Con la difesa della vera dignità della persona umana, la Chiesa rivendica anche il principio della fondamentale uguaglianza fra uomini e per origine (cf. Gen, I, 26).
In vari articoletti tracceremo, d’obbligo, le differenze fra l’uguaglianza secondo Nostro Signore Gesù Cristo, o vera; e l’utopia illuminista-rivoluzionaria, o luciferina, dell’egualitarismo politico-sociale, detto infine socialismo. Leone XIII nella Libertas smaschera anche questo inganno propagato da «tanti emuli di Lucifero».
Anzitutto, per comprendere il legame fra dignità ed uguaglianza, impariamo sempre da Papa Pecci (Rerum Novarum) che «la vita di quaggiù […] non è il fine per cui noi siamo stati creati, ma [è] via e mezzo [per] perfezionare la vita dello spirito».
Come si perfeziona questa vita? «Con la cognizione del vero e con la pratica del bene». Di che spirito parliamo? «Di quello che porta scolpita in sé l’immagine e la somiglianza divina [da cui vengono dignità ed uguaglianza, ndR], ed in cui risiede quella superiorità in virtù della quale fu imposto all’uomo di signoreggiare le creature inferiori (cf. Gen,I,28)».
«Proprio in questo», precisa ancora il Pontefice, «tutti gli uomini sono uguali, né esistono differenze tra ricchi e poveri, padroni e servi, monarchi e sudditi (cf. Rom,X,12)». A nessuno, difatti, è lecito «avversare [all’uomo] la via a quel perfezionamento che è ordinato all’acquisto della vita eterna». Addirittura, «neanche di sua libera [decisione] [l’uomo] potrebbe rinunziare ad esser trattato secondo la sua natura, ed accettare la schiavitù dello spirito, perché [non si tratta di diritti …], ma si tratta di doveri verso Dio assolutamente inviolabili». Dunque in cosa sono uguali tutti gli uomini?
Ancora Leone XIII (In Plurimis) spiega che «per grazia [di] Cristo, intercorre una fraterna unione dell’uomo con l’uomo […]: essi, come hanno una medesima origine nell’ordine naturale, così nell’ordine soprannaturale hanno una medesima origine per quanto concerne la salvezza e la fede». Tutti «ugualmente sono accolti in adozione dall’unico Dio e Padre, in quanto Egli li ha insieme redenti con lo stesso grande riscatto».
Ora, tornando per un momento sul piano dell’ordine naturale, tutti gli uomini, a prescindere dalle disuguaglianze di età, di condizione, di qualità fisiche, intellettuali, morali, etc., tutti possiedono questa fondamentale uguaglianza di natura (anche il miscredente). Nell’ordine soprannaturale, poi, per meglio precisare, tutti sono chiamati a divenire figli di Dio, ad entrare nella «famiglia dei figli di Dio», che è la Chiesa.
È sentenza di Dio nelle parole dell’Apostolo dell’amore: «Quotquot autem acceperunt eum, dedit eis potestatem filios Dei fieri, his, qui credunt in nomine eius» (Gv,I,12) - solo chi accoglie e crede in Dio, può diventare figlio di Dio; eppure molti non Lo hanno accolto - «In propria venit, et sui eum non receperunt» (11).
Spiega il Guerry (Dottrina sociale della Chiesa, pag. 66, Imprimatur 1958), che «alcuni miscredenti e forse anche dei cristiani tiepidi sono senza dubbio tentati di trascurare il secondo aspetto, soprannaturale, dell’eguaglianza tra gli uomini, perchè tale campo resta loro estraneo».
Questa sorta di “bug”, insieme ad altre «micidiali pestilenze che serpeggiano per le intime viscere della società e la riducono all’estremo pericolo di rovina» (Quod Apostolici Muneris, Leone XIII), spinge intere comunità a bramare simulacri di uguaglianza, nonché false concezioni di fraternità. Il dottissimo Mons. de Ségur (La Rivoluzione, ed. Sursum Corda, pag. 115 ss.) distingue «tre specie di uguaglianze»: 1° quella cristiana; 2° quella del 1789; 3° infine quella del 1793 o «delle ghigliottine», che oggi è la più sponsorizzata. Prosegue …
Carlo Di Pietro da Il Roma