Sono tre le principali ragioni sulle quali si basa il diritto della Chiesa d’insegnare la sua Dottrina sociale. Capiremo leggendo, che è anche un preciso dovere della Chiesa stessa, incarico dal quale non si può sottrarre.
La prima ragione è l’educazione; la seconda è la custodia; la terza è la vera carità. Ognuna di queste ragioni è intimamente connessa alla «missio» della Chiesa, dunque l’indifferentismo, il latitudinarismo, il relativismo, il “buonismo”, etc… sono biasimevoli espressioni - spesso connivenze - che il Corpo mistico di Cristo rigetta e condanna mediante le sentenze della legittima Gerarchia.
Il nemico dell’ordine sociale, la vera massoneria o setta (iniziatica, cosmopolita e segreta), si è sempre opposta al diritto della Chiesa di adempiere ai propri doveri (cf. Humanum Genus, Papa Leone XIII, 20 aprile 1884), soprattutto a quello di celebrare vera Messa (cf. Quo Primum Tempore, san Pio V) e d’insegnare la Dottrina, la cui eliminazione produce i più immediati danni alla società, smidollandola a tal punto da renderla facilmente asservita alla più sfacciata e criminale demagogia da clientela.
Oggi, purtroppo, il massonismo o dottrina massonica, mediante il modernismo, «si appiatta quasi nelle vene stesse e nelle viscere della Chiesa» (cf. Pascendi Dominici gregis, san Pio X; al bisogno cf. Complotto contro la Chiesa, pseudo M. Pinay, 1962).
Papa Leone XIII, nella Lettera ai Vescovi italiani dell’8 dicembre 1892, asserisce: «[…] bisogna vigilare in ogni occasione per guarire lo spirito di coloro che hanno peccato per pusillanimità, cioè di coloro che [...] si lasciano trascinare per debolezza d’animo e per mancanza di consigli, a favorire le imprese massoniche. Assai gravi sono a questo proposito le parole di Felice III, Nostro Predecessore: “Non resistere all’errore è approvarlo […] La verità che non viene difesa è tradita […] Non si è esenti da colpa in fatto di società segrete, allorché si omette di evitare una evidente cattiva azione”».
La Chiesa ha, difatti, il dovere missionario di insegnare la vera Dottrina sociale, quella che oggi quasi tutti ignorano o snobbano, ragion per cui la società contemporanea appare come il refluo di quella che fu.
Afferma Papa San Celestino I, Lettera 12 (presso il Coust): «Quando qualcuno preposto alla sacrosanta Chiesa di Dio sotto il nome di sacerdote ritrae lo stesso popolo di Cristo dal sentiero della verità e lo devia nel precipizio, e ciò fa in una grandissima città, allora sì che va raddoppiato il pianto e deve usarsi una maggiore sollecitudine».
E Papa Pio VI, dinanzi alle inaccettabili pretese politiche ed alle bestiali eresie del conciliabolo di Pistoia, esordisce in tal guisa nella sua Auctorem Fidei: «Noi, vedendo tali cose, che quanto più gravi erano di per sé tanto più intensamente richiedevano l’intervento della Nostra sollecitudine pastorale, non tardammo a rivolgere la mente a quelle decisioni che sembrassero più adatte a sanare o a reprimere il male nascente».
Papa Leone XIII nella Satis Cognitum sentenzia: «[...] Nessuno dunque che non sia unito a Pietro può partecipare dell’autorità, essendo assurdo pensare che possa comandare nella Chiesa chi è fuori di essa. Perciò Ottato di Milevi rimproverava i Donatisti, dicendo: “Leggiamo che contro le porte (dell’inferno) ricevette le chiavi della salute Pietro, nostro Principe, a cui fu detto da Cristo: A te darò le chiavi del regno dei cieli, e le porte dell’inferno non le vinceranno. Perché dunque pretendete di usurpare le chiavi del regno dei cieli, voi che militate contro la cattedra di Pietro?».
Troppe volte, oggi, ritroviamo dei soggetti in addobbi cripto luterani o addirittura in borghese che pretendono di dare ordini alla Chiesa. Gli stessi soggetti che né protestano né si levano innanzi alle iniquità della legge civile, ebbene sono sempre pronti a voler fare i “papi” a casa della Chiesa, nel disperato tentativo di sovvertire le leggi di Dio, quelle che sono di incomodo ai porci comodi. Questo è il diabolico spirito della laicità o laicismo.
Come afferma il padre Franco in Risposte alle obiezioni (Civiltà Cattolica, Roma, 1864, pag. 192): «Che cosa vuol dire quella frase “Lo Stato si deve separare interamente dalla Chiesa”, nella sua vera e genuina significazione? Badate di comprenderlo bene, o lettori, perché questo vi basterà a comprenderne tutta la nequizia. Vuol dire semplicemente che la legge debba essere atea».
Il Guerry spiega che la Chiesa ha diritto e dovere di insegnare la Dottrina sociale per tre ragioni: «Prima ragione. Come educatrice delle coscienze, la Chiesa deve condurre ogni persona umana al suo destino soprannaturale attraverso le realtà terrene. Seconda ragione. Come custode della legge morale, la Chiesa ha il diritto e il dovere di denunciare gli attentati alla legge morale che vengono perpetrati da Istituzioni economiche e sociali. Terza ragione. Come Corpo mistico, la Chiesa ha la missione di riunire tutti gli uomini nell’unità della carità di Cristo» (Op. cit., pag. 25).
Carlo Di Pietro da ControSenso Basilicata