La parola a Piero!... La parola a Piero!... Sì, bravo!... Piero! Piero! — e battendo le posate sui piatti o sulle gavette con un crescendo assordante, gli operai si volsero tutti a lui che, quasi nel mezzo del salone, se ne stava come trasognato a contemplarli e a sentirli, col cucchiaio in una mano e la scodella della minestra nell’altra. Marco, allora, si alzò, fece cenno di voler parlare e il baccano cessò per lasciar campo a uno zittire che parve un freno potente in azione. Alla fine si fece un po’ di silenzio. — Compagni, — gridò Marco con un ghigno beffardo — c’è qui Piero, il nostro bravo sacrestano, che ci vuol fare addirittura una predica! Dice che non è il Papa che vuole la guerra, che non è Lui che la sovvenziona, dice che il Papa vuole la pace! Che è Lui a consolare in tutti i modi i prigionieri senza distinzione di nazionalità e di religione... — E se Piero avesse ragione?! — tonò una voce potente che soffocò in gola a Marco l’immancabile imprecazione e la risata finale. Tutti gli occhi si puntarono verso De Paoli, l’operaio specializzato, istruito e intelligente che tutti usavano chiamare «l’avvocato». E questi, in piedi sulla sedia, immobile come una statua, girava il suo sguardo sereno su quella assemblea che restò muta in attesa... — Se è il Papa che vuole la guerra, se è Lui che la sovvenziona, se è Lui che non si cura affatto dei nostri prigionieri, ci devono pur essere dei documenti ufficiali che lo comprovino. Portatecene anche uno solo e noi crederemo! Ma se non esistono questi documenti, chi mette in giro queste voci è un vile! E chi le crede senza assicurarsi che siano vere è uno sciocco! — Un battimani fragoroso accolse le parole del bravo oratore. Marco, con la bocca aperta, sedette trasognato, e cercò di annegare lo smacco nel vino del suo bicchiere ...

Consentire al browser di scaricare le pagine dal nostro server. Il tempo del download può variare in base alla velocità della connessione internet dell’utente. In caso di utilizzo della presente Opera digitalizzata è gradita la menzione alla fonte Sursum Corda - Organizzazione di Volontariato.

Per inviare una donazione Cliccare qui. «Nessuno al mondo vorrà mai ammettere di essere avaro! Tutti negano di essere contagiati da questo tarlo che inaridisce il cuore. Chi adduce a scusa il pesante fardello dei figli, chi la necessità di crearsi una posizione solida... Quelli poi che sono avari più degli altri, non ammetteranno mai di esserlo, e il bello è che, in coscienza, sono proprio convinti di non esserlo! L’avarizia è una febbre maligna, che più è forte e bruciante e più rende insensibili» (San Francesco di Sales, «Filotea»). Per scaricare il PDF cliccare qui.

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Fuori I Documenti

Per inviare una donazione Cliccare qui. «Nessuno al mondo vorrà mai ammettere di essere avaro! Tutti negano di essere contagiati da questo tarlo che inaridisce il cuore. Chi adduce a scusa il pesante fardello dei figli, chi la necessità di crearsi una posizione solida... Quelli poi che sono avari più degli altri, non ammetteranno mai di esserlo, e il bello è che, in coscienza, sono proprio convinti di non esserlo! L’avarizia è una febbre maligna, che più è forte e bruciante e più rende insensibili» (San Francesco di Sales, «Filotea»). Per scaricare il PDF cliccare qui.