Dio talvolta fa «sentire» la sua presenza in modo più vivo, specialmente alle anime favorite del dono della contemplazione. Santa Margherita Maria Alacoque attesta: «Io vedevo il mio Dio e lo sentivo vicinissimo a me. Udivo la sua voce, e tutto ciò molto meglio che con i sensi corporali. Infatti avrei ben potuto distrarmi dall’impressione dei sensi, ma non potevo opporre alcun impedimento a queste altre sensazioni, che mi s’imponevano in modo irresistibile. Quando ero sola non osavo sedermi per la presenza di questa Maestà». Giuseppe, figlio di Giacobbe, condotto schiavo in Egitto ed invitato dalla padrona a commettere un brutto peccato, le disse recisamente: «Come posso io commettere questo male e peccare contro il mio Dio?». Altra volta, di fronte allo stesso invito, fuggi di casa. Si lasciò accusare falsamente e gettare in prigione, piuttosto di peccare alla presenza di Dio (cf. Gn. c. 30). L’ebrea Susanna, messa nell’alternativa di peccare o di essere accusata e condannata a morte, disse: «E’ meglio per me cadere nelle vostre mani senza peccato, che peccare al cospetto di Dio». Accusata falsamente e condannata a morte, venne salvata da Dio all’ultimo momento con l’intervento del profeta Daniele, che smascherò i calunniatori e li fece condannare a morte (cf. Dn. c. 13). Pensieri tratti da Padre Dragone, Commento al Catechismo di san Pio X, ed. CLS, Verrua Savoia.
[Abbiamo pubblicato questo articolo nella sezione "Santi, Padri e Dottori" per comodità e per agevolare la lettura in sequenza di alcuni pensieri, episodi, riflessioni, ndR]