Fortes in Fide, don A. Bussinello, S.A.T., Vicenza, 1922. «Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morto e seppellito». Gesù paziente. Dividiamo, o giovani, il IV articolo del Credo in due parti che esamineremo in due rispettive istruzioni; oggi la prima: patì sotto Ponzio Filato; domenica ventura la seconda: fu crocifisso, morto e seppellito. Della Passione del Signore avete sentito parlare tante volte e vi siete commossi nel sentire i dolori che Gesù Salvatore volle soffrire per noi, ma non è mai meditato abbastanza questo mistero d’amore di un Dio che soffrì tanto per noi ingrati e sconoscenti. State attenti ed in pochi tratti, seguendo il Vangelo, vi narrerò la Passione di N, S. Gesù Cristo (S. Matteo, XXVI, XXVII; S. Marco XIV, XV; S. Luca, XXII, XXIII; S Giovanni, XVIII, XIX). Nel Getsemani. Gesù buono aveva stabilito di morire per nostro amore: l’aveva già detto più volte agli Apostoli, predicendo anche i particolari della Passione, e giunta l’ora fissata, dopo l’ultima Cena, dove ci aveva lasciato tutto Se stesso nella SS. Eucaristia, si ritirò nell’Orto degli ulivi a pregare. Era notte oscura, resa più tetra dal folto delle piante: degli Apostoli aveva preso con se solo Pietro, Giacomo e Giovanni. Ma volle restare solo Gesù, e allontanatosi un trar di pietra, s’inginocchiò e pregò con tutta l’effusione del suo Cuore Divino... Ad un tratto un grido prolungato come quello di un moribondo scosse gli Apostoli: «la mia anima è triste fino alla morte, restate qui e vegliate con me». I peccati di tutti gli uomini che in quel momento sentiva gravitare su di sé, lo addoloravano, ed il pensiero che la sua Passione sarebbe stata inutile per tante e tante anime, lo turbava terribilmente tanto da fargli sudare vivo Sangue. Intanto Giuda con un manipolo di sgherri era entrato nell’Orto degli ulivi, con un bacio tradiva il Divino Maestro e lo consegnava nelle mani di quella canaglia. Ma prima che si avvicinassero per legarlo, il Redentore con una parola li fece stramazzare tutti a terra, poi acconsentì che si rialzassero e si diede loro nelle mani. Fece vedere così che avrebbe potuto sfuggire loro, ma conoscendo che la volontà del suo Eterno Divin Padre era che Egli patisse e morisse per la nostra salvezza, si sottomise volontariamente. A Gerusalemme. Trascinato come un malfattore, Gesù venne condotto dinanzi ai capi dei giudei, e senza prova alcuna, per puro odio, venne condannato a morte. Per la legge di Mosè non potendo i giudei mettere Gesù in croce, come avrebbero voluto, ricorsero al governatore romano, che era allora Ponzio Pilato, ed a lui lo condussero. Pilato, dopo avere interrogato Gesù, ne riconobbe pubblicamente l’innocenza, ma i giudei insistettero, e Pilato, per cavarsela, mandò Gesù al re Erode, il vizioso e l’assassino, che il Salvatore non degnò neppure di uno sguardo. Erode fece vestire il Redentore da pazzo e lo rimandò a Pilato. E Gesù buono passò e ripassò per le vie di Gerusalemme, tra la folla curiosa, fatto ludibrio alle genti. Quali esempi d’umiltà, o giovani! Pilato voleva mettere in libertà Gesù, ma, pieno di rispetto umano (attenzione disordinata all’opinione della gente, ndR), temeva di scontentare i giudei e, dopo averlo proposto a Barabba, lo condannò alla flagellazione. I colpi piombarono satanici su quel corpo innocente, mentre i manigoldi si succedevano per turno con staffili, fino a strapparne a brandelli la carne. E Gesù paziente che disse? Egli tacque e nel segreto del suo Cuore divino offrì quello strazio al suo Eterno Padre, in modo speciale per i nostri peccati d’impurità. Oh, quanto soffrì Gesù per questo peccato tanto frequente nei