Comunicato numero 94. Durata della vita pubblica di Gesù

Stimati Associati e gentili Sostenitori, con l’aiuto di Dio siamo entrati nel terzo anno di pubblicazione del nostro settimanale. Dobbiamo essere davvero grati alla Provvidenza, poiché la nostra Onlus vive di donazioni, si finanzia in proprio e non ha alcuna intenzione di usufruire di denaro pubblico. Anche oggi affronteremo vari argomenti come, per esempio, l’Epifania e la dottrina politica in san Tommaso d’Aquino. Iniziamo con una relazione del dotto Abate Giuseppe Ricciotti - riposi in pace - sulla durata della vita pubblica di Gesù. L’opera utilizzata è la rigorosa «Vita di Gesù Cristo», Imprimatur 1940, 7a Edizione, Rizzoli & C. Editori, Milano - Roma, 1941.

• § 177. Il battesimo di Gesù, che si può praticamente considerare come l’inizio della sua operosità pubblica, di quanto tempo precedette la sua morte? In altre parole, quanto durò la predicazione di Gesù? In questa ricerca la guida migliore e in sostanza unica è Giovanni, per le ragioni che già sappiamo (§ 163). Ora il suo Vangelo, letto senza arbitrarie correzioni nel testo (troppo spesso praticatevi), menziona distintamente tre Pasque ebraiche: la prima al principio della vita pubblica di Gesù, subito dopo il miracolo delle nozze di Cana (Giov., 2, 13); la seconda circa al mezzo della vita pubblica (Giov., 6, 4); la terza in occasione della sua morte (Giov., 11, 55; 12, 1; ecc.). Oltre a queste tre Pasque, Giovanni menziona altre feste ebraiche: dopo la seconda Pasqua menziona la Scenopegia, ossia i Tabernacoli (Giov., 7, 2), le Encenie (Giov., 10, 22), che sarebbero cadute fra la seconda e la terza delle Pasque. Limitandosi perciò a queste indicazioni, bisognerebbe concludere che la vita pubblica di Gesù durò i due anni compresi fra le tre Pasque, e in più quei mesi che trascorsero fra il battesimo di Gesù e la prima di queste tre Pasque. Ma anche qui sorge un motivo di dubbio. Lo stesso Giovanni (5, 1) interpone fra le menzioni della prima e della seconda Pasqua una notizia che suona letteralmente cosi: «Dopo queste cose era festa dei Giudei, e sali Gesù a Gerusalemme». Qual è questa imprecisata festa? Alcuni autorevoli codici greci, aggiungendo l’articolo, leggono era la festa dei Giudei; ma gli altri codici in gran maggioranza e quasi tutte le edizioni critiche moderne leggono senza articolo, e questa sembra ben essere la lezione giusta. Ad ogni modo si legga come si voglia, è gratuito supporre che una o la festa giudaica fosse ai tempi di Gesù soltanto da Pasqua; con la stessa vaga designazione si poteva alludere anche alla Pentecoste o ai Tabernacoli (§ 76), ch’erano «feste di pellegrinaggio» (§ 74), oppure a quella delle Encenie ch’era molto solenne e frequentata, o anche ad altre (§ 77). Inoltre si è supposto, già nei tempi antichi, che gli avvenimenti narrati da Giovanni in quel capitolo (cap. 5) siano da posporsi cronologicamente a quelli narrati nel capitolo seguente (cap. 6); in tal caso l’innominata festa (di 5, 1) potrebbe essere appunto la seconda Pasqua menzionata (6, 4) o più probabilmente la Pentecoste successiva. Questa posposizione ha in proprio favore ragioni gravi (ad esempio, il richiamo di 7, 21-23, ai fatti di 5, 8-16, come ad avvenimenti recenti), tuttavia non è assolutamente necessaria: ad ogni modo la questione cronologica ne rimane indipendente. Dal Vangelo di Giovanni, dunque, non risulta che durante la vita pubblica di Gesù siano state celebrate più di tre Pasque.

