San Giovanni Canzio, in un viaggio che fece a Roma per visitare le tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, s’incontrò con certi ladri, i quali lo spogliarono di tutto. Quegli egregi signori ladri, come per schernirlo, gli domandarono se per caso avesse altro sulla sua persona. «No», rispose pacatamente quel santo Pellegrino. I ladri furono contenti della risposta e lo lasciarono libero di andare per la sua strada dopo averlo rapinato. Dati un dieci passi, Giovanni si ricorda che ha cucite in un punto del mantello alcune monete, si volta e grida: «Venite a prendere questo denaro, che avevo dimenticato nel mio mantello: io sento un gran dolore d’avervi detto, sebbene involontariamente, una bugia». Quegli uomini, avvezzi a tutti i delitti più atroci, vennero mutati in altri da quell’azione tanto generosa, e non solo non vollero le monete dimenticate nel mantello, ma restituirono tutto il danaro tolto al Santo. - Originale quel San Giovanni! Egli ebbe paura della bugia detta involontariamente a quei ladri, i quali, in quella circostanza, non avevano assolutamente il diritto di sapere la verità, ma il Santo volle subito riparare alla sua distrazione. Il mondo nostro intanto campa di bugie, gli uomini nuotano nelle bugie come in un mare. Chiameranno i posteri il secolo decimonono secolo di bugie. Preghiamo che San Giovanni Canzio c’impetri dal Signore la grazia di pensare sempre la verità e prudentemente sempre dirla. [N° 87, da Racconti Miracolosi, P. Giacinto da Belmonte, 1887, Vol. II, pagine 78-79].
A cura di Carlo Di Pietro