La madre del B. Angelo da Acri ogni mattina andava a Messa nella chiesa dei Cappuccini, vicina alla sua povera casetta. Quando suo figlio era ancora bambino, lo lasciava nel letto addormentato, chiudeva la porta, e via alla chiesa. Lucantonio (si chiamava così Angelo prima di vestire le lane dei Cappuccini) dormiva saporitamente fino al ritorno della madre. Però una volta accadde a Diana (la madre) questo fatto. Appena giunta in chiesa, le pareva di stare con le ginocchia sopra le spine, non poteva raccapezzare la preghiera, si sentiva come frugata da una forza sovrumana che la spingeva ad uscire. Uscì e volò in casa. La porta di casa si apre e agli occhi di quella donna corre uno spettacolo sublime. Lucantonio, tosto che la madre l’aveva chiuso dentro, era sceso dal letto in camicia, si era aggiustato con industrie e devozione chicchi di frumentone sotto le tenere ginocchia, e poi, con le manine giunte e con gli occhi rivolti ad una immagine della Madonna Immacolata, si era messo fervorosamente a pregare. E quella santa immagine intanto pioveva sopra il fanciullo un’abbondantissima luce di Paradiso. Mamma Diana, tutta fuor di sé per la gioia, corre a stringersi il figlio tra le braccia, e la luce divina continua a venire a grandi ondate sopra quella madre devotissima e sopra quel figlio! - Quella povera contadina di Diana Enrico era una donna tutta pietà, e il Signore si servì di lei per dare alla Chiesa e alla società il Beato Angelo. Siano buone e cristiane le madri, se vogliono da Dio la grazia d’avere buoni e cristiani figliuoli. [N° 84, da Racconti Miracolosi, P. Giacinto da Belmonte, 1887, Vol. II, pagine 294-295].
A cura di Carlo Di Pietro