Il fatto seguente è davvero ammirabile. Verso l’anno di Gesù Cristo 552, nel tempo in cui il santo vescovo Menna era Patriarca di Costantinopoli, un padre ebreo gettò in una fornace - nella quale cuoceva i vetri - il suo giovane figliolo. La ragione di siffatto barbaro delitto fu la seguente. Così ce la racconta il Padre Belmonte: In quei tempi era uso di far consumare ai fanciulli innocenti le particole consacrate quando rimanevano dopo la comunione dei fedeli. Una volta, senza che i cristiani se ne accorgessero, insieme ad altri fanciulli cattolici si unì un ebreo, figlio d’un vetraio. Il povero fanciullo mangiò allegramente la porzione delle sue particole. Successivamente andò a raccontare tutto l’accaduto al padre. «Questi, per odio satanico al nome cristiano e specie alla santa comunione, si accese di rabbia, prese suo figlio e l’andò a buttare nell’orribile fornace dove si cuocevano i vetri. Poi chiuse la porta e, quasi con la disperazione nell’anima, fuggì di casa». Sparito così il fanciullo, la povera madre per più giorni l’andò cercando e, come fosse fuori di senno, lo chiamava ad alta voce per nome. (…) Avvicinatasi alla porta della fornace, quella povera madre intese che il ragazzo le rispondeva dall’interno. Si fece coraggio, ruppe la porta e corse tutta tremante verso il punto di provenienza della voce. Agli occhi di quella donna si presentò uno strano spettacolo. Il fanciullo era nel fondo della fornace e non poteva uscirne: le fiamme l’investivano tutto, ma non gli avevano leso neppure la sommità di un capello. La madre, presa tutta insieme da un fremito di gioia e da un arcano spavento, domandò al figlio spiegazione del fatto, ed intanto l’aiutò ad uscire dalla fornace. Il ragazzo rispose, tutto sorridente, così: «Una matrona vestita di porpora mi è venuta a gettare continuamente acqua addosso e anche mi ha recato cibo quando avevo fame: così ho potuto scampare dalle fiamme e dalla fame». Quella «matrona» era la Madonna, la quale non permise che l’innocente fanciullo fosse divorato dalle fiamme per la sola causa d’aver mangiato le carni del suo divino Figliuolo. Il vescovo e Patriarca Menna, saputo il portento, battezzò quella madre e quel figlio, i quali poi diventarono due santi. La Vergine Maria si è fatta sempre la protettrice degli innocenti. Amiamo questa Madre con tutte le forze dell’anima; ed onoriamola con la purezza dei nostri costumi. (Tratto da Giacinto Belmonte cappuccino, Racconti miracolosi, 1887, con permesso dei Superiori, vol. II, pagine 234-236).
A cura di Carlo Di Pietro