Comunicato numero 75. Storia della religione parte 5

Stimati Associati e gentili Sostenitori, stiamo usando il «Catechismo maggiore» di Papa san Pio X, «Sunto di storia del Nuovo Testamento». Prima di iniziare faccio presente che i numeri 74, 75 e 76 del nostro SVRSVM CORDA® saranno pubblicati in versione ridotta, ossia di 4 e non di 8 pagine. A Dio piacendo, dal numero 77 - del 10 settembre 2017 - riprenderemo con l’abituale formato. Inizio della citazione.

• Mirabili effetti della parola e della potenza del Redentore. Ordinariamente dopo i suoi discorsi, gli erano presentati infermi d’ogni specie, muti, sordi, storpi, ciechi, lebbrosi, ed Egli a tutti ridonava la sanità. Non solo nelle sinagoghe andava Egli spargendo le sue grazie ed i suoi benefizi; ma in qualunque luogo si trovasse, presentandosene l’occasione, veniva in soccorso degli infelici, che in gran numero gli erano condotti da ogni parte della Palestina e dei paesi circonvicini, essendosi anche in tutta la Siria sparsa la fama dei suoi miracoli. Specialmente gli ossessi dal demonio, di cui v’era non piccolo numero in quel tempo, ed Egli li liberava dagli spiriti maligni, i quali uscivano gridando: «tu sei il Cristo, il Figliuol di Dio!». Due volte con pochi pani miracolosamente moltiplicati, sfamò le turbe che lo avevano seguito nel deserto; sulle porte della città di Naim, risuscitò il figlio di una vedova, che era portato alla sepoltura, e, qualche tempo prima della sua passione, risuscitò Lazzaro, morto da quattro giorni e fetente nel sepolcro. È infinito il numero dei miracoli, anche strepitosissimi, che fece nei tre anni della sua predicazione per dimostrare che Egli parlava per comando di Dio, che era il Messia aspettato dai Patriarchi e predetto dai Profeti, che era il Figliuolo di Dio stesso; e tale si manifestò nella sua Trasfigurazione per lo splendore della sua gloria e per la voce del Padre che lo proclamava suo Figliuolo diletto. Alla vista di tali miracoli parecchi si convertivano e lo seguitavano, molti poi lo acclamavano, cercando talora di farlo re.

• Guerra aperta contro Gesù. Questi trionfi di Gesù fin da principio eccitarono la gelosia degli scribi, dei farisei, dei prìncipi, dei sacerdoti e dei capi del popolo, la quale si accrebbe a dismisura, quando Egli si diede a smascherare la loro ipocrisia od a rimproverarli dei loro vizi. Essi perciò non tardarono a perseguitarlo ed a denigrarlo, dicendolo perfino indemoniato, ed a cercare il modo di sorprenderlo in parole, sia per screditarlo dinanzi al popolo, sia per accusarlo presso il governatore romano. La loro invidia aumentò sempre più quando, in seguito alla risurrezione di Lazzaro si moltiplicò grandemente il numero dei giudei, che credevano in Lui. Allora tennero un consiglio per ucciderlo; ed il pontefice Caifa finì per dire: «è necessario che un uomo muoia per il popolo, e non perisca tutta la gente»: pronunziando colle sue parole una profezia senza saperlo; imperocché appunto per la morte di Gesù sarebbe salvato il mondo.

• Causa di odio estremo e tradimento di Giuda. Finalmente il loro odio giunse al colmo quando, essendo vicina la Pasqua, (ed era la quarta che Egli faceva a Gerusalemme, dopo che aveva cominciata la sua predicazione) essendo la città ripiena di forestieri venuti da ogni parte per la festa, Gesù, seduto sopra un asinello, entrò trionfante ed acclamato dal popolo, che gli era uscito incontro portando rami di palma e d’ulivo, mentre alcuni stendevano le loro vestimenta sopra la strada, ed altri tagliavano ramoscelli dagli alberi e li spargevano per la via. Allora gli anziani del popolo, i prìncipi dei sacerdoti e gli scribi si congregarono nella casa del pontefice Caifa, e stabilirono insieme di pigliare Gesù con inganno e di soppiatto, per timore che le turbe facessero tumulto. L’occasione non si fece aspettare. Giuda Iscariota, uno dei dodici Apostoli, invasato dal demonio dell’avarizia, si offrì a dare il suo divin Maestro nelle mani dei suoi nemici, per trenta monete di argento.

• Ultima cena di Gesù Cristo e istituzione del sacramento dell’Eucaristia. Era il dì, in cui si doveva sacrificare e mangiare l’agnello pasquale. Giunta l’ora assegnata, Gesù venne al luogo dove Pietro e Giovanni, mandati da lui, avevano apparecchiato ogni cosa per la cena, e si posero a tavola. Si è durante quell’ ultima cena che Gesù diede agli uomini la più gran prova del suo amore per loro, coll’istituire il sacramento dell’Eucaristia.

