IL DOVERE DI OGGI. Ci siamo dati al servizio della Patria, sul piano dell’attività politica, con assoluta tempestività, subito dopo la caduta del regime fascista. Nell’estate 1943, non pensando di dover fondare un Partito, prendemmo contatto con i promotori di quello denominatosi 'Democrazia Cristiana’. Ne ha dato ampia testimonianza il senatore Giuseppe Spataro nel volume «I democratici cristiani dalla dittatura alla repubblica», edito dal Mondadori. Ci fu facile renderci conto che nella loro impostazione non era nulla di 'cristiano’ né di 'democratico'. Per questo, e per mirabile impulso del Generale Conte Paolo Piella, emiliano, demmo vita al CENTRO POLITICO ITALIANO, successivamente qualificato come 'Partito Cattolico di riscossa nazionale’. Nel dicembre 1943 ebbe inizio in Roma la diffusione clandestina del suo elaborato «Indirizzo Programmatico» dopo che ne era stato informato il Santo Padre Pio XII. Ne venne subito a conoscenza anche il De Gasperi il quale, anziché cercare una chiarificazione, già nel febbraio 1944 inserì in un suo scritto, ripubblicato come n. 2 dei 'quaderni della D.C.’, un violento e spregiativo attacco contro di noi. Ne riferiamo nelle pagine che seguono. Sono passati 34 anni durante i quali abbiamo sviluppato una ininterrotta ed intensa attività, partecipando anche, in varie occasioni, ad elezioni politiche ad amministrative. Fu del nostro Partito la Lista n. 1 nella circoscrizione di Roma-Latina-Viterbo-Frosinone per le votazioni del 2 giugno 1946. Contro i ritenuti errori di principii e di prassi, dei pretesi 'Cattolici' ascesi al Governo con Demomassoni e Socialcomunisti, presentammo due Denunzie al Sant’Offizio (1946 e 1947), che suscitarono molto clamore. Tuttavia, per la sopravvenuta unanime congiura del silenzio, e soprattutto per il pertinace appoggio che i Vescovi e la Stampa di dipendenza ecclesiastica hanno dato ai nostri avversari, siamo rimasti una esigua schiera. Ma TENIAMO duro. Perché?

De Gasperi ed i suoi seguaci vollero realizzare lo Stato moderno. Noi propugnavamo lo Stato cristiano. Quale la differenza? La Costituzione della Repubblica, votata a fine 1947 in pieno accordo tra Comunisti e Democristiani, testimonia cosa si sia inteso con la prima formula. Vi manca un qualsiasi riconoscimento della esistenza di una Legge obiettiva di Moralità e di Giustizia, vincolante anche i Poteri Legislativi. A maggior ragione vi è ignorato un DIO, Supremo Autore della Natura Umana, Fonte del Diritto, Sovrano e Padrone dell'Universo. Ogni Potere verrebbe dalla ’volontà popolare', quale si manifesterebbe attraverso 'libere’ elezioni di un Parlamento, nelle forme previste dalla Costituzione stessa. «Volontà» non soggetta a vincoli di Morale Naturale o di Legge Divina, ma di fatto imprigionata sotto la pesante cappa di una dittatura di Partiti. Gli Italiani ne hanno fatta larga esperienza.

Il CENTRO POLITICO ITALIANO parte invece dal convincimento che la Politica, settore dell’Etica, ossia della Legge Morale e del suo adempimento, è per ciò stesso una Scienza, la Scienza del BENE COMUNE, alle cui regole debbono attenersi Legislatori, Governanti e Sudditi. Di questa Scienza occorre una Cattedra specializzata e debitamente accreditata, a carattere universale, estranea a qualsiasi fazione. La riconosciamo nel solenne Magistero politico-sociale dei Pontefici Romani. E ciò non per persuasione di Fede, che pur ce ne dà una speciale conferma, ma a lume della semplice Ragione, per poco che venga seriamente affrontato il problema politico. E’ un tema più volte trattato nelle nostre pubblicazioni. 

Quale è il DOVERE di OGGI? E’ quello di sempre! Recare, ciascuno di noi, il contributo che ci è possibile alla instaurazione di un regime di PACE SOCIALE, interna ed internazionale. A questo scopo dobbiamo anzitutto combattere contro la nostra stessa ignavia e la nostra ignoranza riguardo alla vera essenza ed al vero contenuto della POLITICA. Questo 'quaderno’ e le altre pubblicazioni del CENTRO POLITICO ITALIANO, che ci possono essere richieste da ogni anima di buona volontà, vogliono aiutare, con semplicità di spirito e fraterna franchezza, ad 'aprire gli occhi’ sulle colpe finora incorse, sugli errori commessi, consapevoli o meno che possiamo esserne stati.

Avvertiamo subito che non siamo dei fanatici contro il 'pericolo comunista’. Esiste una situazione di gran lunga più grave realizzata da Democristiani e Comunisti insieme, nel correo silenzio di Vescovi, Clero e Cattolici (?) militanti, a conclusione della sorda lotta anticristiana ed antiumana di cui massimo responsabile, sul piano storico e politico, è stato ed è il Liberalesimo. E’ la SFIDA a DIO sulla cui base negli anni 1943/1947 è stato fondato il vigente regime statuale italiano, la attuale 'Repubblica’, per intenderci.

Dicono che Palmiro Togliatti sia morto da Cattolico. Dicono anche che la ambasciatrice 'personale' del Presidente della Repubblica Statunitense, presso la Santa Sede, esprimendosi una volta con entusiasmo di Credente col Papa Pio XII, in una implicita critica alla condotta del Pontefice, Lo abbia indotto ad esclamare: «Ma guardi che anche io sono un Cattolico!». Abbiamo detto che non facciamo, in questo 'quaderno', una questione di Fede, anche se in principalità ci rivolgiamo ai Cattolici militanti ed ai Vescovi. E perché no?, anche al Papa (nel 1977 sedeva sulla Cattedra il modernista e non Papa Paolo VI, ndr.). Ai Vescovi abbiamo clamorosamente chiesto che SI COMPORTINO da CATTOLICI.

Premesso questo, ci sia lecito domandare: — a quanti si professano democratici, se son proprio certi di esserlo, mentre non TUONANO contro la imperante, 'legalitaria', TIRANNIA PARTITOCRATICA, e non propugnano una soluzione legislativa che instauri un regime che meriti la qualifica da essi vantata; — a quanti mostrano voler servire gli interessi del Proletariato, sotto bandiera socialcomunista o consimile, perché non indirizzano la LOTTA di CLASSE verso un obiettivo di autentica GIUSTIZIA SOCIALE, quale è quella che or è un secolo fece propria il Partito Operaio Italiano, ed i Papi ripresero con la 'Rerum Novarum’, con la ’Quadragesimo anno' e successivi Documenti, e cioè la compartecipazione dei Lavoratori alla proprietà, utili e responsabilità delle Imprese; — agli ITALIANI, agli EUROPEISTI, agli INTERNAZIONALISTI potremmo rivolgere domande rispettivamente appropriate... E’ ovvio che riteniamo aver da parte nostra adempiuto, anche se in maniera imperfetta, alle esigenze per le quali ci siamo permessi invitare ad un ’MEA CULPA' le varie categorie di Italiani. SIAMO PRONTI a PERFEZIONARCI! Chiediamo collaborazione! da Osnago, il 27 novembre 1977 Prosegue nel PDF ...

Del Centro Politico Italiano abbiamo già parlato in numerosi articoli di teologia politica, esponendo alcune nostre riserve e/o precisazioni. Non ci ripeteremo. 

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Tempio Votivo Nazionale

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