Il fine essenziale che la Chiesa persegue mediante l’insegnamento della sua Dottrina sociale è lo sviluppo del Regno di Dio, come abbiamo già dimostrato.
Essa lascia agli uomini i «compiti di “creazione”», sostiene il Guerry (Op. cit.), imitando Dio stesso che ha «consegnato all’uomo la creazione perchè esso la porti a compimento col suo lavoro, la sua intelligenza, le sue iniziative».
La Chiesa non smette mai di proclamare che non intende «fissare regole in campo pratico, puramente tecnico, vale a dire di organizzazione sociale» (Papa Pio XII, Radiomessaggio 1 giugno 1941), bensì essa puntualizza ed espone la corretta via da seguire, sulla base della conoscenza della morale, della Legge di Dio, quindi della «preveggenza» nel rapporto che c’è fra causa ed effetto, fra azione e reazione.
Insegna ancora il Pontefice: «È inoppugnabile competenza della Chiesa, in quel lato di ordine sociale dove si accosta ed entra a toccare il campo morale, il giudicare se le basi di un dato ordinamento sociale siano in accordo con l’ordine immutabile, che Dio creatore e redentore ha manifestato per mezzo del diritto naturale e della rivelazione: doppia manifestazione, alla quale si richiama Leone XIII nella sua enciclica (Rerum Novarum, sulla proprietà privata, NdA)».
E con totale ragione: «perché i dettami del diritto naturale e le verità della rivelazione promanano per diversa via, come due rivi d’acque non contrarie, ma concordi, dalla medesima fonte divina; e perché la Chiesa, custode dell’ordine soprannaturale cristiano, in cui convergono natura e grazia, ha da formare le coscienze, anche le coscienze di coloro, che sono chiamati a trovare soluzioni per i problemi e i doveri imposti dalla vita sociale. Dalla forma data alla società, consona o no alle leggi divine, dipende e s’insinua anche il bene o il male nelle anime, vale a dire, se gli uomini chiamati tutti ad essere vivificati dalla grazia di Cristo, nelle terrene contingenze del corso della vita respirino il sano e vivido alito della verità e della virtù morale o il bacillo morboso e spesso letale dell’errore della depravazione» (Ivi.).
La Chiesa, nell’adempiere scrupolosamente al suo compito, tramanda a tutti i popoli il patrimonio ed i valori della vita cristiana, affinchè «ciascuno di essi se ne ispiri secondo il suo proprio genio, i suoi speciali bisogni, in vista di stabilire una società umanamente degna, spiritualmente elevata, fonte di vero benessere» (Papa Pio XII, Radiomessaggio 24 dicembre 1940).
Sua Santità Pacelli asserisce: «Tra i contrastanti sistemi legati ai tempi e da essi dipendenti, la Chiesa non può essere chiamata a farsi partigiana di un indirizzo piuttosto che di un altro. Nell’ambito del valore universale della legge divina, la cui autorità ha forza non solo per gli individui, ma anche per i popoli, vi è largo campo e libertà di movimento per le più svariate forme di concezioni politiche; mentre la pratica affermazione di un sistema politico o di un altro dipende in misura vasta e spesso decisiva da circostanze e cause che, in se stesse considerate, sono estranee al fine e all’azione della Chiesa. Tutrice e banditrice dei principi della fede e della morale, essa ha il solo interesse e la sola brama di trasmettere, coi suoi mezzi educativi e religiosi, a tutti i popoli senza eccezione, la chiara sorgente del patrimonio e dei valori di vita cristiana; affinché ciascun popolo, nel modo corrispondente alle sue peculiarità, si giovi delle conoscenze e degli impulsi etici, religiosi, cristiani per stabilire una società umanamente degna, spiritualmente elevata, fonte di vero benessere» (Ibid.).
Nel Messaggio natalizio dell’anno 1955, il Pontefice Pio XII notifica che vi sono delle «false o anguste visioni del mondo e della vita, accettate dagli uomini moderni»: esse impediscono loro di andar al fondo delle cose e di riconoscere il fondamento indispensabile per dar consistenza ed armonia alle opere umane (La Dottrina sociale della Chiesa, Ares, 1958, pag. 24, Conclusione).
È, al contrario, una visione vera e vastissima quanto a estensione che il Papa mette in luce nei suoi messaggi ai fedeli ed ai popoli del mondo, precisa mons. Guerry. La Dottrina sociale della Chiesa è la proiezione nell’ordine economico e sociale di tale visione grandiosa del mondo e della vita: essa afferma «l’ordine assoluto degli esseri e delle finalità» (Papa Pio XII, Radiomessaggio del 24 dicembre 1944) secondo la retta ragione e la fede cristiana, «[…] poiché quell’ordine assoluto, alla luce della sana ragione, e segnatamente della fede cristiana, non può avere altra origine che nel Dio personale, nostro Creatore, consegue che la dignità dell’uomo è la dignità dell’immagine di Dio, la dignità dello Stato è la dignità della comunità morale voluta da Dio, la dignità dell’autorità politica (è) la dignità della sua partecipazione all’autorità di Dio».
Carlo Di Pietro da ControSenso Basilicata