La Chiesa in nessun tempo e in nessun modo viene abbandonata da Dio: per questo non ha nulla da temere dalla malvagità degli uomini; ma le nazioni, degenerando dalla virtù cristiana, non possono avere la stessa sicurezza. «Infatti il peccato rende miseri i popoli» (Pr. 14,34). E se ogni età anteriore ha sperimentato la forza e la verità di questa sentenza, per quale motivo non dovrebbe sperimentarla la nostra? Anzi, molti già affermano che il castigo è imminente e la condizione stessa degli Stati moderni lo conferma: infatti ne vediamo parecchi per nulla sicuri e tranquilli a causa delle discordie intestine. E se le fazioni dei malvagi continueranno spavaldamente per questa strada: se accadrà che coloro che già procedono sulla via del malaffare e dei peggiori proponimenti aumentino di potere e di mezzi, c’è da temere che demoliscano tutto l’edificio sociale fin dalle fondamenta poste dalla natura. E non è possibile che tanti pericoli possano essere allontanati con la sola opera degli uomini, soprattutto perché molta gente, abbandonata la fede cristiana, giustamente paga il fio (castigo, ndR) della propria superbia; accecata dalle passioni, inutilmente cerca la verità; abbraccia come vero ciò che è falso, e crede di essere saggia «quando chiama bene il male e male il bene» e chiama «luce le tenebre e tenebre la luce» (Is. 5,20). È necessario che Dio intervenga e, memore della sua benignità, rivolga uno sguardo pietoso sulla società civile. Per questo, come abbiamo altre volte esortato, è necessario adoperarsi con particolare zelo e costanza affinché la divina clemenza venga implorata con umile preghiera e siano richiamate quelle virtù che costituiscono l’essenza della vita cristiana. Prosegue ...
Leone XIII, «Sapientiae christianae». Il superbo chiama bene il male e male il bene
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