giovani! Ricordiamoci che ogni peccato d’impurità scava un solco nelle carni immacolate del Salvatore Divino! Giovani cari, fuggiamo la disonestà (disordine sessuale, immoralità, ndR): «il nostro corpo, dice san Paolo, non (è fatto) per le immondezze, ma (per servire) al Signore» (I Ai Cor., VI, 13). Slegato Gesù dalla colonna della flagellazione, gli venne gettato sopra le spalle uno straccio di porpora, gli venne posta fra le mani una canna e sulla testa gli conficcarono una corona d’acutissime spine. Il dolore che ne provò non si può descrivere e neppure immaginare... e tutto questo Egli soffrì per espiare tanti pensieri cattivi che noi tante volte ci fermiamo a considerare e non scacciamo prontamente. In tale stato compassionevole Gesù Salvatore venne presentato al popolo da Pilato, credendo certo che si muovesse a compassione, invece gridò inferocito «crucifigatur» - sia crocifisso! Il governatore, che non voleva mandare alla morte un innocente, insisté: e che ha fatto di male? Ed essi: mandalo alla Croce! Eppure era quel Gesù di Nazareth che aveva fatto loro tanto bene, che aveva insegnato quella dottrina così pura, quel Gesù buono che aveva guarito miracolosamente tanti di coloro che allora gli gridavano la croce addosso; era quel profeta che fra gli osanna e le palme di olivo avevano acclamato pochi giorni prima. L’ingratitudine umana, o giovani, la incontra sempre chi fa del bene! Patì come uomo. N. S. Gesù Cristo patì come uomo, perché come Dio non poteva né patire, né morire; però essendo una sola in Lui la Persona, e questa divina, ha conferito ai meriti suoi un valore infinito. Dopo la parola patì, il Credo aggiunge «sotto Ponzio Pilato»; queste parole non sono poste a caso, ma indicano il tempo preciso della Passione di N. S. Gesù Cristo, ossia quando era governatore della Giudea Ponzio Pilato. Esempio: Il Re Codro. Un migliaio d’anni prima della venuta di N. S. Gesù Cristo era Re di Atene un certo Codro, figlio di Melanto. Durante le guerre combattute sotto il suo regno, gli oracoli avevano annunciato che gli Ateniesi avrebbero certamente riportato la vittoria finale, se il loro Re fosse stato ucciso da mano nemica. Avvenne che i Dorii irruppero nel Peloponneso mettendo tutto a ferro e a fuoco e minacciando l’esercito di Codro. Fu allora, dice la storia, che questo Re, ricordando l’annuncio degli oracoli e convinto che senza la sua morte per mano nemica, il suo esercito sarebbe stato sconfitto e la sua gente dispersa, risolse di sacrificarsi per il bene di tutti. Si vestì da schiavo e, all’insaputa dei suoi, si avvicinò all’accampamento nemico; quivi insultò alcuni soldati, ne nacque una rissa e rimase ucciso. Venuto il comandante alla verifica del cadavere, riconobbe nell’ucciso il Re Codro e ne fu spaventato: l’oracolo, conosciuto anche dai Dorii, era chiaro: doveva vincere quell’esercito il cui Re rimanesse ucciso. Convinti ormai quindi della certa sconfitta, levarono il campo e se ne andarono, lasciando liberi gli Ateniesi. È una bella figura di quanto più tardi N. S. Gesù Cristo fece per tutta l’umanità. La sua morte era stata preannunciata dai Profeti e da essa doveva venire la salvezza del genere umano, Egli venne e «prese la forma di servo» (Ai Filipp., II, 7), il mondo non lo conobbe e lo uccise. Pratica. Giovani miei, se un nostro fratello, un nostro amico avesse sofferto per noi anche un solo dolore dei tanti che ha sofferto Gesù, nostro Salvatore, quanto lo ameremmo e gli saremmo riconoscenti! Ebbene, ricambiamo anche Gesù del suo amore infinito, e quando ci piomba addosso qualche tribolazione, sopportiamola per amore di Gesù paziente, che tanto soffrì per noi!