• Passione di N. S. Gesù Cristo. Finita la cena, il divin Salvatore, accompagnato dai suoi Apostoli, uscì dalla città, e per via dicendo loro le più tenere cose e loro dando i più sublimi insegnamenti, andò, secondo il solito, nell’orto di Getsemani, dove pensando alla sua prossima passione, pregando ed offrendosi all’Eterno suo Padre, sudò vivo sangue e da un Angelo fu confortato. Venne Giuda, il traditore a capo di una squadra di sgherri armati di bastoni e di spade, e diede a Gesù un bacio, che era il segno convenuto per farlo conoscere. Gesù abbandonato dagli Apostoli, che erano per paura fuggiti, fu tosto afferrato e legato da quei manigoldi, e con ogni sorta di maltrattamenti da loro trascinato prima ad un principe dei sacerdoti, chiamato Anna, e poscia a Caifa pontefice, il quale nella stessa notte radunò il gran sinedrio, che proclamò Gesù reo di morte. Scioltasi la radunanza dei giudici, Gesù venne consegnato agli sgherri, dai quali, in quella notte, fu vilipeso ed oltraggiato con barbari trattamenti. Si fu anche in quella notte dolorosa che Pietro amareggiò il cuore di Gesù, negandolo tre volte. Guardato però da Gesù tornò in sé, e pianse il suo peccato tutta la vita. Venuto il giorno, e radunatosi nuovamente il Sinedrio, Gesù fu condotto al preside romano, Ponzio Pilato, al quale a voce di popolo si domandò che lo condannasse a morte. Pilato, avendo riconosciuta l’innocenza di Gesù e la perfidia dei giudei, cercò di salvarlo; e dovendo in occasione della Pasqua, liberare un malfattore, lasciò al popolo la scelta tra Gesù e Barabba. Il popolo scelse Barabba. Poscia, sentendo Pilato che Gesù era galileo, lo mandò ad Erode Antipa da cui fu disprezzato, trattato da pazzo e poi rimandato, vestito per scherno con una veste bianca. Finalmente lo fece flagellare dai manigoldi, i quali, dopo averlo ridotto tutto una piaga, con insulto atroce gli posero in capo una corona di spine, sulle spalle uno straccio di porpora, in mano una canna, e schernirono salutandolo re. Ma tutto ciò non essendo bastato ad acquietare il furore dei suoi nemici e della plebe tumultuante, Pilato lo condannò alla crocifissione. Allora Gesù dovette sottoporre le sue spalle ad un duro tronco di croce e trascinarlo fino al Calvario, dove denudato, abbeverato di fiele e mirra, inchiodato alla croce ed innalzato fra due ladroni, in mezzo ad un mare di spasimi e di tormenti, dopo tre ore di penosissima agonia, spirò pregando per i suoi crocifissori, che non cessarono perciò dall’inferocire. Anche morto, ebbe il cuore trapassato da un fiero colpo di lancia. Nessuna mente umana può immaginare, nessuna lingua può esprimere quanto Gesù dovette soffrire e nella notte del suo arresto, e nei diversi viaggi dall’uno all’altro tribunale, e nella flagellazione, e nella coronazione di spine, e nella crocifissione, e finalmente nella lunga agonia!... Solo l’amore che ne fu causa, può ridestarne una pallida immagine nei cuori riconoscenti. Maria santissima assistette con sovrumana fortezza alla morte del suo divin Figlio; e unì lo strazio del suo cuore ai dolori di Lui, per la redenzione del genere umano. Come nella vita, così nella morte il Padre celeste fece risplendere la divinità di Gesù Cristo; mentre era in croce, il sole si oscurò e si coprì la terra di densissime tenebre; al suo spirare, la terra traballò con spaventoso terremoto; il velo del tempio si lacerò, da capo a fondo, e parecchi morti, usciti dai sepolcri, si videro in Gerusalemme ed apparvero a molti.

• Sepoltura di Gesù, sua Risurrezione e sua Ascensione al Cielo. Gesù fu crocifisso e morì in giorno di venerdì e nella stessa sera, prima del calare del sole deposto dalla croce fu sepolto in un sepolcro nuovo, a cui si posero i sigilli e le guardie, per timore che i suoi discepoli potessero involarlo. All’alba del giorno successivo al sabato, si sentì un gran terremoto; Gesù era risuscitato, ed uscito glorioso e trionfante dal sepolcro. Egli, dopo essere comparso alla Maddalena, comparve agli Apostoli, per confortarli e consolarli; ed alcuni Santi Padri pensano che prima Egli apparisse alla santissima Madre sua. Quaranta giorni stette ancora Gesù sulla terra dopo la sua risurrezione, in diverse apparizioni mostrandosi ai suoi discepoli e conversando con essi. Così rassicurava con miracolosi modi gli Apostoli, confermavali nella fede, comunicava loro altissime cose e dava loro gli ultimi avvertimenti: finché, nel quarantesimo giorno, li radunò sul monte Oliveto, e dopo averli benedetti, alla loro presenza, visibilmente si alzò da terra ed ascese al cielo.

