«Se il Signore non sarà il custode della città, invano veglia colui che la custodisce», recita il Salmista (Ps., CXXVI, 1). Quando gli Apostoli chiesero al Salvatore perché non avessero potuto liberare dallo spirito maligno un indemoniato, il Signore rispose loro: «Demoni siffatti non si scacciano, se non con la preghiera e col digiuno» (Matth., XVII, 20). E finalmente il Papa Pio XI, sempre nella Divini Redemptoris (Enciclica che sto usando da qualche settimana), commenta: «Anche il male che oggi tormenta l’umanità non potrà essere vinto se non da una universale santa crociata di preghiera e di penitenza; (…) e con la possente intercessione della Vergine Immacolata, la quale, come un giorno schiacciò il capo all’antico serpente, così è sempre il sicuro presidio e l’invincibile “Aiuto dei Cristiani”».
Papa Leone XIII tante volte aveva ripetuto ai Sacerdoti: «Andate agli operai»; e Papa Pio XI aggiunge: «Andate all’operaio, specialmente all’operaio povero, e in generale, andate ai poveri seguendo in ciò gli ammaestramenti di Gesù e della sua Chiesa». Se il Sacerdote «non va agli operai, ai poveri, per premunirli o disingannarli dai pregiudizi e dalle false teorie, essi diventeranno facile preda degli apostoli del Comunismo».
Esortazione dell’anno 1937: difficilmente il Pontefice avrebbe potuto immaginare che in un futuro abbastanza prossimo - oggi siamo solo nel 2018 - ordinariamente sarebbero stati gli stessi “sacerdoti”, o meglio la caricatura modernista (cfr. Lamentabili Sane Exitu, San Pio X) e protestàntica del Sacerdote (cfr. Apostolicae curae, Leone XIII), fra i principali untori dei mostruosi errori del Socialismo e del Comunismo.
«Il più efficace mezzo di apostolato tra le folle dei poveri e degli umili - attesta il medesimo Pio XI - è l’esempio del Sacerdote, l’esempio di tutte le virtù sacerdotali, (…) ma nel caso presente in modo speciale è necessario un luminoso esempio di vita umile, disinteressata, copia fedele del Divin Maestro (es. sapienza, verità, castità, sobrietà, rigore, prudenza, etc… ndR)».
Un Sacerdote «veramente ed evangelicamente povero e disinteressato fa miracoli di bene in mezzo al popolo»; mentre «un Sacerdote avaro e interessato, anche se non precipita come Giuda nel baratro del tradimento, sarà per lo meno un vano “bronzo risonante” (I Cor., XIII, 1) e un inutile “cembalo squillante” (Idem.)». Atteso che i contemporanei modernisti travestiti da preti, o meglio vestiti da “pastori” protestanti (con clergyman e poncho), sono inequivocabile espressione di Modernismo (che è «sintesi di tutte le eresie» e «distrugge ogni religione», cfr. Papa San Pio X, Pascendi Dominici gregis), prendiamo atto che hanno superato nel tradimento finanche Giuda, trascinando in questo baratro quasi tutte le Nazioni. Con permanenti eresie dottrinali e continui scandali morali hanno traghettato - almeno a partire dall’epoca di Montini (Paolo VI) - intere società all’ateismo pratico (o massonico, cfr. Humanum Genus, Leone XIII; e Social-Comunista), oggi chiamato “Progressismo” e “Catto-Comunismo”.
Un Clero non eretico e non affetto da «deplorevole apatia religiosa», invece, «sarà in grado di cooperare all’assistenza religiosa alle classi lavoratrici, mezzo più adatto per preservarle dall’insidia comunista».
Compito del Sacerdote e delle Organizzazioni cattoliche è, insegna il Papa, anche quello «di fare con la propaganda orale e scritta una larga seminagione dei principii fondamentali che servono alla costruzione di un ordine sociale cristiano, quali risultano dai Documenti Pontifici» (senza aggiungere nulla di nuovo o inventare alcunché, cfr. Dei Filius, Pio IX - Cost. dogm. in Concilio Vaticano). Dunque Pio XI si rivolge a tutte le organizzazioni di classe: «Proprio questi gruppi e queste organizzazioni, i quali vivono nelle stesse condizioni culturali e quasi naturalmente sono stati riuniti in gruppi omogenei, sono destinati ad introdurre quell’ordine nella società, e a diffondere così il riconoscimento della regalità di Cristo nei diversi campi della cultura e del lavoro».
Regalità di Cristo alla quale si contrappongono le funeste eresie della cosiddetta Laicità (cfr. Quas Prima, Pio XI) e della Separazione Chiesa-Stato (cfr. Mirari Vos, Gregorio XVI; anche Quanta Cura, Pio IX).
Ecco - appena sintetizzate - le poche regole «date da Cristo alla Chiesa, di edificare la società cristiana e, ai nostri tempi, di oppugnare e infrangere gli sforzi del Comunismo (ed altri nemici di Dio, ndR). A questa medesima impresa spirituale della Chiesa lo Stato Cristiano deve pure positivamente concorrere, aiutando in tale compito la Chiesa coi mezzi a lui propri, i quali, benché siano mezzi esterni, non mirano meno, in primo luogo, al bene delle anime». [Cfr. Dizionarietto di Dottrina politica dei Papi (Ed. L’alleanza italiana, 1960, Vol. 1, pag. 173 segg.)]. Prosegue …
Carlo Di Pietro da Il Roma