Carlo Magno in un’assemblea di signori disse queste parole: «La fede ci salva, purché sia accompagnata ed adempiuta con le buone opere, ma senza le opere è morta; come pure le opere senza la fede non possono piacere a Dio. Dunque, fratelli, amate Dio con tutto il vostro cuore e con tutte le vostre forze, e fate ciò ch’è grato a Lui: fatelo sempre per quanto potete col Suo aiuto e fuggite tutto ciò che Gli dispiace. Chi dice d’amare Dio e non ne osserva i comandamenti, mente».
Ed ancora: «Amate il vostro prossimo come voi stessi e fate elemosina ai poveri secondo la vostra condizione; ospitate i pellegrini, visitate gli infermi, usate misericordia con i prigionieri. Non operate male contro nessuno, né mostratevi consenzienti a coloro che fanno il male; poiché l’uomo si rende colpevole non solo operando il male, ma eziandio nel consentirvi».
Così proseguì: «Riscattate gli schiavi, soccorrete gli oppressi, difendete le vedove e gli orfani, giudicate secondo la giustizia, non prendete parte all’iniquità, non conservate la collera, evitate le gozzoviglie e le intemperanze. Siate mansueti ed umili; perchè l’odio e l’invidia ci separano dal regno di Dio; ristabilite la pace tra noi. È da uomo il peccare; è da angelo il fare bene; ma è da demonio il perseverare nel peccato. Difendete la Chiesa di Dio; sostenete le ragioni dei sacerdoti, affinché preghino per voi».
Queste sembrano parole uscite addirittura dalla bocca del più grande dei Padri della Chiesa. Carlo Magno aveva dovuto studiare profondamente la religione cristiana per parlare in questo modo ad una grande assemblea di signori francesi.
Se tutti i re parlassero in questa maniera! - esclama Padre Belmonte.
Stringe terribilmente il cuore il pensare che tanti sovrani oggi non mostrano altro impegno sul trono che quello di beffeggiare e disprezzare le grandi verità della Chiesa cattolica! Ma questi sovrani hanno già smesso d’esser tali, e sono fatti sudditi di quei terribili nemici d’ogni sovrano, i quali si chiamano comunisti, socialisti e con altri nomi stranissimi! (Tratto da Giacinto Belmonte cappuccino, Op. cit., 1887, con permesso dei Superiori, vol. II, pagine 35 - 37).
A cura di CdP