Chi manca al dovere di rispettare la santità del giorno festivo non può aspettarsi che le maledizioni e i castighi di Dio. Il guadagno illecito del lavoro festivo è infetto e guasta anche i guadagni leciti del lavoro settimanale. Un proverbio popolare dice: La farina del diavolo va tutta in crusca. «Conosco due modi per andare in rovina, — diceva il Santo Curato d’Ars: — rubare e lavorare di festa». Ed è proprio così, come lo prova l’esperienza quotidiana. Chi lavora la festa senza vera necessita, è come perseguitato da una speciale maledizione divina. Guadagna, ma i suoi guadagni vanno in fumo, perché le disgrazie si susseguono alle disgrazie nella sua famiglia. Che se qualche volta Dio non gli fa scontare anche in questa vita le profanazioni del giorno a Lui consacrato, si riserva poi di giudicarlo con tutto il rigore nell’altra vita.
Non si può leggere senza rabbrividire il tremendo castigo inflitto per ordine di Dio stesso a un israelita violatore del riposo sabatico. «Ora avvenne — così leggiamo nel Libro dei Numeri — che, mentre i figli d’Israele erano nel deserto, trovarono un uomo che raccoglieva legna in giorno di sabato, e lo presentarono a Mosè e ad Aronne e a tutta la moltitudine. Ed essi lo misero in prigione, non sapendo quel che avessero a fare. E il Signore disse a Mosè: — Costui sia messo a morte: lo lapidi tutta la moltitudine fuori del campo. — E avendolo condotto fuori lo lapidarono, ed egli morì, come il Signore aveva comandato».
Nostra Signora della Salette, apparsa a due poveri fanciulli della diocesi di Grenoble, rivelò questa tremenda minaccia contro i profanatori della festa: «Se il mio popolo non vuole sottomettersi, io sono co stretta a lasciare andare il braccio del mio Divin Figlio: esso è cosi pesante che io non posso più trattenerlo... Giammai voi potrete conoscere quanto io mi occupi di voi, e le pene che io soffro per voi. Dio vi ha dato sei giorni per lavorare. Egli si è riservato il settimo, e neppur questo volete accordarglielo! È ciò che appesantisce tanto il braccio del mio Figlio!».
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Per inviare una donazione Cliccare qui. «Nessuno al mondo vorrà mai ammettere di essere avaro! Tutti negano di essere contagiati da questo tarlo che inaridisce il cuore. Chi adduce a scusa il pesante fardello dei figli, chi la necessità di crearsi una posizione solida... Quelli poi che sono avari più degli altri, non ammetteranno mai di esserlo, e il bello è che, in coscienza, sono proprio convinti di non esserlo! L’avarizia è una febbre maligna, che più è forte e bruciante e più rende insensibili» (San Francesco di Sales, «Filotea»). Per scaricare il PDF cliccare qui.
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