In documenti imperiali dell’epoca cristiana (cfr. Codici di Teodosio e di Giustiniano) significava amnistia ossia condonazione di pena. Dal Concilio Lateranense IV (1215) in poi, è di uso corrente nella Chiesa nel senso di remissione di pena dovuta per il peccato commesso e già sottoposto all’assoluzione sacramentale. Oggi il concetto preciso d’indulgenza è fissato dal Codice di Diritto Canonico (anno 1917) in questi termini (can. 911): «Una remissione, davanti a Dio, della pena temporale dovuta per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che l’autorità ecclesiastica, attingendo dal tesoro della Chiesa, concede per i viventi a modo di assoluzione, per i defunti a modo di suffragio». L’indulgenza è dunque il pagamento dei debiti penali dei peccatori fatto davanti a Dio per mezzo di quella specie di pubblico erario che è il tesoro della Chiesa (meriti infiniti di Cristo e meriti della Vergine, dei Santi). È un atto estrasacramentale, che compete solo al potere di giurisdizione (Papa e Vescovi), il quale, per una giusta causa, può concedere ai fedeli con determinate condizioni, il beneficio del tesoro della Chiesa per una condonazione parziale o totale della pena temporale dovuta per peccati già rimessi, pena che il cristiano dovrebbe scontare o in questa vita con opere buone o in Purgatorio per un tempo determinato. La Chiesa suole annettere le indulgenze a varie opere buone (preghiere, pellegrinaggi, elemosine), che sono semplici condizioni, non cause del frutto dell’indulgenza. Quanto ai defunti l’indulgenza agisce per modo di suffragio, nel senso che non avendo la Chiesa giurisdizione fuori di questo mondo, presenta a Dio i meriti di Cristo, perché in vista di essi Dio condoni la pena alle anime purganti. L’esercizio del potere della Chiesa in materia è diretto per i vivi, indiretto per i defunti. Esso poggia su questi fondamenti dommatici: a) la comunione dei Santi, che rende possibile lo scambio dei meriti e dei beni spirituali tra i membri del corpo mistico di Gesù Cristo che è la Chiesa; b) la potestà delle chiavi concessa a Pietro e ai suoi successori, per cui il Romano Pontefice, e subordinatamente i Vescovi, possono attingere dal tesoro infinito della Chiesa e applicarne i beni alle anime efficacemente davanti a Dio. Nel corso dei secoli molti furono gli abusi e i malintesi sulle indulgenze, ma la Chiesa li ha sempre deplorati e condannati.
Dal «Dizionario di teologia dommatica», Pietro Parente, Antonio Piolanti, Salvatore Garofalo, Editrice Studium, Roma, imprimatur 6 giugno 1952.