Voi forse, o giovani, recitando il Credo, non avrete mai pensato a quella particella «in» credo in Dio; eppure ha qui un grande significato. Coloro che hanno composto il Credo potevano mettere: credo a Dio; no, misero invece: credo in Dio, come diranno più sotto: «ed in Gesù Cristo» e più sotto ancora: «credo nello Spirito Santo». Queste particelle in, nello ci dicono che non solo noi dobbiamo credere che Dio esiste, ma che dobbiamo confidare in Lui, come figli nel Padre, che dobbiamo riconoscerlo nostro principio e nostro ultimo fine, che dobbiamo servirlo, ubbidirlo, amarlo, vivere in Lui e per Lui. Vedete quindi quante cose significa nel Credo quel semplice monosillabo in. Dio esiste. Credo in Dio. Il Credo dunque c’impone di servire, ubbidire, amare Iddio e vivere in Lui, presupponendone l’esistenza; difatti nel mondo non c’è alcun essere ragionevole che non creda all’esistenza di Dio. Si trova qualcuno sì che dice di non credere in Dio, qualcuno che non ha la testa a segno, qualcuno che vorrebbe non ci fosse per non avere da rispondere un giorno delle proprie azioni, ma dal volere al non essere c’è una bella differenza: il sole c’è, sempre bello e risplendente, se anche un cieco dice di no... Non solo gli uomini, ma anche il demonio crede in Dio, sa che Iddio c’è e lo bestemmia perché lo ha precipitato laggiù nell’inferno e ve lo terrà per sempre, in causa della sua ribellione. Prove. Noi sappiamo che Iddio esiste perché Egli stesso tante volte si è manifestato agli uomini, come ci afferma la Sacra Scrittura, Egli stesso ci ha fatto conoscere la sua volontà dandoci i suoi Comandamenti, scolpiti su due tavole di pietra, Egli stesso ci ha promesso il Paradiso e minacciato l’inferno, secondo la nostra condotta di vita, e nella pienezza dei tempi ha mandato il suo unico Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, il quale con una dottrina santa e con continui miracoli ci ha mostrato chiaramente la Sua divinità. Anche la ragione nostra ci assicura dell’esistenza di Dio. Osservando noi il sole, le stelle, le acque, i pesci, gli uccelli, le piante, i fiori, gli animali, l’uomo, sentiamo dentro di noi che ci deve essere uno che in principio ha creato tutto questo: Iddio. Se io vi dicessi: vedete questo Oratorio con le sue mura, le sue porte, le finestre, le panche, l’altare? Tutto venne fatto un giorno dal caso. I sassi si sono staccati dal Baldo, il vento li ha portati l’un sopra l’altro, mentre con l’acqua e la polvere della strada, formatasi una specie di malta, venivano uniti insieme: così, senza l’opera dell’uomo, è sorto l’Oratorio. E le tegole? Sono volate via dalla fornace che c’è a Volargne e si sono poste qui sopra. Troppo comodo, dirà qualcuno, fabbricare le case in questo modo! Ma voi capite che questa è una burla, perché se vi raccontassi questo sul serio, voi mi dareste del pazzo: a fabbricare i muri tutti sanno che ci vogliono i muratori, e non il vento; a condurre le tegole ci vogliono dei mezzi di trasporto e poi della gente che le porti sul tetto. E quanto più pazzo sarebbe colui che dicesse che il sole, la luna, le stelle e la terra con tutte le sue meraviglie, fossero sorte dal caso! Il caso può farci rompere l’osso del collo, ma non mai aggiustarcelo! Così osservando i giorni e le notti che con tutta regolarità succedono l’uno all’altra, vedendo le stagioni che tornano ogni anno col solito ritmo: primavera, estate, autunno, inverno; vedendo la pioggia che viene ogni tanto a fecondare la terra, le messi che biondeggiano ogni anno nei campi, la ragione ci dice chiaramente che ci deve essere uno che tiene l’ordine, uno che comanda alla natura: