Fortes in Fide, don A. Bussinello, S.A.T., Vicenza, 1922. «Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morto e seppellito». Gesù crocefisso. Condannato alla morte, Gesù innocente venne caricato della croce e forzato a portarla fino al luogo del supplizio. Per maggior ludibrio gli vennero posti ai lati due ladroni, condannati pur essi alla morte. A mezzogiorno il lugubre corteo usciva dal palazzo di Pilato e si dirigeva al Calvario, che è un piccolo colle, fuori della città di Gerusalemme. Lungo la via, Gesù Signore, stanco e sfinito, cadde tre volte sotto la croce, un povero uomo di Cirene venne obbligato a portarla per lui, consolò le donne di Gerusalemme che piangevano, il suo volto madido (intriso, ndR) di sudore e di sangue venne asciugato dalla Veronica, salutò con lo strazio nel cuore la sua Madre santissima, che gli muoveva incontro per abbracciarlo. Sul Calvario. Finalmente il mesto corteo giunse sul Golgota o Calvario, la croce venne gettata per terra e Gesù buono vi si stese sopra. Acuminati chiodi sotto i colpi del martello gli trapassarono e mani e piedi conficcandolo al legno. Il dolore giungeva al parossismo, ma Gesù non parlava, non si lamentava, non gemeva. Alla sommità della croce venne affissa una scritta in tre lingue «Gesù Nazareno Re dei Giudei» le cui iniziali latine I. N. R. I. vedete sopra ogni Croce. La croce col Paziente Divino venne innalzata e calata di peso nel buco già preparato. Un urlo si levò dalla folla che assisteva, e Gesù tacque. Intanto s’inchiodarono gli altri due ladroni e si rizzarono ai lati del Salvatore (Dai pittori si rappresentano di solito i due ladroni legati e lo si ritiene comunemente; ma è contro la storia, perché quando Sant’Elena trovò le tre croci, non seppe distinguere quella del Redentore, appunto perché erano tutte e tre forate da chiodi, e ci volle un miracolo del Cielo per riconoscere la vera Croce, come diremo). Un gruppo di donne piangenti con la Madre del Crocifisso e san Giovanni Evangelista si erano avvicinate alla Croce e Gesù parlò per dettare quasi il suo testamento. La prima parola fu di perdono per quegli sciagurati che l’avevano messo in Croce: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!» Il ladrone di destra, colpito dalla bontà, dalla pazienza, dalla certa innocenza di Gesù, si convertì e domandò perdono dei suoi misfatti: «Signore, disse, ricordati di me quando sarai nel tuo Regno». E Gesù rispose: «oggi sarai cori me in Paradiso». Quindi Gesù si rivolse alla Madre sua che stava ritta a piedi della Croce, e: «donna, le disse, ecco il tuo figlio!» e così dicendo guardava Giovanni; ed a Giovanni: «ecco tua Madre!» Fu la sola cosa, o giovani, che sia rimasta a Gesù in quell’ora di morte: ed Egli la diede a noi e la volle Madre nostra. Amiamola, onoriamola, ricorriamo spesso alla sua protezione... Ella ci aiuterà certo: è la nostra Mamma del Cielo! Ad un tratto Gesù mandò un grido: «sitio» ho sete! Un soldato inzuppò una spugna in una miscela di fiele e di aceto, la innestò sopra una canna e l’appressò alle labbra di Gesù moribondo. Ormai tutte le profezie erano compiute, il calice della passione era bevuto fino all’ultima stilla, l’amore per noi non poteva spingerlo più oltre, e Gesù a voce alta esclamò: «Consummatum est» tutto è compiuto!... Ed inclinata la testa, spirò. In quel momento si oscurò il cielo, tremò la terra, si squarciò il velo del tempio, si aprirono i sepolcri e parecchi morti risorsero... tutta la natura pianse la morte del suo Creatore. Il capo dei soldati scese dal monte battendosi il petto e dicendo: «Costui era davvero il figlio di Dio!» (Vedi i tratti evangelici della Passione citati nell’istruzione precedente). Il Calvario un po’ alla volta sfollò ed ai piedi della Croce restò solo la Vergine Santissima, san Giovanni Evangelista, santa Maria Maddalena ed alcune fedeli. Era quasi sera, ed un gruppo di soldati saliva ancora il Calvario, s’avvicinava ai crocifissi, spaccava le