Nei due precedenti articoli abbiamo introdotto le fonti della Dottrina sociale, ossia la legge naturale e la Rivelazione, princìpi che attingiamo dal vivo Magistero della Chiesa. La Chiesa docente è, come detto, l’unica interprete della Rivelazione attraverso la propria docenza infallibile (cf. Pastor Aeternus), quindi solamente a lei spetta il compito di esporre anche la legge morale e di fornire le giuste direttive al popolo o Chiesa discente.
Passiamo in rassegna alcuni esempi pratici. Papa Leone XIII nella Rerum novarum, 15 maggio 1891, n. 35, ci dice: «La privata proprietà non venga oppressa da imposte eccessive. Siccome il diritto della proprietà privata deriva non da una legge umana ma da quella naturale, lo Stato non può annientarlo, ma solamente temperarne l’uso e armonizzarlo col bene comune. È ingiustizia ed inumanità esigere dai privati più del dovere sotto pretesto di imposte». Papa Pio XI nella Quadragesimo anno, 15 maggio 1931, n. 49, afferma: «[Dichiariamo] non essere lecito allo Stato di aggravare tanto con imposte e tasse esorbitanti la proprietà privata, da renderla quasi stremata».
Papa Pacelli, Pio XII, si è espresso ripetutamente a riguardo. Leggiamo: 1) «Astenetevi da queste misure [fiscali] che, a dispetto della loro elaboratezza tecnica, urtano e feriscono nel popolo il senso del giusto e dell’ingiusto, o che rilegano la sua forza vitale, la sua legittima ambizione di raccogliere il frutto del suo lavoro, la sua cura della sicurezza familiare: tutte considerazioni, queste, che meritano di occupare nell’animo del legislatore, il primo posto anziché l’ultimo» (Discorso del 2 ottobre 1948 al Congresso Istituto Finanze Pubbliche); 2) «L’imposta non può mai diventare, per opera dei poteri pubblici, un comodo metodo per colmare i deficit provocati da un’amministrazione imprevidente. (Allocuzione al X Congresso dell’Associazione Fiscale Internazionale sulla natura e i limiti delle tasse, 2 ottobre 1956). Ne ha parlato anche in altre occasioni asserendo che lo Stato non può esagerare all’eccesso i carichi tributari che giungano ad esaurire i leciti benefici della proprietà privata.
Queste esortazioni di buon senso sono sempre state fornite, nel medesimo significato, dalla Chiesa nel pieno esercizio delle proprie funzioni, alla maggior gloria di Dio, nella difesa del bene comune e per la salvezza delle anime.
L’esatto contrario avviene oggi in una certa “porzione di Chiesa”, quella mediaticamente più visibile, evidentemente per via della vacanza formale della Sede apostolica, dove numerose cattedre, occupate dai modernisti, restano indifferenti ai problemi della collettività, se non addirittura conniventi con gli iniqui legislatori. Papa Innocenzo asserisce: «L’errore a cui non si oppone resistenza è come se venisse approvato». Papa Leone insegna: «Chi, pur potendo, non distoglie gli altri dall’errore, dimostra di errare egli stesso».
Si è detto che la Chiesa è fondamentale ed esclusivista nell’interpretazione della Rivelazione, quindi nell’esposizione di fede e morale, secondo il «principio di convergenza dei Padri». Ciò si riversa nella vita concreta: anche nella legislazione.
Che cosa significa? Ce lo spiegano numerosissimi Pontefici che purtroppo non mi è possibile citare per ragioni di spazio. Mi limiterò solamente a menzionarne uno lontano nel tempo, ed uno vicino, per dimostrare che la Dottrina cattolica è immutabile nel proprio senso e significato (cf. Dei Filius, IV), come indefettibile è la Chiesa (cf. Satis Cognitum).
Sisto II, Formula d’unione tra Cirillo d’Alessandria ed i vescovi delle chiese d’Antiochia, anno 433: «Esporremo brevemente ciò che pensiamo e affermiamo […] non per aggiungere qualche cosa ma per confermarvi la dottrina che fin dall’inizio abbiamo appresa dalle Sacre Scritture e dai santi Padri, non aggiungendo assolutamente nulla alla fede esposta dai Padri a Nicea. Come infatti abbiamo premesso, essa è sufficiente alla conoscenza della fede e a respingere ogni eresia» (Denzinger, 271).
San Pio X, Motu proprio Sacrorum Antistitum, Giuramento antimodernista, 1910: «[…] accolgo sinceramente la dottrina della fede trasmessa fino a noi dagli Apostoli per mezzo dei Padri […], nello stesso senso e sempre nello stesso contenuto; e per questo respingo totalmente l’eretica invenzione dell’evoluzione dei dogmi, cha passano da un significato ad un altro, diverso da quello che prima riteneva la Chiesa; e ugualmente condanno ogni errore con cui, al divino Deposito consegnato da Cristo alla Sposa per essere da lei custodito fedelmente, viene sostituita l’invenzione filosofica o la creazione dell’umana coscienza, lentamente formatasi con lo sforzo degli uomini e da perfezionarsi per l’avvenire con un progresso indefinito» (Op. cit., 3537-3550).
Quanti prelati e quanti politici, oggigiorno, millantano la loro “cattolicità”, agendo poi contro Dio, contro la Chiesa, contro il Dogma, contro l’umanità?
Carlo Di Pietro da ControSenso Basilicata