+ La dignità della Madre di Dio realmente supera ogni lode, o Cirillo, fa' ch'ella susciti in mezzo a noi uomini capaci di celebrare come te le sue grandezze. Che la potenza di cui ella si degnò arricchirti contro i suoi nemici mai venga meno a coloro che devono sostenere ai nostri giorni la lotta incominciata dall'origine del mondo fra la Donna e il Serpente. L'avversario è cresciuto in audacia; il nostro secolo è andato più lontano, nel negare Cristo, che Nestorio, che lo stesso Giuliano, questo principe apostata, contro il quale pure difendesti la divinità del Figlio della Vergine Madre. O te, che hai colpito l'errore così fortemente, mostra ai sapienti dei nostri tempi come si vince: ch'essi sappiano appoggiarsi come te su Pietro, e non restino indifferenti per tutto ciò che viene a toccare la Chiesa, e considerino sempre propri nemici, e loro soli nemici, i nemici del regno di Dio. Nei tuoi scritti sublimi i pastori apprenderanno la vera scienza, quella dei Libri Sacri, senza la quale il loro zelo sarà inefficace. I cristiani impareranno alla tua scuola che non potranno mai crescere nella virtù, senza progredire sopra tutto nella fede e senza approfondire in essi la conoscenza del mistero dell'Uomo-Dio. In un tempo in cui la superficialità delle nazioni basta a tante anime, a tutti ripetete che "solo l'amore del vero porta alla vita" (1.a Omelia). All'avvicinarsi della santa Quarantena, noi ci ricordiamo ogni anno, in questi stessi giorni, di queste Lettere pasquali, che, con l'annuncio della Solennità delle solennità, esortavano alla penitenza; penetra i nostri cuori dell'importanza della vita cristiana, eccitali ad entrare coraggiosamente nel sacro tempo in cui essi dovranno ritrovare la pace con Dio mediante il trionfo sulla carne e sui sensi. Così sia. +
[9 febbraio, San Cirillo d’Alessandria, Vescovo, Confessore e Dottore (Teodosia d’Egitto, 370 - Alessandria d’Egitto, 27 giugno 444). Al Concilio di Efeso nel 431 difese i dogmi dell’unità e unicità della persona in Cristo e della divina maternità della Vergine Maria. Dal Martirologio Romano. San Cirillo, ancor giovane, fu fatto vescovo d'Alessandria nel 412. Infiammato di zelo per la salvezza delle anime, s'adoperò a conservare intatta la fede del suo gregge. Con un ardore e con una scienza ammirevoli egli difese contro Nestorio il dogma della Maternità divina e, quale legato al Concilio di Efeso (431), confuse e condannò l'eretico. Mori nel 434. Leone XIII lo dichiarò Dottore della Chiesa universale... Né il patriarca d'Alessandria si contentò d'effondere la sua anima con coloro il cui consenso gli era stato garantito in anticipo. Con lettere in cui la sua mansuetudine non cede se non alla forza ed all'ampiezza dell'esposizione dottrinale, Cirillo tentò di ricondurre Nestorio sulla retta via. Ma l'ostinato settario si mostrò contrario, e, in mancanza di argomento, si lamentò dell'ingerenza del patriarca. Come sempre avviene in tali circostanze, s'imbatté in uomini amanti del quieto vivere che, senza condividere l'errore, pensavano ch'era meglio non rispondere, per timore d'inasprire Nestorio e aumentare lo scandalo, in una parola, d'offendere la carità. A questi uomini, che non si spaventavano dell'audacia dell'eresia e non si preoccupavano di affermare la fede cristiana, a questi partigiani della pace e a qualunque costo, Cirillo rispondeva una buona volta: "Come?! Nestorio osa lasciar dire in sua presenza nell'assemblea dei fedeli: anatema chiunque chiami Maria Madre di Dio! e per bocca dei suoi partigiani colpisce d'anatema noi e tutti gli altri vescovi dell'universo, e gli antichi Padri che ovunque e in ogni epoca unanimemente hanno riconosciuto ed onorato la santa Madre di Dio! E noi non avremo il diritto di ritorcergli la frase e dire: Se qualcuno nega che Maria sia Madre di Dio, sia anatema? Questa parola, però, io non l'ho ancora pronunciata contro di lui" (Lettera 8.a o 6.a)... Informato dal patriarca d'Alessandria circa l'agitazione delle Chiese, Papa San Celestino I, che occupava allora la Sede Apostolica, condannò la nuova eresia e incaricò Cirillo di detronizzare il vescovo di Costantinopoli in nome del Romano Pontefice, se non veniva a resipiscenza. Ma gl'intrighi di Nestorio dovevano prolungare la lotta. A questo punto, vicino a Cirillo nel trionfo della donna sull'antico nemico, ci appare l'ammirabile figura d'una donna, d'una santa, che per quarant'anni fu il terrore dell'inferno, e per due volte, nel nome della Regina del cielo, schiacciò il capo all'odioso serpente. In un secolo di rovine, Pulcheria dovendo reggere a quindici anni le redini dell'impero, con la prudenza nel consiglio e con l'energia nell'azione, arginò i torbidi all'interno, al punto che, con la sola forza del suo divino salmodiare insieme alle sorelle, anch'esse vergini, riuscì a contenere i barbari... Di dom Prosper Guéranger].