Nell’articolo «Teologia Politica 135…», recentemente pubblicato sul nostro sito, si legge il testo della Lettera redatta ed inviata dal Cardinale Adeodato Piazza, patriarca di Venezia e Presidente della Commissione Episcopale Italiana, al presidente della D.C. Alcide De Gasperi e all’on. Attilio Piccioni. L’illustre Cardinale scrive il 24 aprile 1947: «Onorevole, sono dolente di dover esprimere, a nome mio e di tutto l’Episcopato Italiano, rappresentato dalla Commissione Episcopale a cui presiedo, e dell’Azione Cattolica Italiana, la più viva deplorazione per quei Deputati alla Costituente, appartenenti alla Democrazia Cristiana, i quali con il loro inqualificabile assenteismo, resero possibile nel resto della Costituzione la eliminazione della qualifica «indissolubile» dovuta al Matrimonio, aprendo il varco a future campagne ed eventuali leggi divorziste; ed inoltre l’affermazione di una assurda ed ingiusta parità giuridica e morale a favore della figliolanza illegittima, con gravi conseguenze lesive dell'unita e santità del Matrimonio. Gli assenti considerino se non abbiano insieme tradito la causa della religione e della famiglia cristiana e la fiducia dei loro elettori…».

Di cosa parla il Porporato? L’esclusione della indissolubilità del matrimonio nella Costituzione italiana è dovuta proprio all’assenteismo – verosimilmente volontario e concordato – di ben “37 colleghi” di De Gasperi, Piccioni, La Pira, Andreotti, eccetera … De facto la D.C. «apre il varco a future campagne ed eventuali leggi divorziste»: le profetiche parole del cattolico Adeodato Piazza non possono essere smentite.

A raccontarci i fatti è lo stesso, sofista e modernista, Giulio Andreotti su «Concretezza» del 1° maggio 1969, anno XV, numero 9. Il titolo dell’articolo è: «Per tre voti».

Oltre vent’anni dopo la cosiddetta Costituente, in Commissione giustizia della Camera dei deputati passa il «minidivorzio», secondo il progetto socialista-liberale e con i voti contrari dei soli democristiani. A chi domanda alla D.C. «come mai non avete fatto un vero e proprio ostruzionismo?», Andreotti risponde che «sarebbe stato un triplice errore». Elenco i presunti errori individuati da Andreotti:

1° «Innanzi tutto ci troviamo dinanzi ad un tema affidato alla libera valutazione del Parlamento, senza condizionamenti governativi …»; 2° «Contro i promotori di lontani e vicini ostruzionismi (governativi a detrimento del Parlamento, ndr.) noi abbiamo sempre montato l’opinione pubblica, all’insegna della funzionalità del Parlamento; con quale coscienza avremmo ora mutato opinione?». Un bel problema di coscienza! Problema che non esiste quando, con la propulsione laicista, la D.C. in ogni dove tradisce Dio, Cristo Re, la Chiesa ed i suoi elettori ignoranti; 3° La Commissione giustizia «sta portando avanti (altre importanti, ndr.) azioni legislative», quindi «in coscienza non ci sentimmo davvero di ritardare uno solo di questi disegni di legge». Un bel problema di coscienza! Problema che non esiste quando, con la difesa di sovranità popolare e separazione Chiesa-Stato, la D.C. in ogni dove tradisce Dio, Cristo Re, la Chiesa ed i suoi elettori ignoranti.

Veniamo al dunque. Il 23 aprile del 1947 il Parlamento, con votazione a scrutinio segreto, cancella l’indissolubilità del matrimonio dalla Costituzione. Voti favorevoli 194, voti contrari 191. Per tre voti…

Con una piroetta fatta di sofismi, eresia laicista e naturalismo massonico [Esempio: «Si noti che gli argomenti dei nostri colleghi si riferivano sempre a visioni umane (e non di parte religiosa) di sostegno alla stabilità della “famiglia società naturale”»], il maldestro Andreotti racconta i fatti.

Cito: «La sconfitta fu occasionale e fu banale la causa delle assenze: un collega era in… altra ala del palazzo con il mal di pancia; una collega era a fare da relatrice in un Congresso Eucaristico». Aggiunge: «Nessuno potrà sospettare che fossero criptodivorzisti i deputati democristiani occasionalmente (sic!, ndr.) assenti: Aldisio, Coccia, La Pira, Mattarella, Medi, Rapelli, Roselli, la Titomanlio, Vanoni, Zaccagnini». Nomi illustri, per i quali evidentemente l’indissolubilità del matrimonio in Costituzione non costituisce un imperativo categorico.

Andreotti conclude: «Ai giusti rimproveri per l’assenza, i 37 democristiani mancanti obiettarono che gli altri gruppi non avevano mobilitato, tanto che risultavano mancanti 27 comunisti (tra cui Boldrini, Dozza, la lotti, Li Causi, la Montagnana, Moscatelli, la Noce, l’uno e l’altro Paietta); 3 azionisti, 5 demolaburisti, 27 socialisti, 16 socialdemocratici, 14 liberali, 14 qualunquisti, 5 repubblicani storici e 23 di gruppi minori».

37 democristiani assenti per decidere sull’indissolubilità del matrimonio in Costituzione? Per Andreotti non costituisce un problema, dato che anche gli altri gruppi di atei, anticlericali, massoni e satanassi vari contavano molti assenti e nessun gruppo «aveva mobilitato» i suoi parlamentari. Molti di questi signori sono oramai al giudizio di Dio.

CdP

Concretezza

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