In questo numero di Sursum Corda mediteremo le parole di Papa Pio XI nella «Quas Primas», del giorno 11 dicembre 1925. Questi insegnamenti dogmatici del Pontefice, atti anche a rendere feconde e pacifiche le nazioni per la gloria di Dio, validi a perenne memoria e che vengono sin dall’origine dei tempi, oggi sono, a torto, considerati retaggio del passato: così la società si sta dissolvendo nella più completa e mondana «follia» (cf. Epistula I ad Corinthios, II, 14). Purtroppo alcuni «usurpatori nella Chiesa» (cf. Pascendi, san Pio X), «bugiardi» ed agenti contro la volontà di Nostro Signore (cf. Epistula I Ioannis, II, 4), dunque nemici delle sentenze divine e della Prima Sede (cf. Pastor Aeternus, Pio IX), in pubblico e notorio anatema (cf. Epistula ad Galatas, I, 8-9), hanno preferito il «dannoso ecumenismo» (cf. Mortalium Animos, Pio XI), la «delirante libertà di coscienza» (cf. Mirari Vos, Gregorio XVI) o addirittura il «nocivo socialismo» (cf. Rerum Novarum, Leone XIII), alla salutare «Regalità Sociale di Cristo Re dell’universo». Insegna san Pio X nella Vehementer Nos (11 febbraio 1906): «È una tesi assolutamente falsa, un errore pericolosissimo, pensare che bisogna separare lo Stato dalla Chiesa. [...] Questa tesi è un’ovvia negazione dell’ordine soprannaturale [...]. Sconvolge pure l’ordine saggiamente stabilito da Dio nel mondo [...]. Danneggia gravemente la stessa società civile, che non può essere né prospera né duratura quando non vi è posto per la religione, regolatrice suprema e sovrana maestra allorché si tratta dei diritti e dei doveri dell’uomo». Dopo questa lettura, Dio lo voglia, credo che tutto ci sarà più chiaro e, senza alcun indugio, gli stimati Associati ed i gentili Lettori, che fossero ancora turbati o dubbiosi, ben sapranno scegliere da che parte stare: se con i «bugiardi» o con Dio e con tutti i veri cattolici (cf. Apocalypsis Ioannis II, 2-5). Citazione aggiuntiva sulla Regalità sociale di Cristo, che oggi 30.10.2016 festeggiamo: "(…) Nonostante però tante e sì solenni affermazioni della regia potestà di Cristo contenute nelle sante Scritture e nella divina liturgia, pure da oltre un secolo e mezzo mena strage nel mondo civile un’esiziale eresia, che da alcuni venne detta liberalismo, da altri laicismo. Quest’errore è multiforme, ma tutto in sostanza si riduce a negare la supremazia di Dio e della Chiesa sulla società civile e sugli stati, i quali ufficialmente si proclamano indipendenti da qualsiasi altra superiore autorità; – libera Chiesa in libero stato – quando pure non giungano a quella frenesia di statolatria, che rivendica allo stato le prerogative divine, cui, come una volta all’idolo Moloch, vuolsi oggi sacrificato ogni altro diritto, così individualmente, che familiare. – Lo stato [sarebbe] la suprema espressione dell’assoluto. – (…) Dio è il fine sovrannaturale dell’uomo. Ora, è preciso compito della società civile e di chi la presiede, di collaborare colla Chiesa e di prestarle aiuto, nel campo, s’intende, proprio dell’autorità civile, perché la Chiesa stessa possa con più facilità e sicurezza compiere, la sua divina missione di illustrare e governare le anime, stabilendo in esse il regno di Cristo. Quest'alta potestà della Chiesa Cattolica e del Romano Pontefice sugli stati e suoi loro monarchi, faceva parte, nel medio evo, del diritto internazionale dei popoli cristiani: così che più volte si videro i Papi deporre dal trono del re immeritevoli di tale ufficio, e prosciogliere anche i sudditi dal giuramento di fedeltà già loro prestato (…)" (card. Schuster, Liber Sacramentorum, vol. IX).
A cura di CdP