è Dio. Per continuare l’esempio di prima, se vi dicessi che le finestre, le panche, le porte del nostro Oratorio, appena fatte dal falegname, vennero portate qui e messe così bene dal caso, voi ridereste, perché il caso è niente, e dal nulla non viene nulla. Quanto più dunque è da ridere se qualcuno dicesse che l’ordine che regna nell’universo è opera del caso! Il filosofo spagnolo Giacomo Balmes diceva: «La prova dell’esistenza di Dio la porto nel taschino del panciotto», e mostrava l’orologio. E sapete che cosa voleva dire? Se il mio orologio suppone una mente intelligente che ha messo bene tutte le rotelle di cui è composto, tanto più guardando le meraviglie della terra e più ancora le meraviglie del firmamento, bisogna ammettere una mente intelligentissima che tutto ha predisposto. Un giorno ad un arabo venne chiesto in qual modo conoscesse Iddio, e l’arabo rispose: «Nello stesso modo con cui dalle tracce sulla sabbia vedo se è passato un uomo od un cammello»; è ben differente l’impronta dell’uno dall’impronta dell’altro. E voleva dire: basta alzare gli occhi e mirare l’universo per vedere l’impronta del Creatore, per convincersi dell’esistenza di Dio! Scrisse il poeta Metastasio: Dovunque il guardo io giro immenso Dio ti vedo, ne l’opere tue t’ammiro, ti riconosco in me. La terra, il mar, le sfere parlano del tuo potere, Tu sei per tutto, e noi tutti viviamo in Te. Ma basta, o giovani, perché sento di farvi un torto a portare argomenti che comprovano l’esistenza di Dio, di questo Essere eccelso che tutto trasse dal nulla e nel quale noi tutti crediamo con assoluta certezza; ma siccome sono tanti gli spropositi che oggi anche voi siete costretti a sentire, ho creduto bene, così di sfuggita, accennarvi agli argomenti più facili di fede e di ragione, che confermano una delle verità che contiene il primo articolo del Credo. A questi argomenti aggiungo un fatto. Esempio: L’uovo. Un giovane buono, ma poco istruito in Religione, venne mandato dai genitori a Parigi per compiere i suoi studi. Inesperto della vita, in pochi mesi si era ingolfato nei vizi, e, conseguenza pratica, nell’incredulità. Tornato in famiglia, si dava l’aria del superuomo non frequentando più la Chiesa e sorridendo a chi compiva le proprie pratiche di pietà. Un giorno, invitato con altre persone in una famiglia per bene, scorse due giovanette che stavano leggendo, appoggiate al davanzale della finestra. S’avvicinò loro il nostro studente e, col sorriso sulle labbra, chiese qual romanzo stessero leggendo. - Signore, rispose la maggiore, leggiamo la Storia Sacra! - Ma voi dunque, riprese il giovane, voi credete in Dio? Sbalordite le due fanciulle si fecero rosse. Passò un istante di silenzio, poi la maggiore ripigliò: - Ella non ci crede, signore? Ebbene, vedendola più sapiente di noi, vorrebbe dirci di dove viene l’uovo? - Perbacco, l’uovo viene dalla gallina! - E la gallina? - Da un altro uovo! - E questo uovo? - Da un’altra gallina! - Quindi fu prima la gallina o l’uovo? - Prima la gallina! - E chi ha fatto questa prima gallina?... - No, fu prima l’uovo! - E allora chi ha fatto questo primo uovo? - Ma... non saprei! - E se non lo sa, permetta che glielo insegni: chi ha creato la prima gallina è stato Colui stesso che ha creato il mondo, ossia Iddio ; e se lei con tutta la sua scienza senza Dio, non sa spiegare l’esistenza d’un uovo o di una gallina, come vuole spiegare l’esistenza del mondo senza ricorrere a Dio? Pratica. Giovani, basta essere persone ragionevoli per credere in Dio!
Il Credo all’oratorio. Dio esiste. Da Fortes in Fide, don A. Bussinello, S.A.T., Vicenza, 1922. SS n° 7, p. 1 - 2