Dalla Ubi Arcano Dei Consilio, 23 dicembre 1922, Papa Pio XI: «La constatazione però di tanti e si gravi mali non deve toglierci la speranza e la cura di trovarne i rimedi, tanto più che i mali stessi già ne danno qualche indicazione e suggerimento. Prima di ogni altra cosa, infatti, occorre ed urge pacificare gli animi. Una pace occorre, che non sia soltanto nell’esteriorità di cortesie reciproche, ma scenda nei cuori, ed i cuori riavvicini, rassereni e riapra a mutuo affetto di fraterna benevolenza. Ma tale non è se non la pace di Cristo; “e la pace di Cristo regni nei vostri cuori” (Col., III., 15), né altra potrebbe essere la pace sua che Egli dà (Ioan., XIV, 27), mentre Dio, com’Egli è, intuisce i cuori (I Reg., XVI, 7), e nei cuori ha il suo regno. D’altra parte Gesù Cristo ha ben diritto di chiamare sua questa vera pace dei cuori, Egli che per primo disse agli uomini “voi siete tutti fratelli” (Matth., XXIII, 8) e loro promulgava, suggellandola nel suo sangue, la legge di universale mutua dilezione e tolleranza: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate a vicenda come io vi ho amati” (Ioan., XV, 12); “Sopportate gli uni i pesi degli altri, e così adempirete alla legge di Cristo” (Gal., VI, 2). Ne consegue immediatamente che la pace di Cristo dovrà bensì essere una pace giusta (come il suo profeta l’annuncia: “la pace, opera di giustizia” [Is., XXXII, 17]), essendo Egli quel Dio che giudica la giustizia stessa (Ps., IX, 5); non potrà però constare soltanto di dura ed inflessibile giustizia, ma dovrà essere fatta dolce e soave da una almeno uguale misura di carità con effetto di sincera riconciliazione. Tale è la pace che Gesù Cristo conquistava a noi ed al mondo intero e che l’Apostolo, con tanta energica espressione, in Gesù Cristo stesso impersona, dicendo: “Egli è la nostra pace”; perché, soddisfacendo alla divina giustizia, col supplizio della crocifissa carne sua, in se stesso uccideva ogni inimicizia, facendo la pace (Eph., II, 14 et ss.) e riconciliando tutti e tutto in se stesso.
Così è che nell’opera redentrice di Cristo, che pure è opera di divina giustizia, l’Apostolo stesso non vede che una divina opera di riconciliazione e di carità: “Dio riconciliava a sé il mondo in Cristo” (II Cor., V, 19); “a tal segno Iddio ha amato il modo, che ha dato il suo Figliuolo unigenito” (Ioan., III, 16). Il Dottore Angelico ha trovato la formula ed il conio per l’oro di questa dottrina, dicendo che la pace, la vera pace, è cosa piuttosto di carità che di giustizia; perché alla giustizia spetta solo rimuovere gli impedimenti della pace: l’offesa e il danno; ma la pace stessa è atto proprio e specifico di carità (S Th., 2a, 2 ae, q. 29, III, ad 3um)».