Non fu senza disposizione della divina Provvidenza che Nostro Signore Gesù Cristo è risorto nel terzo giorno. In primo luogo ciò è avvenuto per il compimento delle profezie: Osea aveva profetizzato la risurrezione del Messia nel terzo giorno dalla Sua morte. «In die tertia suscitabit, et vivemus in conspectu eius semper» (VI, 3). Poi, a conferma della parola stessa di Osea, Gesù Cristo medesimo unì la Sua voce a quella dei Suoi Profeti e nel tempo della Sua vita mortale apertamente, in varie circostanze predisse la Sua risurrezione, dopo tre giorni, dal sepolcro. «Come Giona fu tre giorni e tre notti nel ventre del cetaceo, disse un giorno, agli Scribi ed ai Farisei; così il Figliolo dell’uomo starà tre giorni e tre notti nel seno della terra» (Matt. XI, 40). Annunziando poi agli Apostoli e discepoli Nostro Signore Gesù Cristo le vicende della Sua passione e della Sua morte, e il molto che avrebbe sofferto, terminò dicendo con l’aggiungere che il terzo giorno sarebbe risorto (Matt. XVI, 21). Ed una terza volta aggiungeva: «Il Figliolo dell’uomo deve essere consegnato nelle mani degli uomini, i quali lo uccideranno, ed egli risorgerà il terzo giorno». Infine, presso il tempio di Gerusalemme, circostanza che creò l’equivoco fra gli Apostoli, Nostro Signore Gesù Cristo aveva detto: «Distruggete questo tempio ed io lo riedificherò». Gesù Cristo parlava del tempio del suo corpo (san Giovanni, II, 19-21). In secondo luogo, Nostro Signore Gesù Cristo risuscitò dopo la Sua morte per confermarci nella fede verso la Sua divinità e verso la Sua umanità. Verso la Sua divinità: era necessario che Gesù risorgesse presto e che la Sua risurrezione non tardasse come la nostra sino alla fine del mondo. Se avesse prolungato la Sua assenza oltre i tre giorni, i dubbi che già erano sorti nel cuore dei discepoli si sarebbero maggiormente approfonditi e diffusi. Verso la sua umanità: Fu provvido che fra la morte di Gesù e la Sua risurrezione ci fosse un certo intervallo di tempo: se fosse risorto subito dopo morte, avrebbe potuto apparire come non vera la Sua morte e, per conseguenza, come non vera la Sua risurrezione. E a dimostrare che vera fosse la Sua morte bastava che fino al terzo giorno si differisse la risurrezione, perché è impossibile che in caso di morte apparente non compaia in tre giorni qualche indizio di vita. In terzo luogo, la risurrezione nel terzo giorno avveniva per insegnarci che la croce e la morte dei fedeli non sono di lunga durata, in paragone della felicità eterna del cielo. Breve il patire, eterno il godere. In quarto luogo, porrei una relazione, coi trenta anni di vita privata, coi tre anni di vita pubblica; colle tre ore di agonia, ed i tre giorni del sepolcro. Era forse un omaggio alla Santissima Trinità, non estranea all’opera della Redenzione. Glorifichiamo, assieme a Gesù, vincitore della morte, il Padre e lo Spirito Santo. (Op. cit.).

Prontuario del Predicatore