La ragione preminente dei tanti mali che da ogni parte affliggono il genere umano è riposta - attesta Papa Leone XIII nella Inscrutabili Dei consilio (21.4.1878) - «nel disprezzo e nel rifiuto di quella santa ed augustissima autorità della Chiesa, che a nome di Dio presiede al genere umano, e di ogni legittimo potere è vindice e tutela. La qual cosa, essendo stata appieno conosciuta dai nemici di ogni ordine pubblico, (essi) non lesinarono alcun mezzo più acconcio a scalzarne le fondamenta», primo fra tutti abbattere (dall’esterno: con la politica e dall’interno: col modernismo): «il supremo potere del Romano Pontefice, custode e vindice sulla terra degli eterni ed immutabili princìpi di moralità e di giustizia».
Nella società moderna, purtroppo, questi immutabili princìpi, che noi Cristiani chiamiamo Legge eterna, Legge naturale e Diritto divino positivo, vengono disprezzati per “oscurantismo” e “medioevo”. Tale è la risposta del crudele spirito della Rivoluzione, che con le più svariate e cangianti strategie ha trascinato seco l’uomo alla ribellione, alla dissoluzione dietro maschera di “liberazione”, alla tristezza, al disordine, all’inesorabile rovina.
«False e perverse opinioni - denuncia Papa Pio IX nella Quanta Cura (8.12.1864) - mirano a fare che sia impedita e rimossa quella salutare forza che la Cattolica Chiesa, per istituzione e mandato del suo Divino Autore, deve liberamente esercitare non meno verso i singoli uomini che verso le Nazioni, i Popoli ed i supremi loro Prìncipi».
Papa San Pio X ne Il fermo proposito (11.6.1905) attesta: «La civiltà del mondo è civiltà cristiana. La Chiesa divenne anche di fatto custode e difensore della civiltà cristiana. E tale fatto in altri secoli formò il fondamento inconcusso delle legislazioni civili, su quel fatto poggiarono le relazioni tra la Chiesa e gli Stati, il pubblico riconoscimento dell’autorità della Chiesa nelle materie tutte che toccano in qualsivoglia modo la coscienza».
Nella società moderna, al contrario, la massima “Stato laico” non ha altro significato che di pretendere legislazioni e condotte di vita indipendenti da quei Valori eterni custoditi gelosamente dalla Chiesa e dispensati con amorevole carità al mondo mediante quella che, all’epoca sì, potevamo a ragione definire Civilizzazione.
Papa Pio XI nella Quadragesimo anno (15.5.1931) rivendica: «Risiede in Noi il diritto e il dovere di giudicare con suprema autorità intorno a siffatte questioni sociali ed economiche. (La Chiesa) deve intervenire con la sua autorità in tutto ciò che ha attinenza con la morale». Questo intervento è necessario per arginare le passioni umane, le ingiustizie, l’inevitabile tirannide.
Papa Leone XIII in Sapientiae christianae (10.1.1890) insegna: «Il Pontefice (e non altri), in virtù della sua autorità, deve poter additare ciò che è onesto e turpe, e quello che si ha a fare o fuggire per ottenere l’eterna salute: altrimenti non sarebbe per l’uomo né certo interprete della divina Parola, né duce al vivere sicuro».
Ed ancora Papa Pio XI nella Mit brennender sorge (14-3-1937) contro il totalitarismo rivendica: «(La Chiesa ha per) missione di custodire ed interpretare il Diritto naturale». Quante iniquità si consumano, oggi e nonostante le parvenze “democratiche”, nel disprezzo della Legge naturale?
Il dotto Ludovico von Pastor nella sua Storia dei Papi (vol. 3°, 1912, p. 493) scrive: «Cristoforo Colombo aveva scoperto il nuovo mondo. La Spagna e il Portogallo vennero assai presto a violenta contesa sul possesso dei domini di fresco scoperti, per appianare la quale si fece ricorso al Papa. Infatti presso tutti i Prìncipi e Popoli cristiani la Santa Sede valeva ancora come una specie di Tribunale internazionale per la pace, come il foro supremo, innanzi al quale si portavano giustamente anche importanti controversie politiche e di diritto internazionale». Ma l’uomo moderno ha preferito, con gravissime conseguenze per i deboli e gli indifesi di ogni luogo, usurpare anche questo diritto universale della Santa Chiesa.
«Rinnovando le prave e tante volte condannate invenzioni dei novatori - conclude Papa Pio IX nella Quanta cura - (i moderni) ardiscono con insigne impudenza di sottomettere all’arbitrio dell’autorità civile la suprema autorità della Chiesa, e della Sede Apostolica, a lei comunicata da Cristo Signore; e negare ad essa Chiesa e ad essa Sede i diritti che ella ha in ordine alle cose che appartengono all’ordine esteriore. Non si vergognano di affermare che le leggi della Chiesa non obbligano in coscienza, se non quando vengono promulgate dalla potestà civile; che gli atti e i decreti dei Romani Pontefici, spettanti alla Religione e alla Chiesa, hanno bisogno della sanzione e dell’approvazione, o almeno dell’assenso del potere civile; che le Costituzioni Apostoliche, con le quali sono condannate le clandestine associazioni (la massoneria, ndR), o quelle in cui si esiga il giuramento di mantenere il segreto, o colle quali sono fulminati di anatema i loro seguaci o fautori, non hanno vigore (…). Né arrossiscono di professare il pronunziato e il principio degli eretici, da cui nascono tante perverse sentenze ed errori, che cioè la potestà ecclesiastica non sia per diritto divino distinta ed indipendente dalla potestà civile, e che questa distinzione ed indipendenza non possa mantenersi senza essere invasi ed usurpati dalla Chiesa i diritti essenziali di essa potestà civile».
Dietro la massima settaria “libera Chiesa in libero Stato”, per concludere, si cela la turpe rivendicazione dei Brecciaroli di non più voler tollerare alcun freno alla loro insaziabile sete di potere. Sintesi tratta dal Dizionarietto di Dottrina politica dei Papi (Ed. L’alleanza italiana, 1960, Vol. 1, pag. 19 segg.).
Carlo Di Pietro da Il Roma