Carisma è, in generale, qualsiasi dono che la benevolenza di Dio concede all’uomo, e, in specie, un dono gratuito soprannaturale e transitorio conferito al singolo in vista dell’utilità generale, per la edificazione della Chiesa, corpo mistico di Cristo. Il profeta Gioele (2, 28; v. Atti 2, 16 ss.) aveva predetto per l’epoca messianica un’abbondante effusione dello Spirito Santo, e Gesù, prima di ascendere al cielo, promise ai discepoli che singolari prodigi avrebbero accompagnato e confermato la loro predicazione (Mc. 16, 17-18). San Paolo dà quattro elenchi di carismi largiti alla Chiesa dei primi tempi, ma essi non sono né uguali né completi (I Cor. 12, 8-10; 28-30; Rom. 12, 6-8; Efes. 4, 11; cfr. I Cor. 14, 26). La identificazione dei singoli carismi riesce difficile per la mancanza di elementi sufficienti. Egli parla di doni di apostolato, di profezia, di discrezione degli spiriti, di dottrina, di esortazione, dei cantici, delle lingue, della interpretazione; di un dono di evangelista. In virtù di questi carismi, che potevano investire qualunque fedele, le comunità cristiane venivano istruite ed edificate con discorsi di vario genere. Altri carismi erano ordinati alla direzione spirituale ed all’assistenza caritatevole dei fedeli: doni di governo, di ministero, di elemosina, dono del patronato (degli orfani e delle vedove), di ospitalità, di fede (operatrice di miracoli), doni di guarigione, di potenza (per esempio la resurrezione dei morti). I carismi ebbero grande importanza nella vita e nella costituzione della Chiesa primitiva contribuendo efficacemente all’incremento ed alla diffusione della fede; ma è falsa l’opinione di alcuni Protestanti e Modernisti, secondo la quale da principio la vita della Chiesa era tutta carismatica, senza gerarchia. L’Apostolo Paolo parla dell’uno e dell’altro aspetto della Chiesa nascente.
Dal «Dizionario di teologia dommatica», Pietro Parente, Antonio Piolanti, Salvatore Garofalo, Editrice Studium, Roma, imprimatur 6 giugno 1952.