Abbiamo visto domenica scorsa che in Dio vi sono tutte le perfezioni in grado infinito, senza difetto o limite alcuno. Noi però non ci fermeremo a considerare le singole perfezioni di Dio, perché sarebbe troppo lungo, vediamone solo una che più fa al caso nostro : la sua immensità che lo fa presente da per tutto «in cielo, in terra ed in ogni luogo», come dice il Catechismo. Dove è Iddio ? Un giorno del 1689 il B. Gregorio Barbarigo, Vescovo di Padova, interrogando i fanciulli della Dottrina Cristiana, chiamò Giacomino, il più sveglio, e: Senti, gli disse, ti dò un arancio se mi dici dove è Iddio. - Ed io, rispose il ragazzetto, ve ne dò due se sapete dirmi dove Iddio non è!... Dov’è dunque Iddio? è presto detto: da per tutto! C’è un solo punto dove Iddio non sia? No; Egli è da per tutto con la sua essenza, con la sua presenza, con la sua potenza. Per questo nella Sacra Scrittura noi leggiamo le parole del Profeta : «Dove andrò io lontano dal tuo spirito (o Signore) e dove fuggirò lungi dal tuo volto? Se salgo al cielo là tu sei, se discendo negli abissi, eccoti lì; se prenderò l’ali dell’aurora e andrò nelle ultime parti del mare, là ancora la tua mano mi guida e mi afferra la tua destra» (Salmo 134,7-10). E l’Apostolo san Paolo per ricordarci che siamo sempre alla presenza di Dio, ci dice che il Signore «non è lontano da ciascuno di noi: in esso infatti viviamo, ci moviamo e siamo» (Atti XVII,27-28). Santa Margherita Alacoque, la santa che ebbe grandi favori dal Cielo, lasciò scritto: «Io vedevo il mio Dio e lo sentivo vicinissimo a me, udivo la sua voce, e tutto ciò meglio che con i sensi del corpo... Non osavo sedermi, dice, quando ero sola, per la presenza di questa Maestà». Dunque? Dunque ecco la conseguenza, o giovani; se Iddio è da per tutto, vuol dire che Egli vede tutte le nostre azioni, vuol dire che sente tutte le nostre parole, vuol dire che conosce anche i nostri pensieri. Quindi da per tutto dobbiamo comportarci bene. Chi di voi farebbe un atto brutto davanti ai propri genitori? Chi direbbe una parola cattiva davanti all’Arciprete? Chi ruberebbe davanti ai carabinieri? E perché si fa questo davanti a Dio che ci è presente di giorno e di notte, ed in qualunque luogo per quanto nascosto? Davanti a Dio al quale un giorno dovremo rispondere di tutto? Un giorno un ragazzo voleva indurre il fratello maggiore a rubare una bella torta che la mamma aveva preparato e chiusa nell’armadio. - Prendiamola, diceva, nessuno ci vede! - No, rispose il fratello, Iddio sempre ci vede! Non diciamo mai, o giovani, nessuno ci vede! Un occhio sempre ci vede, una mano sempre potrebbe colpirci, è l’occhio e la mano di Dio: «omnia videt oculus illius» (Ecclesiastico XXIII,27). In Chiesa. Se Iddio, spirito purissimo, è presente da per tutto, in modo speciale è presente in Chiesa: ecco perché la Chiesa si dice propriamente la Casa di Dio. Quivi N. S. Gesù Cristo è presente non solo come Dio, ma anche come Uomo nella SS. Eucaristia, quivi il Signore ascolta di preferenza le nostre preghiere e ci concede le sue grazie. Quindi se possiamo, anzi se dobbiamo pregare il Signore in ogni luogo, è cosa lodevole venire in Chiesa ad innalzare a Lui le nostre preghiere: è dovere poi venirci alle domeniche ed alle feste, come ci è espressamente comandato. E qui un’altra conseguenza: rispetto sommo alla Casa di Dio! Se voi entrate nel palazzo del Conte Albertini mentre egli è presente, mi par