Il Sillabario del Cristianesimo, mons. F. Olgiati, Vita e Pensiero, Milano, 1942. Conseguenze pratiche. La conclusione di questa rapida visione storica si impone ormai da sé. 1. Innanzi tutto, dobbiamo riformare la nostra cultura e renderla veramente cristiana. Scuole e libri, oratori e scrittori sono oggi congiurati contro Cristo e pretendono di cancellarne il nome dalla storia. E noi studiamo il latino (ossia la civiltà romana), od il greco (ossia la civiltà greca), l’economia politica e sociale, la letteratura dei vari popoli, l’evoluzione del diritto e così via, non preoccupandoci neppure delle relazioni di tutti questi rami del sapere con l’idea cristiana. Se Cristo è il centro della storia, non dobbiamo tollerare più un simile metodo; ma, a somiglianza di Contardo Ferrini che su un suo Orazio, scriveva in margine la soave invocazione: «Gesù, Signore!», dobbiamo esaminare, ripensare ed insegnare ogni cosa in funzione del Cristianesimo nostro. Il materiale è identico per noi e per gli avversari; ma la differenza è enorme; questi leggono il libro della storia, soffermandosi alla superficie dei fatti ed alterandone il senso; noi in ogni pagina del grande volume cogliamo il palpito di un Cuore divino, in cui s’accentrano i diversi fili del sapere ed in cui «sono nascosti tutti i tesori della scienza e della sapienza». Il Catechismo - in altre parole - esige e reclama oggi una vera rivoluzione colturale. 2. Un’altra conseguenza riguarda la nostra vita, il modo, cioè, non solo di valutare gli avvenimenti della storia passata e presente, ma anche di creare la storia del prossimo avvenire. Se siamo cristiani, dobbiamo lavorare per il trionfo di Cristo. Anche l’empio - ripeto - suo malgrado vi coopera. Ma noi, figli Suoi, dobbiamo con consapevolezza, con slancio e con amore portare il nostro contributo. Se Cristoforo Colombo, appena scoperto il sognato continente, scese dalla sua navicella e sulla terra nuova piantò la Croce, noi sulla terra della storia di domani vogliamo che il segno della Redenzione s’elevi e s’imponga. E come S. Bernardino su ogni casa della sua Siena imprimeva il nome di Gesù, noi dobbiamo agire perché domani questo nome sia scritto a caratteri d’oro sulla piccola casa di ogni cuore, su ogni istituzione civile o sociale, su ogni iniziativa pubblica o privata, su ogni pagina dell’avvenire. Cristo dev’essere, non già un Re rinchiuso nei tabernacoli, ma un Re che trionfa dovunque, fra gli osanna dei popoli ed il canto dei cuori.
Riepilogo. La storia, nonostante gli errori e le colpe degli individui e dei popoli, è razionale, perché la Provvidenza divina cava il bene dal male. Essendo stato l’uomo elevato allo stato soprannaturale, è evidente che occorre la soprannatura per spiegare la storia: il centro, il dominatore, lo scopo ultimo della storia è Gesù Cristo. 1. Lo dimostra, innanzi tutto, la storia del popolo ebreo, perché tutte le vicende e tutta la vita di quel popolo sono rivolte all’Aspettato dalle genti. 2. Anche le antiche civiltà debbono essere riguardate in funzione del Cristianesimo, sia perché hanno svolto la natura, preparando ciò che sarebbe stato sublimato e divinizzato da Cristo, sia perché esse furono sintetizzate in Roma, che doveva essere la sede centrale della Chiesa. 3. Dopo la venuta di Cristo, la figura Sua domina la storia e, attraverso lotte e persecuzioni, si impone e vince. Bisogna, quindi, riformare la nostra cultura, in modo che il [vero, ndR] pensiero cristiano la ispiri. Bisogna altresì dedicare la nostra vita ad affrettare il trionfo completo di Cristo. Egli dev’essere il centro del nostro pensiero e della nostra attività.