Del Vescovo San Spiridione si racconta il seguente edificantissimo fatto. Quel Prelato era d’una carità del tutto portentosa. Le rendite sue erano divise in due parti uguali: una era dei poveri, un’altra gli serviva per la propria sostentazione e ancora per dare in prestito danaro a chi ne avesse avuto bisogno. Quando andavano a domandargli danaro in prestito non faceva che aprire lo scrigno dicendo: «Prendetene quanto ve ne potrà abbisognare». Allorché poi glielo andavano a restituire lo faceva da loro stessi mettere nello scrigno, senza badare né punto né poco se avessero o no contato giusto. Una persona, creduta da tutti un fiore d’onestà, ebbe la sventura d’abusare e della buona fede e del disinteresse del Vescovo. Andò elle una delle tante volte a restituire il danaro preso da molto tempo ad imprestito, e il Vescovo le disse di metterlo in quello scrigno dal quale l’aveva cavato quando ne aveva avuto bisogno. Questa finse di mettere, ma non mise nulla. Ora accadde che trovandosi quella persona, dopo un qualche tempo, un’altra volta nella necessità di ricorrere al Vescovo, andò tutta sicura del fatto suo. Spiridione, vedutola ed inteso di quel che si trattava, senza punto scomporsi, le disse: «Ecco lì lo scrigno, prendi a tutto piacer tuo». Corre quella disgraziata allegra allegra ed affonda la mano. Ma che cosa è avvenuto? Lo scrigno è vuoto. «Vieni a vedere, dice meravigliata al Vescovo: non ci è più danaro». E Spiridione col riso in bocca: «Non ci è più danaro? È proprio impossibile: lo scrigno dev’essere colmo». E, così dicendo, s’avvicina ed affonda anch’egli la mano. «Non c’è davvero nulla, egli poi dice con voce calma; ma sai tu perché è accaduto questo? Perché tu abusasti della mia buona fede: tu non rimettesti in questo scrigno, il quale appartiene ai poverelli, il danaro che prendesti per i tuoi bisogni l’ultima volta. Iddio ha voluto punire te e in te tanti altri che ricorrono alle mie largizioni. Hai fatto male, un male grandissimo, sappilo bene. Tu mi parevi una persona tanto buona, tanta onesta! Ora preghiamo un pochino insieme il gran Padre della misericordia che ci voglia ridonare il toltoci per i nostri peccati». Pregarono, e dopo la preghiera lo scrigno si trovò riempito. - Quella persona che vuotava lo scrigno di San Spiridione, a conti fatti, si poteva chiamare un “ladro onesto”. Un poeta ha voluto dipingere i nostri tempi in un sonetto, e nell’ultimo verso dice che noi al presente vediamo: Meretrici pudiche e ladri onesti ..... [N° 83, da Racconti Miracolosi, del Padre Giacinto da Belmonte, 1887, Volume II, pagine 282-284].
A cura di Carlo Di Pietro