di vedervi mogi, mogi, col vostro cappello in mano, addossarvi ai muri in silenzio; ed in Chiesa, che è la Casa del Padrone di tutti i conti e di tutti i re, avreste la temerità di comportarvi male? Forse perché non vedete il Signore? Egli è Spirito, l’abbiamo già visto, e lo spirito non si vede con gli occhi del corpo. Ma se non ci parlano i sensi, ci parla la fede e siamo certissimi di essere alla presenza di Dio. Eppure ci sono di quelli che in Chiesa stanno distratti, ciarlano, ridono e magari masticano qualche leccornia in luogo così sacro. Non lo fate, o giovani: ricordate che è meglio cento volte non venire in Chiesa, piuttosto che venirvi e non tenere un contegno corretto! Esempio: Il pastorello delle Alpi. Nell’anno 1863, nell’Oratorio Salesiano di Torino moriva da santo, come era vissuto, il giovinetto di 13 anni Francesco Besucco, soprannominato il pastorello delle Alpi, nativo di Argentera nel Piemonte. Era vissuto così virtuosamente che il Ven. Don Bosco, suo superiore, pensò bene scriverne la vita, perché servisse di esempio e di modello a tutti i giovani. In essa si legge che Francesco, ancor fanciulletto, si faceva un dovere di ascoltare ogni mattina la Santa Messa e vi stava con tale devozione da sembrare un angelo. L obbedienza in casa era perfetta, il suo contegno superiore all’età, il suo esempio s’imponeva ai compagni che da lui avevano molto da imparare. Un giorno della primavera del 1858 trovavasi Francesco alla custodia delle pecore con altri due compagni in aperta campagna, appena fuori dal paese, quando costoro fecero in sua presenza degli atti poco modesti. Francesco, offeso da quei modi indegni, li rimproverò aspramente, e: Se non volete farvi del bene col buon esempio, disse, almeno non datevi scandalo! Fareste voi tali cose alla presenza dell’Arciprete e del maestro? E se non osate farle alla presenza degli uomini, come le fate alla presenza di Dio? E sdegnato fuggì da loro. Uno di quei monelli lo rincorse, tentando d attirarlo al male, ma Francesco affrontò il seduttore con calci, con schiaffi e con pugni. Ma l’altro non la smetteva, e Besucco, vedendo di non poter liberarsi in altro modo, s’avvicinò ad un mucchio di ghiaia, e raccogliendo alcuni sassi: Senti, disse, se non ti allontani, ti rompo la testa! Era un po’ troppo, è vero, ma è bello, è esemplare vedere a quanti mezzi si appigliò il buon giovane per difendersi da un cattivo che osava peccare sotto lo sguardo di Dio! Vista la mala parata, il monello se ne andò, e Francesco fuggì a casa a mettersi in salvo, spaventato per il pericolo corso di offendere Iddio, ma contento per la vittoria ottenuta. Pratica. La presenza di Dio, o giovani, ci preservi da qualunque azione cattiva! «Come adunque posso io far questo male e peccare contro il mio Dio?» (Genesi XXXIX,9) disse Giuseppe, il figlio di Giacobbe, a chi tentava attirarlo al male, e il casto giovane che viveva di continuo sotto gli occhi di Dio, seppe vincere con questo pensiero le lusinghe più diaboliche. Dio mi vede! sia sempre dinanzi al nostro pensiero, servirà per tenerci lontani dal peccato! Inoltre il pensiero della presenza di Dio deve anche esserci di forte sprone per operare il bene, anche quando nessuno ci vede, anche quando il mondo ci ricambia con lo scherno e con l’ingratitudine! Lo sa Iddio, e basta.!
Il Credo all’oratorio. Dio mi vede!. Da Fortes in Fide, don A. Bussinello, S.A.T., Vicenza, 1922. SS n° 9, p. 1 - 2