Sono queste dunque le norme fissate dalla Chiesa cattolica circa la costituzione e il governo degli Stati. Nondimeno, se si vuole giudicare con obiettività, con tali prescrizioni e decreti non s’intende condannare alcuna delle varie forme di governo, quando esse non abbiano in sé nulla che ripugni alla dottrina cattolica e possano, se applicate con saggezza ed equità, dare un ottimo e stabile assetto alla società. Anzi, non s’intende condannare in sé neppure il fatto che il popolo partecipi, in maggiore o minore misura, alla vita pubblica: il che può rappresentare in certe circostanze e con precise leggi, non solo un vantaggio ma anche un dovere civile. Ancora, non v’è neppure valido motivo per accusare la Chiesa di essere restia più del giusto ad una benevola tolleranza, o nemica di un’autentica e legittima libertà. In realtà, se la Chiesa giudica che non sia lecito concedere ai vari culti religiosi la stessa condizione giuridica che compete alla vera religione, pure non condanna quei governi che, per qualche grave situazione, mirando o ad ottenere un bene, o ad impedire un male, tollerino di fatto diversi culti nel loro Stato. Così pure la Chiesa vuole assolutamente evitare che chiunque sia costretto, suo malgrado, ad abbracciare la fede cattolica, perché, come saggiamente ammonisce Agostino, «l’uomo non può credere se non spontaneamente» . Similmente la Chiesa non può consentire quella libertà che induce al disprezzo delle leggi santissime di Dio e sopprime la doverosa obbedienza all’autorità legittima. Infatti, questa è piuttosto licenza che libertà; e felicemente viene definita da Agostino «libertà di perdizione»; dall’Apostolo Pietro «velo di malizia» (1Pt. 2,16); anzi, essendo irrazionale, diviene vera schiavitù; «poiché chi fa peccato è schiavo del peccato» (Gv. 8,34). Al contrario, la libertà autentica e desiderabile è quella che, nella sfera privata, non permette all’individuo di essere schiavo degli errori e delle passioni, terribili padroni, e che nella sfera pubblica governa saggiamente i cittadini, offre loro con larghezza le opportunità per migliorare la propria condizione, difende lo Stato dalle sopraffazioni altrui. La Chiesa, più di chiunque altro, approva questa libertà onesta e degna dell’uomo, né ha mai cessato di adoperarsi e di lottare perché ai popoli fosse garantita salda e integra. E veramente la storia dei secoli passati testimonia come tutto ciò che più giova alla difesa della società civile, tutti i mezzi più efficaci a difendere il popolo dal dispotismo dei Principi, ad impedire che lo Stato si intrometta pesantemente nelle amministrazioni municipali e della famiglia, tutte le leggi più utili a salvaguardare la dignità, il rispetto della persona, l’uguaglianza dei diritti dei singoli cittadini, tutto ciò è sempre stato voluto, o favorito, o tutelato dalla Chiesa cattolica. Essa dunque, con perfetta coerenza, se da una parte respinge una libertà smodata, che degenera in licenza o in schiavitù sia per i singoli che per la collettività, dall’altra guarda con favore e accoglie volentieri i progressi che il tempo arreca, se veramente giovano alla felicità di questa vita, la quale è come un percorso che conduce all’altra della durata eterna. Ciò che si va dicendo, dunque, che la Chiesa sia ostile alle più recenti costituzioni civili, e che rifiuti tutti indistintamente i ritrovati della scienza contemporanea, non è che una vana e meschina calunnia. Certamente essa ripudia le teorie malsane: disapprova le nefaste smanie rivoluzionarie e segnatamente quella disposizione d’animo nella quale si può cogliere l’inizio di un volontario allontanamento da Dio; ma poiché tutto ciò che è vero proviene necessariamente da Dio, così ogni particella di vero che sia scoperta durante la ricerca è riconosciuta dalla Chiesa come impronta della mente divina. E poiché non può esistere alcuna verità naturale che possa ridurre la credibilità delle dottrine rivelate, mentre molte altre l’accrescono, ed ogni scoperta di nuove verità può indurre a conoscere e a lodare Dio, così la Chiesa accoglierà sempre con gioia e diletto qualsiasi progresso giunga ad allargare i confini della scienza, e con l’usato fervore promuoverà e favorirà, come le altre discipline, anche quelle che hanno per oggetto la spiegazione dei fenomeni naturali. A proposito di questi studi, la Chiesa non avversa le nuove invenzioni: non si dispiace che altre se ne ritrovino, in grado di rendere migliore e più piacevole l’esistenza; anzi, nemica dell’ozio e dell’inerzia, si compiace assai che l’ingegno umano, mediante l’esercizio e la cultura, produca i frutti più copiosi; incoraggia ogni specie di arti e di mestieri: e mentre con la sua virtù indirizza tutte queste occupazioni a scopi onesti e benèfici, si adopera ad impedire che l’uomo a seguito dello studio e del lavoro, perda di vista Dio e i beni terreni. Ma le osservazioni esposte, sebbene tanto ragionevoli e sagge, incontrano scarso favore ai nostri giorni, in quanto le società non solo rifiutano di far riferimento al modello della sapienza cristiana, ma anzi sembrano volersene vieppiù allontanare ogni giorno. Nondimeno, poiché la verità, una volta messa in luce, suole espandersi naturalmente per ogni dove e insinuarsi gradualmente nell’intelletto umano, così Noi, mossi dalla consapevolezza del supremo e sacrosanto ufficio, cioè dalla missione Apostolica che esercitiamo su tutte le genti, proclamiamo, com’è Nostro dovere, la verità (qui l'Enciclica in Paragrafi, ndR); non perché non abbiamo ben presenti le tendenze del nostro tempo, o giudichiamo che si debbano rifiutare gli onesti e utili progressi dell’età nostra, ma perché vorremmo più sicuro dalle insidie il cammino delle società e più solide le loro fondamenta, e ciò senza minare la genuina libertà dei popoli: tra gli uomini, infatti, madre e sicura custode della libertà è la verità: «La verità vi renderà liberi» (Gv. 8,32). (Prosegue ...)