Nozione. Stato nel quale si manca dell’indispensabile, si è depressi nello spirito, ci si trova nell’impossibilità di riprendersi con la propria virtù. Tra le figurazioni allegoriche della miseria, quali furono concepite dai Romani, ne troviamo una particolarmente efficace: un bambino incatenato nella sua culla, cioè l’avversità che colpisce l’uomo fin dalla nascita.
[Intendiamo, ora, riflettere su Esodo XX, 5: «Io sono il Signore Dio tuo forte, geloso, che vendico l’iniquità dei padri sopra i figli, fino alla terza e alla quarta generazione di coloro che mi odiano». Commenta il P. Marco Sales: «Al fine di allontanare maggiormente gli Ebrei dal trasgredire la legge, (Dio) minaccia loro di punirli in quel che hanno di più caro, cioé nei loro figli. Così, almeno per amore dei loro figli, saranno indotti a mantenersi fedeli a Dio. È noto, infatti, che la morte, le malattie, (la miseria), eccetera ... dei figli sono spesso per i loro genitori più dolorose che la morte (e le proprie sciagure). Si tratta, come è chiaro, di mali fisici, i quali, se vengono tollerati con pazienza, possono diventare fonti di enormi guadagni. Anche per i peccati di un Re, Dio talora castiga l’intero popolo, perché i mali del popolo saranno pure i mali del Re. Gli innocenti ne hanno talvolta a soffrire, ma noi non conosciamo le vie di Dio, né i motivi del Suo operare, benché sia indubitato che Egli è la somma giustizia e non punisce senza ragione. È chiaro, però, che se i figli imitano le iniquità dei padri, allora non solo porteranno il peso di questi (castighi e miserie), ma saranno puniti (ulteriormente) anche per le loro proprie colpe. In generale Dio vuol dire che l’infedeltà non rimarrà impunita, e che se il castigo può talvolta tardare, esso non mancherà tuttavia a suo tempo di essere inflitto». Un servo traditore, un padre biscazziere, una madre alcolizzata, una famiglia di bestemmiatori e depravati, è altamente probabile che finiscano in miseria, trascinando in qualche disgrazia - anche semplicemente naturale - gli immediati discendenti. Questo ci porta a confutare, anche, uno dei tanti miti di alcune sétte protestanti (es. i Pentecostali, i cosiddetti Carismatici, ecc..): Non esiste alcuna maledizione sull’albero genealogico (non nel senso di fattura come la intendono loro), parimenti non esiste alcun rito di guarigione da queste pretese fatture sull’albero genealogico, ndR].
• Miseria e povertà. Esiste una differenza tra miseria e povertà. La povertà è la deficienza di alcuni beni; può anche essere il distacco cosciente dai beni della terra per meglio raggiungere un fine di ordine superiore (la povertà di San Francesco, il voto di povertà degli Ordini religiosi); mentre la miseria è una situazione di estrema indigenza nella quale ci si trova contro la propria volontà [ma in alcuni casi per propria colpa. Esempio: il drogato può facilmente finire in miseria, ndR].
• Lotta alla miseria. La miseria è un fenomeno universale, contro cui si è sempre lottato, in tutti i luoghi e in tutti i tempi, ma che non si è mai potuto debellare completa-mente. Lo Stato ed i privati hanno sempre cercato di porre rimedi alla diffusione della miseria: dalle leggi romane (lex agraria, lex annonaria, frumentaria tessera, congiaria, donativa, sportala, epulae ecc.), che costituivano un completo sistema di soccorsi e di assistenza, alle istituzioni di carità reciproca fra i cristiani primitivi; dal doppio sabato e dalla decima dell’Antico Testamento al sistema corvettario ed alle istituzioni benedettine del Medioevo.
• Nel mondo moderno il male si è, anziché esaurito, maggiormente diffuso a causa dell’industrializzazione che ha determinato il fenomeno del salariato nelle masse, fonte di miseria là ove manchi sufficiente lavoro. Un’inchiesta fatta in Inghilterra sul finire del sec. XIX ha dimostrato che su 1.610 famiglie in stato di miseria il 43 % era ridotto a tale condizione dalla mancanza di lavoro.
• Lo Stato moderno interviene a combattere la miseria con la repressione della mendicità e con iniziative positive di carattere assistenziale sia dirette che indirette. [La Chiesa ha previsto gli interventi cristiani finalizzati alla drastica riduzione della miseria, interventi puntualmente disattesi dai governi laici più o meno imbevuti di veleno massonico. Rimandiamo i Lettori alla Rerum Novarum ed alla Humanum Genus del Sommo Pontefice Leone XIII. Per concludere, chi non ha voglia di lavorare sarà facilmente un miserabile, ndR].
Dal Dizionario di Teologia morale, Francesco Roberti - Pietro Palazzini, Studium, Roma, imprimatur 1957, pagina 906.