La scorsa settimana abbiamo finalmente conosciuto i primi 5 fondamentali articoli dello Statuto generale del Centro Politico Italiano, così, per il cattolico, una nota di indubitabile apprezzamento va soprattutto al “metafisico” art. 2. Premesso, nell’art. 1, che si tratta di «un Partito che si propone di realizzare nella politica italiana i principii cattolici», il C.P.I. precisa che, «per raggiungere il suo fine, il Partito riconosce la necessità di un particolare aiuto soprannaturale» (art. 2), da qui la desiderata «Consacrazione dell’Italia al Sacro Cuore di Cristo Re ed al Cuore Immacolato di Maria». Scaturisce il successivo obbligo, per gli aderenti, di «impegnarsi a pregare affinché nella politica italiana si trovino e si seguano le vie di Dio» (art. 4). Sani propositi che, ai nostri giorni, possono sembrare anacronistici, se non addirittura suscettibili di derisione e di censura, tuttavia, come vuole il Liguori, «chi prega si salva e chi non prega si danna». Tanto vale, in ogni epoca, sia per il singolo che per gli interi popoli. Insegna Papa Pio XII: «La volontà cristiana (…) ha anch’essa le sue armi. Ma le principali sono la preghiera e l’amore. (…) Queste due armi derivano da Dio, e là ove esse mancano, là ove non si sanno maneggiare che le armi materiali, non può esservi una vera volontà di pace» (Radiomessaggio «Gravi ed ad un tempo tenere», Natale 1948). Già nell’anno 1951, il giurista Carlo Francesco D’Agostino, principale ideologo del C.P.I., dava alle stampe il volume «La “illusione” democristiana», facendo chiarezza sulle differenze che, nei confronti dei cosiddetti “democristiani”, caratterizzano una posizione veramente cattolica nella vita ed in politica. Cito: «Vostra caratteristica - scrive D’Agostino dei “democristiani” - è di voler ignorare, nella costruzione dello Stato e nelle attività conseguenti, la parte che spetta a Dio. (...) Noi siamo di un altro parere. Consci che gli uomini non debbono a se stessi la vita, e non sono gli autori della Legge della propria natura, siamo ben convinti che solo il Creatore di questa può esserne al tempo stesso il Governante». Pertanto, «essendo la Società politica un aspetto naturale - non elettivo - della vita umana, riteniamo che Dio, volenti o nolenti gli uomini, ne sia il vero Capo. Siamo poi del parere che quando si cacci, da una organizzazione, l’unico Capo appropriato, e se ne ignori quindi la direttiva, peggior servizio non si potrebbe rendere ai membri di essa». Insegna infatti Papa Pio XII: «Se chi ha il pubblico potere non vede o trascura (che la dignità dello Stato è la dignità della comunità morale voluta da Dio), scuote nelle sue basi la sua propria autorità». Parimenti «sorge il pericolo che l’egoismo del demonio o degli interessi prevalga sulle esigenze essenziali della morale politica e sociale, e che le vane apparenze di una democrazia di pura forma servano spesso come di maschera a quanto vi è in realtà di meno democratico». Dunque mette in guardia: «L’assolutismo di Stato (da non confondersi, in quanto tale, con la monarchia assoluta) consiste nell’erroneo principio che l’autorità dello Stato è illimitata, e che di fronte ad essa - anche quando dà libero corso alle sue mire dispotiche, oltrepassando i confini del bene e del male - , non è ammesso alcun appello ad una legge superiore e moralmente obbligante» (Radiomessaggio «Benignitas et humanitas», Natale 1944). D’Agostino accusa gli assolutisti “democristiani”: «Per la verità l’esperienza storica, in ogni tempo e sopratutto nei recentissimi, dei risultati avuti dalle politiche agnostiche o atee o falsamente cristiane è un tale spaventoso susseguirsi di distruzione dei più preziosi valori umani, che non comprendiamo come voi (“democristiani”), che di quelle politiche siete ora esponenti, non vi siate prima d’ora soffermati a riflettere come ignorando Dio si distruggono gli Stati». A distanza di 30 anni dalla pubblicazione de «La “illusione” democristiana», D’Agostino scrive ancora: «Passato un trentennio una penosa realtà è evidente. Quel Partito, preteso “cristiano”, (…) avendo pervicacemente praticato un indirizzo falsamente cristiano, e di proposito operato per un’apostasia dello Stato dal Cattolicesimo e dal Culto di Dio, ci ha ridotti in tal disperante situazione che conferma come ignorando Dio, si distruggono gli Stati». Prosegue: «La D.C. è ancora in piedi (ci troviamo nell’anno 1975, ndR), ma traballa, e viene coperta di maledizioni, come mai prima d’ora. (Anche) il Settimanale della Archidiocesi di Napoli la ha bollata di essersi rivelata “senza cultura e senza morale” (cf. “Nostra Stagione”). Un settimanale di “fraternità cristiana” dei Francescani di Modena, che finora in essa confidava, ha minacciato: “(stiamo valutando, ndR) se affidarci ad altri medici più capaci e più coscienziosi”, il tutto in un ampio articolo intitolato “Nella D.C. nulla è cambiato e nulla cambierà”». Sono passati altri 40 anni, scrivo nel 2017, e siamo tutti consapevoli che, avendo escluso Dio dalla politica, il fuorviamento delle masse prosegue al seguito di Partiti funesti, precipitando nella rovina l’insieme della Nazione (da Nuova Alleanza, Quaderno VIII, pag. 21 segg.). Prosegue …
Carlo Di Pietro da Il Roma