Ancora un altro fatto portentoso del nostro caro Beato da Acri. Egli una sera predicava dal pulpito della prima chiesa d’Amantea. Il popolo era tutto commosso alla sua fervida parola e si sentiva un singhiozzare quasi generale. Quando ad un tratto il predicatore interrompe il discorso, si siede e chiude la faccia entro le palme. Tutti rimangono sorpresi ed attendono trepidanti la continuazione della predica. Ma che? Dopo un buon quarto d’ora Angelo s’alza per continuare e, volendo cercare una scusa a tutta quella folla devota, dice, quasi senza volerlo, così: «Ho dovuto assistere l’anima ad una gentildonna di Rossano, la quale or ora è passata da questo brutto mondo agli eterni riposi del cielo. Queste parole, dette in una maniera che da nessuno potevano essere messe in dubbio, riempirono di straordinaria meraviglia quel popolo. Intanto si scrisse da certi curiosi in Rossano per conoscere nettamente la cosa, e si venne a sapere che proprio in quell’ora il Beato aveva assistito l’anima alla gentildonna, la quale era morta con la benedizione del Santo. Angelo aveva promesso alla pia donna, quando una volta predicò in Rossano, d’assisterla nel punto della morte. Nel mentre ch’era sul pulpito d’Amantea egli conobbe per divina rivelazione che la donna stava per passare, e volò in Rossano, rimanendo al medesimo tempo presente a tutti su quel pulpito. Quella donna doveva essere d’una perfezione non comune, se potè aver la grazia d’essere assistita dal Beato Angelo nel passaggio tremendo da questo mondo all’altro. Il Signore conceda a tutti noi d’essere assistiti nel punto della morte, se non da un santo, almeno da un Sacerdote zelante. Ma questa grazia singolare bisogna sapercela in certa maniera meritare con una vita piena d’opere buone. San Vincenzo Ferreri dice ch’è un miracolo più grande di quello di risuscitare i morti il fare una buona morte dopo aver menata una pessima vita. [Da Racconti Miracolosi, P. Giacinto da Belmonte, 1887, Vol. II, pagine 302-304].
A cura di Carlo Di Pietro