Il Sillabario del Cristianesimo, mons. F. Olgiati, Vita e Pensiero, Milano, 1942. La Bibbia, introduzione ed ispirazione. C’è un libro, che serve a rivelarci la presenza di Gesù Cristo nella storia; un libro ispirato da Dio, che persino «allo spirito scettico ed acuto di Enrico Heine - come nota Giovanni Rosadi - parve il libro più degno di lettura: un libro grande e vasto come il mondo, con le radici negli abissi della creazione, con la chioma negli azzurri segreti del cielo: aurora e tramonto, promessa e adempimento, nascita e morte, tutto intero il dramma dell’umanità è in questo libro, che è il libro dei libri»: la Bibbia. Non è qui il luogo di accennare a tutta la enorme e vastissima letteratura, sorta a spiegazione, a commento, a discussione della Sacra Scrittura. Ricordiamo soltanto che la Bibbia nelle sue due parti - del Vecchio e del Nuovo Testamento - ha Dio per autore, essendo stata scritta sotto l’ispirazione dello Spirito Santo. 1. L’ispirazione. L’ispirazione consiste in ciò, che gli scrittori umani - detti agiografi - hanno bensì concorso nello scrivere i diversi libri (tanto che, per esempio, si parla del Pentateuco di Mosè, delle profezie di Isaia, dei Salmi di Davide e del Vangelo di San Giovanni), ma vi hanno cooperato solo come strumenti in mano di Dio. Atenagora li paragona alla cetra, che diffonde le sue armonie, sotto la mano dell’artista; Clemente Romano li assomiglia all’ambasciatore, che parla a nome del suo re; san Girolamo li mette a pari della penna che scrive, mossa dall’autore. Dio è la causa principale dei Libri Sacri; gli agiografi sono la causa secondaria. Essi sono «mossi ed agitati» da Dio, per dirla con l’apostolo san Pietro. E tale azione divina in loro - come illustra con chiarezza Mons. Giuseppe Nogara nelle sue Nozioni bibliche, dove riassume egregiamente tutto quanto fu detto su questo argomento - importa tre cose: a) Innanzi tutto, un influsso di Dio sull’intelletto dell’agiografo, perché concepisca rettamente la verità da insegnare; b) un influsso sulla sua volontà, perché voglia scrivere fedelmente; c) un’assistenza speciale, perché adattamente esprima con infallibile verità ciò che Dio vuole. Gesù invitava i Giudei a scrutare le Scritture; ad esse si appellava come a testimonio di Dio in suo favore; asseriva che «la Scrittura non può annullarsi», ma che doveva adempirsi quanto di Lui «sta scritto nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Finché non perisca cielo e terra, «non cadrà un iota o un apice» della Scrittura. San Paolo scriveva a Timoteo che «tutta la Scrittura è ispirata da Dio ed è utile per insegnare, per confutare gli errori, per correggere i costumi, per istruire nella santità»; e san Pietro raccomandava di prestare ad essa «attenzione, come a lampada che risplenda in luogo tenebroso, fino a che spunti il giorno, e la stella del mattino nasca nei nostri cuori», poiché «quegli uomini santi di Dio hanno parlato ispirati dallo Spirito Santo». Purtroppo molti non usano di questa lampada e la pongono sotto il moggio; altri ne abusano leggermente e se ne servono male. Il dovere di leggere la Bibbia e il modo di leggerla son due punti, che meritano di essere illustrati. Tutti noi dobbiamo ricorrere alla fiaccola illuminatrice, accesa dalla bontà divina e tramandata nei secoli da una all’altra generazione, perché conforti ed indichi la via della salvezza. ... (prosegue la prossima settimana).
Il Sillabario del Cristianesimo
Il Sillabario del Cristianesimo. La Bibbia, introduzione ed ispirazione
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