Carlo Francesco D’Agostino (Nuova Alleanza, Quaderno VIII, pag. 16segg.) affronta, nel suo programma politico, anche la questione dei «Diritti della Famiglia».
Premette che «la comunità famigliare è un’Istituzione intimamente rispondente alla natura umana», mentre NON è «un’invenzione maturatasi quasi per involuzione storica». Questo, egli sostiene, «nessuno osa seriamente negarlo»: evidentemente all’epoca non esistevano né le “unioni civili”, né il cosiddetto “gender”. Pertanto è necessario «comprendere e riconoscere i caratteri qualificanti della Famiglia, violando i quali una pseudoriforma legislativa ne compromette le finalità, con universale danno».
Non è possibile rinnegare «il concetto secondo cui “l’autorità è il principio formale della Società”, scultorea definizione di Leone XIII». Una tale negazione, difatti, significa «ignorare l’esigenza di una gerarchia perché sussista una Famiglia».
Chi potrebbe mai volere una simile disfatta? Risponde il Giurista: «Solo una demoniaca volontà di agire antiumano, per poter ovunque sopraffare, in base al principio del “divide et impera” (separali e li dominerai), nella menzogna di un innaturale presupposto di uguaglianza di capacità e vocazione dei coniugi, può aver indotto sciagurati politicanti a precostituirsi un’arma per imperversare, distruggendolo, nell’intimo del cenacolo familiare». Avendo «sabotato l’autorità maritale e paterna, che dall’iniziale coppia, accresciuta dalla prole, forma la più salda e benefica unità tra esseri umani, provvidenziale fondamento della stessa Società civile», questi «politicanti» tentano di snaturare la Famiglia «trasformando la Società in una “muta di cani sciolti”», che si traduce nello «scompaginamento di tutta la vita sociale».
Tali conseguenze erano prevedibili allorquando «si è voluto “canonizzare” la “sovranità di volontà individuali”, in ogni settore di umana condotta, al posto di una Sovrana Legge da superiore Mente creatrice (Dio) ideata, appunto, per il bene delle sue creature». Come la storia dimostra, «le “libertà” vantate dai “legislatori” anticristiani, conducono al risultato perfettamente opposto, perché sobillando a “diritti” innaturali, per il cui esercizio non si ha capacità, si creano solo esseri schiavi delle proprie presunzioni: si fomentano contrasti e ribellioni, cui non si offre altro rimedio che il ricorso all’arbitrio irresponsabile di oppressive Magistrature dello Stato». Per conseguenza, «una “muta di cani sciolti” si avviano a diventare, ben oltre l’ambito famigliare, in sempre maggior numero gli Italiani, come ogni giorno andiamo sperimentando per concessione democristiana, (la D.C. ha favorito queste “leggi” innaturali, ndR)».
Come soluzione alla drammatica questione, il Centro Politico Italiano, che ha come ideologo principale il Cav. D’Agostino, proponeva «il “ritorno all’Ordine naturale” per quanto attiene ai diritti degli individui e delle Famiglie».
Nessun Potere può «meglio curare l’istruzione e l’educazione delle nuove generazioni, se non quello dei genitori (cristiani, ndR), tra loro armonizzati dall’iniziale giuramento di intesa (Matrimonio, ndR), che ha aperto la via a nuove vite».
Nessuno può «meglio interpretare ed orientare la vocazione dei giovani se non coloro che ad essi sono uniti da legami di amore e di sacrificio». È caratteristico che «quanto più una Famiglia è saldamente costituita su tali basi, tanto più facilmente dona alla Società una felice schiera di figli: le “famiglie numerose”, il cui moltiplicarsi si vuol sabotare con l’altra menzogna di eccessivi sviluppi demografici, in proporzione alle possibilità di produzione alimentare, (fomentando altresì l’onanismo, gli anticoncezionali e l’aborto, ndR)». Nel contempo, «l’infamia (provocata dai cosiddetti “Sindacati”, ndR) di impedire ai lavoratori capifamiglia di liberamente impegnarsi a maggior carico di lavoro e per procurarsi maggiori guadagni, in un ambiente permeato di visuali materialistiche che spingono al “consumismo”, fa sì che le mogli debbano ricorrere anche esse ad impieghi lucrativi, disertando il cenacolo famigliare - il tutto con l’ovvia conseguenza dell’artificiosa limitazione della prole». Può tutto questo essere considerato «provvida e cristiana politica?». E quando mai - si domanda - è «“democratica”, nel legittimo senso di mirare all’elevazione delle categorie popolari?». Non lo è affatto!
Ammonisce Papa Pio XI: «Rifiutando alla vita umana ogni carattere sacro e spirituale, (hanno fatto) del matrimonio e della famiglia un’istituzione puramente artificiale e civile, ossia il frutto di un determinato sistema economico; (hanno rinnegato) l’esistenza di un vincolo matrimoniale di natura giuridico-morale che sia sottratto al beneplacito dei singoli o della collettività, e, conseguentemente l’indissolubilità di esso. (Così) non esiste più alcun legame della donna con la famiglia e con la casa. (…) Proclamando il principio della emancipazione della donna, (la hanno ritirata) dalla vita domestica e dalla cura dei figli per trascinarla nella vita pubblica e nella produzione collettiva nella stessa misura che l’uomo, devolvendo alla collettività la cura del focolare e della prole. (Hanno negato), infine, ai genitori il diritto di educazione, essendo questo concepito come un diritto esclusivo della comunità, nel cui nome soltanto e per suo mandato i genitori possono esercitarlo» (cf. Divini Redemptoris).
Hanno messo le mani sui corpi e sulla mente dei nostri figli!
Prosegue …
A cura di Carlo Di Pietro da Il Roma