• [Dalla nota 1 a pagina 189: Un’obiezione di qualche gravità contro questa conclusione può essere tratta da Giovanni, 4, 35. Gesù torna in Galilea da Gerusalemme, ove ha operato miracoli la cui fama lo ha già preceduto in Galilea (ivi, 4, 45) ; mentre attraversa la Samaria, avviene il colloquio con la Samaritana, e durante questa sosta egli dice ai suoi discepoli: Non dite voi: «C’è ancora un quadrimestre, e verrà la messe »? Da queste parole si è concluso che allora doveva essere circa il mese di gennaio, giacché in Palestina la mietitura comincia un quattro mesi dopo ; perciò Gesù, ch’era partito per Gerusalemme poco dopo le nozze di Cana in occasione della prima Pasqua (Giov., 2, 12 segg.), sarebbe rimasto in Gerusalemme ben nove mesi, tornando in Galilea in questo gennaio. Ma sta in contrario che dalla narrazione di Giovanni si ha l’impressione che la dimora di Gesù in Gerusalemme e nella Giudea fosse in quell’occasione assai breve (Giov., 3, 22 ; 4, 3; cfr. Matteo, 4, 12; Marco, 1, 14) e che il viaggio attraverso la Samaria avvenisse, non già in gennaio, bensì in una stagione calda (Giov., 4, 6-8 ). Perciò sembra più giusta l’interpretazione di altri commentatori, anche antichi, che vedono nelle parole in questione un proverbio agricolo addotto qui da Gesù per la sua applicazione, che segue immediatamente, alla messe spirituale ; in tal caso il passaggio per la Samaria sarebbe avvenuto qualche settimana dopo la prima Pasqua, probabilmente in maggio (§§ 294, 297)].

• § 178. Dai Sinottici non si ricava in proposito un quadro cronologico, come già sappiamo: tuttavia qualche vaga conferma indiretta alla cronologia di Giovanni vi si può ritrovare. Nella parabola del fico sterile, pronunciata da Gesù verso il termine della sua vita pubblica, egli dice: «Ecco già tre anni, dacché vengo a cercar frutto... e non trovo» (Luca, 13, 7). Questa durata di tempo è forse un’allusione alla durata della vita pubblica di Gesù, che fino allora aveva cercato invano frutti da un simbolico albero sterile: se l’allusione è veramente spinta fino alla coincidenza numerica, abbiamo la conferma del terzo anno in corso di vita pubblica, che già conosciamo da Giovanni. Un’altra indiretta conferma si ha in Marco, 6, 39, il quale dice che al tempo della prima moltiplicazione dei pani la folla si sdraiò sull’erba verde. Era dunque la primavera palestinese, forse in marzo, poco prima della Pasqua: ciò appunto dice esplicitamente Giovanni (6, 4), menzionando nella stessa occasione la seconda Pasqua della vita pubblica. L’episodio delle spighe divelte in sabbato (Matteo, 12, 1-8; Marco, 2, 23-28; Luca, 6, 1-5) suppone una messe ben matura, e perciò un periodo immediatamente successivo alla Pasqua: dunque era una delle due prime Pasque di Giovanni (la terza non può venire in questione), senza che si abbia alcun diritto a supporne una diversa da quelle due. Seguendo poi la serie cronologica offerta da Marco e Luca, si viene a concludere che questa ignota Pasqua testé trascorsa era appunto la prima Pasqua di Giovanni (§ 308). L’appellativo di «secondo-primo» dato a quel sabbato in Luca, 6, 1, non ha alcuna probabilità di essere autentico, e ad ogni modo non si sa assolutamente che cosa significhi, nonostante le molte elucubrazioni fattevi sopra. Fine.

[L’opera utilizzata è la rigorosa «Vita di Gesù Cristo» dell’Abate Giuseppe Ricciotti, Imprimatur 1940, 7a Edizione, Rizzoli & C. Editori, Milano - Roma, 1941].

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Da «Vita di Gesù Cristo», Imprimatur 1940, Giuseppe Ricciotti (preghiamo l'Eterno riposo ...), 7a Edizione, 32° - 36° migliaio, Encomio solenne della Reale Accademia d’Italia, Rizzoli & C. Editori, Milano - Roma, 1941.