Lo Stato cristiano e la Chiesa, insegna Pio XI nella Divini Redemptoris (19.03.1937), devono rispettivamente concorrere nell’impresa - sia materiale che spirituale - di «oppugnare ed infrangere gli sforzi del Comunismo (che intende distruggere ogni ordine sociale)». Perciò gli Stati, prosegue il Pontefice, «porranno ogni cura per impedire che una propaganda atea, la quale sconvolge tutti i fondamenti dell’ordine, faccia strage nei loro territori, perché non si potrà avere autorità sulla terra, se non viene riconosciuta l’autorità della Maestà Divina». Nemmeno «sarà fermo il giuramento (di governo), se non si giura nel nome del Dio vivente».
Pio XI ripete quello che spesso e così insistentemente ha insegnato nella Caritate Christi Compulsi (3.05.1932): «Come può sostenersi un contratto qualsiasi e quale valore può avere un trattato, dove manchi ogni garanzia di coscienza? E come si può parlare di garanzia di coscienza, dove è venuta meno ogni fede in Dio, ogni timor di Dio? Tolta questa base, ogni legge morale cade con essa e non vi è più nessun rimedio che possa impedire la graduale ma inevitabile rovina dei popoli, della famiglia, dello Stato, della stessa civiltà». Poiché alla «grande legge dell’amore e della fraternità umana, che abbraccia tutte le genti e tutti i popoli», con il Socialismo ed il Comunismo «subentra l’odio che spinge tutti alla rovina».
Così nella vita pubblica delle Nazioni «si calpestano i sacri princìpi che erano la guida di ogni convivenza sociale; vengono manomessi i solidi fondamenti del diritto e della fedeltà su cui (deve) basarsi lo Stato; sono violate e chiuse le sorgenti di quelle antiche tradizioni che nella fede in Dio e nella fedeltà alla Sua legge vedevano le basi più sicure del vero progresso dei popoli». Per far odiare Dio e rendere la società disordinata, era quindi necessario aizzare gli animi con la menzogna sistematica.
Questa è l’arte, se così vogliamo definirla, dei falsi e massonizzati storiografi e stampatori “liberali” o “socialisti” che ordinariamente raccontano e diffondono, da molti decenni ormai, di un passato buio della società sotto il giogo della Chiesa, di un Medio Evo oscuro e spaventoso: non v’è nulla di più falso, bugiardo e scientificamente anti-storico.
Lo Stato, insiste Pio XI, «deve mettere ogni cura per creare quelle condizioni materiali di vita senza cui un’ordinata società non può sussistere, e per fornire lavoro specialmente ai padri di famiglia e alla gioventù». I provvedimenti che lo Stato deve prendere a questo fine, «devono essere tali da colpire quelli (es. gli speculatori, ndR) che di fatto hanno nelle mani i maggiori capitali e vanno continuamente aumentandoli con grave danno altrui» (Attenzione: la colpa non è essere ricchi, ma usare la ricchezza a grave danno altrui). Lo Stato medesimo, «memore della sua responsabilità davanti a Dio e alla società, con una prudente e sobria amministrazione (deve dare) esempio a tutti gli altri».
Oggi più che mai - riflette il Papa - «la gravissima crisi mondiale esige che quelli che dispongono di fondi enormi, frutto del lavoro e del sudore di milioni di cittadini, abbiano sempre dinanzi agli occhi unicamente il bene comune e siano intenti a promuoverlo quanto più è possibile. Anche i funzionari dello Stato e tutti gli impiegati adempiano per obbligo di coscienza i loro doveri con fedeltà e disinteresse, seguendo i luminosi esempi di uomini insigni, che con indefesso lavoro sacrificarono tutta la loro vita per il bene della Patria». Nel medesimo tempo «lo Stato deve lasciare alla Chiesa la piena libertà di compiere la sua divina e del tutto spirituale missione per contribuire con ciò stesso potentemente a salvare i popoli dalla terribile tormenta dell’ora presente».
Prosegue: «Si fa oggi dappertutto un angoscioso appello alle forze morali e spirituali; e ben a ragione, perché il male che si deve combattere è prima di tutto, considerato nella sua prima sorgente, un male di natura spirituale, ed è da questa sorgente che sgorgano per una logica diabolica tutte le mostruosità del Comunismo. Ora, tra le forze morali e religiose eccelle incontestabilmente la Chiesa Cattolica; e perciò il bene stesso dell’umanità esige che non si pongano impedimenti alla sua operosità».
Oggi la situazione è molto più complessa, considerando che è il Modernismo e sono proprio i modernisti - che dagli anni ‘60 massivamente «occupano la Chiesa dall’interno» (cf. Pascendi Dominici gregis) - quegli irriducibili ostacoli al «ritorno della Società a Cristo» (cf. Quas Primas).
Il Pontefice conclude, nel marzo del 1937, confidando «che quelli che dirigono le sorti delle Nazioni, per poco che sentano il pericolo estremo da cui oggi sono minacciati i popoli, (sentano) sempre meglio il supremo dovere di non impedire alla Chiesa di compiere la sua missione; tanto più che nel compierla, mentre mira alla felicità eterna dell’uomo, essa lavora inseparabilmente anche alla vera felicità temporale». [Cfr. Dizionarietto di Dottrina politica dei Papi (Ed. L’alleanza italiana, 1960, Vol. 1, pag. 175 segg.)].
Questi santi propositi del Pontefice, purtroppo per noi, sono puntualmente disattesi dalle due vulcaniche Rivoluzioni che contaminano il mondo: a) quella NELLA Chiesa - si badi bene non DELLA Chiesa - col “Vaticano Secondo”; b) quella della Società che ha apice a partire dal ’68.
Carlo Di Pietro da Il Roma