della Chiesa medesima. […] Infatti nelle regole scritte dai Padri a ciò deputati dal Concilio di Trento, approvate da Pio IV (cf. Denzinger, 1854) [...] e premesse all’Indice dei libri proibiti, si legge, con universale sanzione stabilito, che la lettura delle Bibbie in volgare si permetta solo a quelli cui si giudichi poter tornare in aumento di fede e di pietà. Alla qual regola, vieppiù ristretta poi per le continue frodi degli eretici, fu in ultimo per autorità di Benedetto XIV aggiunta la dichiarazione che sia lecita la lettura di quelle traduzioni volgari le quali siano state approvate dalla Sede apostolica, ovvero illustrate con note desunte dai santi Padri della Chiesa […]» (cf. «Denzinger», 2009, numeri 2771 - 2772). Tanto si potrebbe ancora attestare, tuttavia, dato il limitato spazio editoriale, preferiamo terminare con una cristallina e completa sentenza di Papa Pio IX. Dalla «Qui Pluribus» del 9 novembre 1846: «Ormai conoscete bene, venerabili fratelli, gli altri mostruosi e fraudolenti errori coi quali coloro che si occupano solo di cose mondane tentano accanitamente di assalire la divina autorità della Chiesa e le sue leggi e di calpestare i diritti tanto del potere sacro quanto di quello civile. A questo mirano […] quelle sètte clandestine sorte dalle tenebre per la rovina e la devastazione, sia di ciò che è sacro che di ciò che è pubblico e condannato con ripetute scomuniche dai vescovi di Roma Nostri predecessori nelle loro lettere apostoliche che Noi confermiamo con la pienezza della Nostra apostolica potestà […]. Questo vogliono le astutissime società bibliche che rinnovando l’antica arte degli eretici non tralasciano di distribuire gratuitamente e di imporre in grandissimo numero di copie, con forte spesa, i libri delle sacre Scritture, tradotti in tutte le lingue volgari, contro le più sante regole della Chiesa, e spesso malvagiamente interpretati, a tutti gli uomini, di ogni sorta, anche ai più rozzi, affinché tutti, respinta la divina tradizione, la dottrina dei Padri e l’autorità della Chiesa cattolica, interpretino a loro arbitrio le parole di Dio, ne travisino il senso e scivolino così nei più gravi errori. Gregorio XVI […] disapprovò [cf. Inter praecipuas, 8 maggio 1844] queste società; e Noi pure vogliamo che esse vengano condannate. A questo mira quel sistema orribile e contrario al lume della ragione, dell’indifferenza di qualsiasi religione [Indifferentismo], sistema col quale essi astutamente, eliminata ogni differenza fra virtù e vizio, verità e errore, onestà e disonestà, vanno inventando che gli uomini possono conseguire la salute eterna con qualsiasi religione […] a questo mira [anche quella] dottrina funesta che è più che mai contraria al diritto naturale, che chiamano comunismo […]» (cf. «Denzinger», 2009, numeri 2782 - 2786). Martin Lutero, con il suo dannato «libero esame», fu uno dei diabolici precursori ed iniziatori di questa attitudine disonesta, profana, viziosa, perversa, erronea, eretica, riprovata, ribelle, irragionevole, orribile e diffamatoria nei confronti di Dio, di trattare la sacra Scrittura. La Chiesa, santa preveggente, ci illustra la sorte dei reprobi di siffatto crimine: «alla fine del tempo verranno bruciati con il diavolo ed i suoi soci in roghi vomitanti fiamme».
(A cura di CdP)