• Discesa dello Spirito Santo. - Predicazione degli Apostoli. Gli Apostoli, seguendo gli avvisi del loro divin Maestro, tosto si ritirarono nel cenacolo di Gerusalemme, e là per dieci giorni aspettarono, pregando, lo Spirito Santo, che Gesù aveva loro promesso, e che discese su di loro in forma di tante lingue di fuoco la mattina del giorno decimo, detto Pentecoste. Essi allora, mutati in altri uomini, cominciarono ad un tratto a parlare diverse lingue, secondoché lo Spirito stesso dava ad essi di favellare. A mirare tale spettacolo accorsero le genti d’ogni nazione, adunate in quei giorni a Gerusalemme; e, ad un discorso fatto da san Pietro sulle profezie avveratesi nella persona di Gesù Cristo e sui miracoli operati da lui, tremila persone si convertirono. Alcuni giorni dopo, lo stesso Pietro, seco unito l’apostolo Giovanni, dopo una miracolosa guarigione d’uno storpio dalla nascita, parlando a quella moltitudine di giudei, altri cinquemila ne attirò alla fede. Né solo in Gerusalemme, ma in tutta la Giudea, predicando gli Apostoli, il numero dei credenti andava crescendo. Ma tosto i seniori del popolo ed i prìncipi dei sacerdoti cominciarono a perseguitare gli Apostoli, e chiamatili e rimproveratili acerbamente, intimarono loro di non più parlare di Gesù. Questi rispondevano: «Noi non possiamo tacere quello che abbiamo veduto ed udito; giudicate voi stessi se ci sia lecito obbedire agli uomini, disobbedendo a Dio», ma quelli li imprigionarono maltrattandoli; fecero morire il diacono santo Stefano sotto una tempesta di sassi: e gli Apostoli lieti di esser fatti degni di patire per Gesù Cristo, ne prendevano coraggio a predicare, e sempre maggiore era il numero dei convertiti.

• L’apostolo Paolo. Il più celebre dei convertiti al Vangelo fu Saulo, detto poscia Paolo, nativo di Tarso, il quale prima furioso nemico e persecutore dei cristiani, colpito dalla divina potenza, diventò un vaso di elezione, il più zelante ed operoso degli Apostoli. Sono incredibili i viaggi, le fatiche e le tribolazioni di questo prodigio della grazia, per far conoscere il nome e la dottrina di Gesù Cristo fra i gentili: onde viene chiamato Dottore delle genti. Predicando la fede, non già coll’apparato della sapienza umana, ma nella virtù di Dio, che confermavala coi miracoli, convertiva i popoli sebbene fosse sempre accusato dai nemici della Croce di Cristo. Tali accuse lo portarono provvidenzialmente a Roma, ove poté predicare anch’egli il Vangelo ai giudei ivi residenti, ed ai pagani. Dopo altre peregrinazioni vi ritornò, ed ivi coronando l’apostolica sua vita col martirio, ebbe tagliata la testa sotto il medesimo Imperatore Nerone, sotto cui san Pietro vi fu crocifisso. Ci restano di lui 14 epistole, scritte la maggior parte alle varie chiese da lui fondate, e sono esse un altro segno dell’apostolica missione datagli da Gesù Cristo, avendo egli scritto, come osserva sant’Agostino, con tale estensione, lucidezza, profondità ed unzione che rivelano lo spirito di Dio.

• Dispersione degli Apostoli per tutto il mondo. Dopo aver predicato il Vangelo nella Giudea, giusta il comando di Gesù, gli Apostoli si separarono, ed andarono a predicarlo per tutto il mondo. San Pietro, capo del Collegio apostolico, andò in Antiochia. Si è in questa che i credenti in Gesù Cristo cominciarono a chiamarsi Cristiani. Da Antiochia san Pietro venne a Roma, dove fissò la sua sede, senza più trasportarla in altro luogo. Esso fu Vescovo di Roma, e nella stessa città finì la sua vita, come sopra si accennò, con un glorioso martirio sotto Nerone. I successori di san Pietro nella Sede romana ereditarono la suprema podestà, che il Signore aveva a lui data di Maestro infallibile della Chiesa, di fonte di tutta la giurisdizione e di protettore e difensore di tutti i cristiani. Essi perciò giustamente si chiamano col nome di Papi, che vuol dire Padri, e si sono succeduti senza interruzione sulla cattedra di Pietro sino ai nostri giorni. Tutti gli Apostoli concordi ed unanimi, in comunione con Pietro, predicavano dappertutto la stessa fede; e gli uomini si convertivano ed abbandonavano l’idolatria, sicché in breve il mondo si riempì di cristiani, al governo dei quali gli Apostoli stessi ponevano i Vescovi, a continuare il loro ministero. Prosegue ...