Specialmente esorta S. Lorenzo Giustiniani a sforzarci di fare orazione almeno in principio di qualunque azione: Connitendum est, ut in primordio saltem cujusque operis dirigatur oratio. Attesta Cassiano, che i Padri antichi esortavano sommamente il ricorrere a Dio con brevi ma spesse preghiere. Niuno faccia poco conto (diceva S. Bernardo) della sua orazione, giacché ne fa conto Iddio, il quale o ci dona allora ciò che cerchiamo o ciò ch’è più utile per noi: Nemo parvipendat orationem suam, quia Deus non parvipendit eam... aut dabit quod petimus, aut quod novit utilius. Ed intendiamo, che se non preghiamo, per noi non v’è scusa, perché la grazia di pregare è data ad ognuno; in mano nostra sta l’orare sempre che vogliamo, come di sé parlando diceva Davide: Apud me oratio Deo vitae meae, dicam Deo, susceptor meus es. (Ps. 41. 9-10). Di questo punto se ne parlerà a lungo nella Seconda parte, in cui farò chiaro abbastanza, che Dio dona a tutti la grazia di pregare; acciocché pregando possano poi ottenere tutti gli aiuti, anche abbondanti, per osservare la Divina Legge, e perseverare sino alla morte. Per ora dico solamente, che se non ci salveremo, tutta la colpa sarà la nostra, e solo per noi mancherà, perché non avremo pregato.