Nella Chiesa Cattolica, oltre agli Ordini Religiosi propriamente detti approvati dalla Sede Apostolica, sorsero in diversi tempi altre Congregazioni di fedeli aggregati agli Ordini medesimi che furono chiamati Terziari ed Oblati. Terziari o del Terzo Ordine, si dissero quelli che ebbero una medesima regola, ed una stessa forma di vita in proporzione di due altri instituiti prima, come sono i Terziari Francescani, Domenicani ed altri.
Questi Terzi Ordini non furono in origine veri Ordini Religiosi, ma bensì tante associazioni di persone secolari, anche maritate, le quali si conformavano, per quanto il loro stato lo permetteva, al fine, allo spirito, alla regola di un Ordine religioso che le associava e dirigeva. Vi sono però dei Terzi Ordini obbligati con voti solenni, i quali sono veramente religiosi, come il terz’Ordine dei penitenti di San Francesco e quello delle Religiose di San Domenico. Bisogna quindi distinguere due specie di terz’Ordini: gli uni che sono religiosi, gli altri che non lo sono. Quelli che non sono religiosi non lasciano però di essere veri Ordini, cioè Associazioni e Congregazioni di persone, legate tra loro da una determinata maniera di vivere e da certe regole e cerimonie praticate da coloro che vi si impegnano ed approvate dai Sommi Pontefici. Il più antico di questi terz’ Ordini sembra quello dei Premostratensi che ebbe origine vivente ancora San Norberto fondatore dell Ordine, il quale morì nell’anno 1134.
Oblati diconsi quelle persone di ambedue i sessi, che senza emettere voti od obbligarsi a clausura, danno il loro nome ad un Ordine Religioso, portano indosso un segno distintivo dell Ordine stesso, e praticano alcuni determinati speciali esercizi di pietà sotto la direzione di un Padre Spirituale loro deputato. Assumono il nome di Oblati da una specie di Oblazione od offerta che fanno di se stessi a Dio invece della professione dei voti religiosi. Vi sono Oblati di Maria, di San Filippo, le Oblate di Santa Francesca Romana, ed altri.
L’Ordine Monastico fondato dal Patriarca San Benedetto nei primordi del secolo VI non ammette Terziarii; ammette però gli Oblati, e la consuetudine di ricevere Oblati nei Monasteri dell’Ordine è antichissima. C’è chi la fa rimontare ai tempi di San Gregorio Magno, cioè al principio del secolo VII: checchessia di tale opinione, noi possiamo con certezza affermare che si trova memoria di essi in vari documenti autentici dei Regesti di Farfa e di Subiaco fin dalla metà del secolo VIII. Nell’anno 763 un tale Anderisio di Rieti offre al monastero di Farfa il suo figlio Auneperto ed alcune porzioni di beni a lui spettanti: nel 764 Isemondo pure di Rieti offre il suo figlio Aunelasio: nel 775 Aimone di Viterbo e suo figlio Pietro chierico offrono se stessi e le loro sostanze al Monastero: nel 778 Bassello offre i suoi figli Cuneperto ed Arichi: Ansa vedova offre se stessa e la figlia Teodoria ecc. ecc. Pertanto. non si può mettere in dubbio l’antichità venerabile dell’istituzione degli Oblati nell’Ordine di San Benedetto.
Gli Oblati Benedettini appartengono ad un determinato monastero, e vengono accettati all’Oblazione esclusivamente dal Superiore o dalla Comunità alla quale eleggono di essere aggregati. Questi Oblati sono di due Categorie: esterni ed interni. Esterni diconsi quelli che fatta la loro Oblazione continuano a vivere nel secolo in abito secolare, secondo gli obblighi del proprio stato: possono essere Laici, Chierici e Sacerdoti secolari anche costituiti in dignità ecclesiastica; non però Religiosi mendicanti o possidenti, come è chiaro, giacché non è compatibile in uno stesso individuo l’essere insieme Benedettino e Francescano, e neppure Terziari, come fu dichiarato dalla Sacra Congregazione. Gli Oblati interni sono quelli che, ammessi alla Oblazione, vivono nel Monastero al quale si aggregarono, vestono l’abito monastico e, facendo parte della famiglia monastica, diventano famigliari e commensali dei Monaci. Non legandosi con voti possono partirsi dal monastero e diventare Oblati esterni: possono anche essere cacciati per mali diportamenti. Prosegue nel pdf …
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Per inviare una donazione Cliccare qui. «Nessuno al mondo vorrà mai ammettere di essere avaro! Tutti negano di essere contagiati da questo tarlo che inaridisce il cuore. Chi adduce a scusa il pesante fardello dei figli, chi la necessità di crearsi una posizione solida... Quelli poi che sono avari più degli altri, non ammetteranno mai di esserlo, e il bello è che, in coscienza, sono proprio convinti di non esserlo! L’avarizia è una febbre maligna, che più è forte e bruciante e più rende insensibili» (San Francesco di Sales, «Filotea»). Per scaricare il PDF cliccare qui.
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