gambe ai due ladroni, ed a Gesù, già morto, uno di loro, Longino, vibrava una lanciata al costato, trapassandogli il cuore. Dalla ferita colò sangue ed acqua. Era l’ultimo insulto che si poteva fare al cadavere del Redentore: spaccargli quel Cuore che tanto aveva amato gli uomini fino a morire su di una Croce per salvarli!... Al sepolcro. Intanto due buone persone, segreti discepoli del Salvatore, Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, erano andati da Pilato a chiedere il corpo di Gesù per seppellirlo. Avutane licenza, si portarono subito sul Calvario, staccarono dalla Croce quel corpo esangue e lo deposero sulle ginocchia della Madre addolorata che lo volle nel suo grembo. Il dolore suo in quel momento non si può certo immaginare; se non morì, fu perché Iddio non volle. Coperto il santo cadavere di aromi e di profumi e ravvolto in una bianca sindone, la mesta comitiva s’incamminò verso una piccola tenuta lì vicina, che era di Giuseppe d’Arimatea e dove si era preparato un sepolcro nuovo, scavato nel masso. Ivi venne deposto Gesù e all’ingresso della tomba venne posta una grossa pietra. I giudei che tutto spiavano, visto il posto della sepoltura e sapendo che Gesù aveva detto che dopo tre giorni sarebbe risorto, temendo invece che gli Apostoli venissero a togliere il corpo del Signore, sigillarono il sepolcro e vi posero a custodia guardie e soldati. Sì, Colui che sotto i loro occhi aveva fatto risorgere tanti morti, l’Uomo-Dio, l’Autore della vita, avrà paura dei sigilli dello Stato e delle guardie di custodia! (Sic. !). Quanto siamo piccini noi uomini! Esempio: La Croce. Sarete curiosi, o giovani, di sapere un po’ di storia della santa Croce sulla quale morì N. S. Gesù Cristo, che cosa ne fecero i giudei, come venne trovata e come giunse fino a noi... Ve lo dico in poche parole. Dopo le persecuzioni dei primi tre secoli contro i cristiani, Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, già convertito al Cristianesimo, fece eseguire sul Calvario degli scavi per trovare la Croce del Salvatore. La trovò difatti sepolta con le altre due dei ladroni e poco lontano i chiodi e l’iscrizione I. N. R. I. «Gesù Nazareno Re de Giudei». Non potendosi distinguere quale delle tre fosse la Croce su cui mori Nostro Signore, venne chiamato san Macario, allora Vescovo di Gerusalemme, ed egli ordinò pubbliche preghiere e poi ricorse al miracolo. Si portarono le tre croci presso una donna gravemente inferma e le si fecero toccare una ad una la croci. Appena fu tocca dalla terza, risanò sull istante. Conosciuta così la Croce del Redentore, Sant’Elena fece erigere una bella Chiesa e vi collocò la preziosa reliquia. Quasi 300 anni dopo, Cosroe II, re di Persia, vinse Gerusalemme e portò via la Santa Croce, ma l’imperatore Eraclio, battuti i Persiani, riacquistò la Croce e la portò di nuovo a Gerusalemme. Egli stesso voleva portarla sulle sue spalle al Calvario, facendo la via battuta un giorno dal Salvatore, ma una forza invisibile gli impedì di muovere un passo. Il Patriarca di Gerusalemme gli fece notare che non era conveniente portare, vestito regalmente, quella Croce che il Signore aveva portato a piedi nudi e poveramente vestito. L’imperatore ascoltò il consiglio, vestì un abito comune, buttò i calzari e così poté riportare sul Calvario la Santa Croce. Di poi, nel lungo volgere dei secoli, venne divisa in piccolissime parti e distribuita a tutte le Chiese del mondo. Anche noi ne abbiamo un minutissimo filo, incastonato in un’altra crocetta, che portiamo in processione il Venerdì Santo. Pratica. Giovani, Gesù è spirato in Croce, vittima del suo amore per noi! «Il suo capo è pendente per baciarti, dice sant’Agostino, il suo cuore è aperto per amarti, le sue braccia sono distese per abbracciarti. Lascia che Egli si unisca così strettamente al tuo cuore, come Egli stesso è unito alla Croce!». È l’unico mezzo per salire al Cielo: bisogna soffrire con Gesù per essere con Lui glorificati!