Soprannaturale: ciò che supera o trascende nell’essere o nell’operare la natura creata. La natura, in quanto è creata, è finita e limitata nella sua costituzione essenziale, nel suo grado di essere e conseguentemente nella capacità di agire e di ricevere. Un elemento si dice soprannaturale a) quando è fuori e al di sopra della costituzione d’una natura creata; b) quando non può essere termine proporzionato alla potenza attiva di quella natura; c) quando non è ad essa dovuto né fisicamente né moralmente. Tale è la grazia divina, dono gratuito infuso da Dio nella creatura razionale, la quale perciò diventa simile a Dio (deiforme) nell’essere e nell’operare. Il soprannaturale è una generosa comunicazione di Dio alla sua creatura o per via d’intellezione intuitiva, come la visione beatifica, o per via di una modificazione accidentale della natura, come la grazia. La natura creata di fronte al soprannaturale non ha esigenza né tendenza propria, ma pura capacità passiva a ricevere l’azione di Dio, che la eleva a un ordine superiore. Questa capacità si chiama potenza obbedienziale, per cui la natura ubbidisce all’influsso speciale di Dio. Essa rappresenta il punto d’inserzione del soprannaturale nella natura. Oltre al soprannaturale assoluto (grazia, miracolo) c’è il soprannaturale relativo, che trascende non tutte, ma solo una delle nature create (per esempio la scienza infusa, naturale nell’Angelo, soprannaturale nell’uomo); e il preternaturale che, pur superando la natura creata, non la trascende, ma la perfeziona nel suo ordine (per esempio l’immortalità del corpo). Il Tomismo mantiene una linea di netta distinzione tra la natura creata e il soprannaturale; lo Scotismo, invece, tende a legare, senza discontinuità, l’una e l’altro, (v. Desiderio [di Dio]). In questi ultimi tempi (anni 1940 - 1950) si rileva la tendenza di alcuni teologi a fare del soprannaturale uno sviluppo necessario della natura, eliminando così la distinzione entitativa tra i due ordini (cfr. De Lubac, Surnaturel, Aubier, 1946). Papa Pio XII, nell’Enciclica contro il nuovo modernismo «Humani generis» (1950) individua e deplora tale tendenza.
dal Dizionario di teologia dommatica, Piolanti, Parente, Garofalo - pace all’anima loro! - Studium, Roma, 1952.
[Del 1946 è Surnaturel. Études historiques (Soprannaturale. Studi storici), che fa scandalo. De Lubac viene giustamente accusato di modernismo e punito. L’Enciclica Humani generis del 1950 lo accusa direttamente, il Generale dei Gesuiti gli toglie l’insegnamento, e i suoi libri pestilenziali vengono ritirati dalle scuole e dagli istituti di formazione. Il modernista reprobo De Lubac, dunque già castigato sotto Pio XII, dopo la morte del Pontefice viene, come molti altri «nemici di Cristo infiltrati nelle viscere della Chiesa» (cfr. Pascendi, San Pio X), non solo riabilitato ma addirittura premiato. Nel 1960 Roncalli lo nomina consultore della Commissione Teologica preparatoria al Concilio Vaticano II. Montini gli offre tutti gli onori e addirittura il cardinalato. Nel 1972 fonda con Joseph Ratzinger, Hans Urs von Balthasar, Walter Kasper, Louis Bouyer, Jean-Luc Marion e altri teologi sempre modernisti la rivista «Communio. International Catholic Review». Finalmente Karol Wojtyla lo “crea cardinale” nel 1983 - Approfondimenti qui, ndR].