L’uomo superbo una volta che si è lasciato per diverse guise sopraffare da falsi principi, che fece propri per il suo stesso contatto col mondo, e specialmente col Protestantismo liberale, la cui indole consiste specialmente nello spirito critico del libero esame, ritiene essere moralmente impossibile di poter soggiacere in tutto e per tutto all’autorità ecclesiastica, specialmente per quanto si riferisce a materie di dottrina e di fede. Egli col suo giudizio personale si pone finanche sopra i maestri ed i condottieri stabiliti da Dio nella sua Chiesa, e reagisce con la paro e con gli scritti contro ogni insegnamento e ordinamento dei medesimi. Naturalmente tutto ciò, come già si accennò più sopra, avviene in nome della scienza, della libertà, della critica e del progresso moderno. Di questo spirito liberale dei tempi nostri sono imbevuti in modo speciale i dotti laici, ed anche ecclesiastici, che subiscono il contagio dello stesso spirito. Così non si peritano di sparlare della Chiesa, che chiamano retrograda, spregiante della moderna cultura in materie intellettuali; appellano alle (presunte, ndR) contraddizioni tra la fede e la scienza, o usano simili espressioni del tutto mondane, e nient’affatto convenienti alla religione ed alla sua autorità. Quando si ascoltano, e non di rado, tali discorsi, quasi sempre stereotipati, dalle bocche di cattolici, tornano in mente le parole del Salvatore: «L’uomo, che è impregnato dei principi del mondo, non comprende ciò che è dello spirito di Dio» (Si leggano I Cor., II, 12; s. Giov., III, 5, 6, 8; Rom., VII, 6; Gal., V, 5). La già citata lettera pastorale dell’Episcopato inglese del 20 dicembre 1900 sulla Chiesa e sul cattolicesimo liberale enumera alcuni di quei discorsi, dietro i quali si nasconde il liberalismo cattolico, e che tutti i giorni si ascoltano e si leggono anche dappertutto. Ecco, per esempio, uno di quei discorsi che la lodata lettera pastorale così riferisce testualmente: «Nei tempi andati, sia l’Episcopato che la Chiesa docente non erano in grado d’insegnare adeguatamente in dottrina cristiana, perché allora non si conoscevano le nuove scoperte fatte di poi.
I dogmi della credenza cattolica non sono immutabili, ma debbono considerarsi come sforzi della mente per conseguire la verità, che sotto l’influsso della scienza moderna si può sempre correggere. Il Magistero della Chiesa dovrebbe restringersi agli articoli e definizioni, che sono di fede. Dovrebbe essere permesso di rigettare tutte le altre decisioni della Chiesa. Altrettanto dovrebbe pensarsi della Censura che essa infligge. Sono da criticarsi i suoi esercizi di pietà. Non è a farsi gran conto dell’autorità della Chiesa, e molto meno delle decisioni delle Congregazioni romane. Così pure non si deve prestare gran fede alle loro attitudini, nel trattare questioni di carattere filosofico, o attinenti alle scienze naturali. Il loro carattere deve considerarsi alla pari di qualunque altra nuova istituzione. La costituzione poi della Chiesa e la sua dottrina deve interpretarsi con i criteri della così detta cultura moderna e progressiva del mondo. Il governo stesso della Chiesa dovrebbe in gran parte essere condiviso dai laici. Uomini di valore scientifico e di ricca cultura di spirito dovrebbero sforzarsi a trovare i mezzi per conseguire questo scopo. La differenza fra pastori e gregge dovrebbe sparire: con ciò si otterrebbe che i rappresentanti del laicato, che sono i più eruditi, non resterebbero più oltre discepoli, ma potrebbero prendere il posto di maestri in Israello. Il crescente interesse, che il popolo in massa prende alle questioni ecclesiastiche e alla propagazione della cultura, esigono un appello alla pubblica opinione da parte dell’autorità della Chiesa stessa. Che sia permesso ai fedeli di impedire abusi e scandali, e ciò in prima linea mediante appello del popolo e del civile potere ai superiori ecclesiastici. Dopo che al Papa è stato tolto il dominio temporale, la proprietà della Chiesa dovrebbe essere amministrata non più da ecclesiastici, ma da laici che conoscono bene il maneggio degli affari. Inoltre sia permesso ai cattolici di leggere ed intrattenersi intorno a materie contrarie alla fede ed ai costumi; essere ammessi a ricevere i Sacramenti, quantunque non accettino l’una o l’altra delle verità attinenti alla fede, ed in tutti questi riguardi essi non siano soggetti ad alcuna ecclesiastica autorità, o ammonizione da parte del Vescovo» (Ci sembra davvero che questo discorso biasimato dalla Chiesa, contenga insieme sia alcuni principi del gallicanismo che le dottrine del vaticanosecondismo, ndR) . Prosegue ...
[Stiamo usando il Capitolo I del libro di Commento al Decreto Lamentabili ..., Editori Pontifici, Roma, 1914, scritto da Mons. Francesco Heiner ed introdotto dal Card. Merry Del Val (a nome del Sovrano Pontefice, san Pio X).]