Siamo finalmente giunti alla terza ragione sulla quale si fonda il diritto ed il dovere della Chiesa di avere e di insegnare la Dottrina sociale (Op. cit., pag 25). Terza ragione esposta dal Guerry (Op. cit., p 36): «Come Corpo Mistico di Cristo, la Chiesa ha la missione di riunire tutti gli uomini nell’unità di Cristo».
L’umanità «conserva la nostalgia della sua unità spezzata dal peccato»; la storia umana è «un viaggio dell’umanità verso l’unità [...] attraverso molti sconvolgimenti, guerre, ferite». La storia «ha un senso in quanto prepara il compimento di tale opera di unità». In questo «consiste anche, sebbene su un piano superiore, la missione della Chiesa».
Riunire tutti gli uomini, «al di sopra di tutto ciò che li divide e li oppone - razze, lingue, mentalità, classi», riunirli in «un solo Corpo che animerà del suo Spirito divino, riunirli nell’unità della sua vita e della sua carità perchè comunichino tutti insieme, per mezzo di Lui», con «l’unità della natura divina e con la vita della Santa Trinità: è questo il disegno sublime di Gesù Cristo per l’umanità, che era espresso dalla sua preghiera suprema al Padre: “Padre, che siano tutti una cosa sola in Noi …”» (Ivi.).
Il famoso biblista ed esegeta mons. Salvatore Garofalo, nella Bibbia ed. Marietti (1963, vol. III, p. 268, n. 20 s.), commenta la preghiera: «L'unità dei discepoli e dei fedeli da essi condotti a Cristo, cioè della Chiesa, nella fede e nell'amore, rivela il mistero dell'unità di Cristo e del Padre e quindi della divinità del redentore».
Contro i pancristiani, oggi chiamati ecumenisti, specifica chiaramente Papa Pio XII nella Mystici Corporis: «che la Chiesa sia un corpo, lo bandiscono spesso i Sacri Testi. “Cristo - dice l’Apostolo - è il Capo del Corpo della Chiesa” (Col. I, 18) orbene, se la Chiesa è un corpo, è necessario che esso sia uno ed indiviso, conforme al detto di Paolo: “Molti siamo un solo corpo in Cristo” (Rom. XII, 5). Né dev’essere soltanto uno e indiviso, ma anche concreto e percepibile, come afferma il Nostro Antecessore Leone XIII di f. m. nella sua Lettera Enciclica “Satis cognitum”: “Per il fatto stesso che è corpo, la Chiesa si discerne con gli occhi” (cf. A.S.S., XXVIII, p. 170). Perciò si allontanano dalla verità divina coloro che si immaginano la Chiesa come se non potesse né raggiungersi ne vedersi, quasi che fosse una cosa “pneumatica” (come dicono) per la quale molte comunità di Cristiani, sebbene vicendevolmente separate per fede, tuttavia sarebbero congiunte tra loro da un vincolo invisibile».
La Chiesa, spiega il Pontefice, è Una, Santa, Cattolica ed Apostolica. Solo in essa può esserci salvezza, anche per le nazioni, secondo la sentenza di Trento: «Quanti vogliono conseguire la salute eterna devono aderire alla Chiesa, non diversamente da coloro che, per non perire nel diluvio, entrarono nell’arca». Ed ancora insegna san Pio X: «[…] fuori della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana nessuno può salvarsi, come niuno poté salvarsi dal diluvio fuori dell’Arca di Noè, che era figura di questa Chiesa».
Commenta mons. Emile Guerry (Op. cit., p. 37): «Con la sua Dottrina sociale, la Chiesa insegna agli uomini, come, nel loro modo di pensare e di agire sul piano famigliare, economico, politico, sociale, nazionale ed internazionale, come debbano nel loro agire collettivo preparare sin da quaggiù ed immediatamente l’attuazione di questo grande destino (dei giusti): […] l’unità in Cristo». Per la stessa ragione che, con la sua Dottrina sociale, la Chiesa «giudica i movimenti di idee o di azioni che potrebbero opporsi direttamente od indirettamente al compimento di questo piano d’amore di Dio per gli uomini: per questo motivo in particolare (insieme ad altri motivi) essa ha condannato il nazismo e il comunismo, e denuncia parimenti i pericoli di un eccessivo nazionalismo» (o statolatria pagana).
Papa Pio XI, nella Quas Primas, sulla Regalità sociale di Cristo, denuncia: «i pessimi frutti, che questo allontanamento da Cristo da parte degli individui e delle nazioni produsse tanto frequentemente e tanto a lungo, Noi lamentammo nella Enciclica “Ubi arcano Dei” e anche oggi lamentiamo: i semi cioè della discordia sparsi dappertutto; accesi quegli odii e quelle rivalità tra i popoli, che tanto indugio ancora frappongono al ristabilimento della pace; l’intemperanza delle passioni che così spesso si nascondono sotto le apparenze del pubblico bene e dell’amor patrio; le discordie civili che ne derivarono, insieme a quel cieco e smoderato egoismo sì largamente diffuso, il quale, tendendo solo al bene privato ed al proprio comodo, tutto misura alla stregua di questo; la pace domestica profondamente turbata dalla dimenticanza e dalla trascuratezza dei doveri familiari; l’unione e la stabilità delle famiglie infrante, infine la stessa società scossa e spinta verso la rovina».
Pertanto: «la peste della età nostra è il così detto laicismo coi suoi errori e i suoi empi incentivi»; cosicché: «[…] a poco a poco la religione cristiana fu uguagliata con altre religioni false e indecorosamente abbassata al livello di queste; quindi la si sottomise al potere civile e fu lasciata quasi all’arbitrio dei principi e dei magistrati. Si andò più innanzi ancora: vi furono di quelli che pensarono di sostituire alla religione di Cristo un certo sentimento religioso naturale. Né mancarono Stati i quali opinarono di poter fare a meno di Dio, riposero la loro religione nell'irreligione e nel disprezzo di Dio stesso».
Carlo Di Pietro da ControSenso Basilicata