Esiste nella Chiesa un Magistero stabilito da Cristo, cui ogni cattolico è obbligato a sottomettersi? Tale questione è di sua natura fondamentale, e dalla sua risposta dipende tutto il significato e l’importanza del Decreto «Lamentabili»; imperocché la forza, che esso ha di obbligare, è intimamente collegata con il diritto, che ha l’autorità ecclesiastica, di emanare per divina ordinazione precetti inappellabili in materia di fede, che obbligano tutti i cattolici. Non esiste catechismo che non contenga la risposta ad una tale questione, diremo così, pregiudiziale, quindi è per lo meno superfluo volerne qui trattare ex professo. Basteranno poche osservazioni generali, che più si confanno alle condizioni tutte speciali dei nostri tempi. Con che avremo dimostrato ad esuberanza quale sia l’attitudine che, di fronte a questo nuovo decreto del Sant’Uffizio, dovranno tenere i cattolici. L’origine della maggior parte dei mali che affliggono la moderna società, consiste, come disse Leone XIII, negli sforzi, che si fanno da essa, per rimpicciolire, avvilire, disprezzare, e, se fosse possibile, annichilire l’autorità della Chiesa, che in nome di Dio cura il bene del genere umano, ed è stata da Dio stesso costituita vigile custode di quei principi di eterna verità e giustizia, cui, in ultima analisi, si appoggia ogni umana autorità. Purtroppo, anche fra i cattolici, hanno messo pro-fonde radici non pochi falsi principi, che ben si possono designare quali sintomi dell’età nostra. Lo sforzo, che si fa, di contrapporre il giudizio privato al principio di obbedienza, dovuta all’autorità religiosa da Dio medesimo stabilita, e di atteggiarsi ognuno a supremo giudice su tutto ciò che, in materia di fede e di costumi, sembra vero e idoneo, è un male, che specialmente ai giorni nostri non raramente è dato di vedere tra le persone più erudite delle nostre Accademie. Un tal modo di giudicare sulla libertà e sull’indipendenza di ciascuno, di fronte all’autorità religiosa, non fa naturalmente che lusingare l’amor proprio innato negli uomini. Ma quanto danno non arreca questo spirito critico del giudizio privato?
Accade non di rado di vedere uomini indifferenti e freddi verso la Chiesa, i quali si sono lasciati influenzare dalla lettura di pubblicazioni letterarie, sia di giornali, sia di riviste scientifiche, che con lo spirito di criticare tutto ciò, che loro meglio talenta, alienano i cattolici dalla soggezione e fedeltà alla santa Chiesa. Ne consegue che si parla a torto e a traverso nelle private conversazioni (oggi anche pubblicamente e sulla stampa “cattolica”, ndR) contro i ministri della religione. La teologia e l’autorità ecclesiastica, tanto suprema che mediata, vengono discusse con la stessa libertà di linguaggio e mancanza di rispetto, con la quale si tratterebbe di capitoli d’economia politica, di arte, letteratura, scienza naturale o altra questione profana. C’è il vezzo, ormai, di parlare e di scrivere in materia di dottrina cattolica, esercizio e disciplina ecclesiastica, senza il minimo riguardo allo spirito della Chiesa ed alla sua autorità, con tanta sovranità e superiorità da mettere in evidenza lo spostamento di spirito, e far incoscientemente comprendere che esso non è più lo spirito di Cristo e della sua Chiesa, bensì lo spirito del mondo e dei suoi seguaci. Si legga a questo riguardo la bellissima lettera dell’Episcopato inglese della provincia di Westminster, intitolata: La Chiesa ed il Cattolicesimo liberale, in data 29 dicembre 1900. Le cause di queste tendenze acattoliche degli spiriti debbono sovente ricercarsi nella educazione moderna e nella sfrenata cupidigia umana per l’indipendenza e la libertà, vera piaga della moderna società. Di tutto ciò ragione principale, il più delle volte, è l’ignoranza del vero carattere della Chiesa di Cristo e della condizione e doveri dei suoi membri: l’ignoranza altresì della sostanza della religione cattolica. Questa speciale tendenza religiosa degli spiriti, ai giorni nostri, caratterizza il cosiddetto «cattolico liberale o moderno», sia egli ministro della Chiesa, sia semplice laico. Cotesta gente sta con un piede sul terreno della Chiesa cattolica, con l’altro su quello del protestantismo, la cui essenza è soggettivismo, ossia religione senza qualsiasi autorità religiosa. Iddio volendo salvare l’umanità le inviò l’Unigenito figliuolo, ma non volle lasciarla in balìa di sé stessa in materia di fede, non volle che si dirigesse da sé con la sua propria autorità, ma dispose che soggiacesse all’autorità di un Magistero, da Lui stesso stabilito, a cui l’ha affidata, ed esso durerà sulla terra sino alla fine dei secoli. Si domanderà ora: dove si trova questo divino Magistero? Una certa, sicura e precisa cognizione a questo riguardo è della massima importanza; giacché l’ignoranza o titubanza in tale questione occasionerebbero senza dubbio errori e titubanze, mentre al contrario volentieri e con piacere si ha rispetto ed obbedienza ad una autorità, i cui principi e le cui leggi poggiano sopra chiari e precisi poteri o diritti. Specialissima e della massima importanza è la dottrina della continua presenza del Divino Maestro nella sua Chiesa. Dove si trova Egli, ed in quale maniera ci fa noto il suo volere? La sentenza della Sacra Scrittura e le testimonianze della tradizione apostolica sono a questo riguardo talmente precise, che non è possibile, per un cattolico credente, dubbio alcuno in tale materia. Le parole stesse del Salvatore sono talmente chiare ed evidenti, che un fedele, il quale tuttora faccia parte del mistico Corpo della Chiesa, e che creda alla divinità della sua dottrina, le può, per così dire, toccare con mano. Difatti Nostro Signore, parlando dello scopo della sua venuta in terra, dice: «Io sono venuto perché gli uomini abbiano vita e l’abbiano più abbondantemente» (s. Gv., X, 10). Con massima chiarezza e precisione anche maggiore parlò Gesù dello scopo, per il quale Egli inviò i suoi Apostoli per tutto il mondo, e del potere ad essi trasmesso, quando disse: «È stata a me conferita tutta la potestà, in Cielo ed in terra: andate dunque ed istruite tutte le genti»; e quale materia della loro dottrina Egli ordina che debbano «insegnare ed osservare tutto quello, che ha loro comandato» (s. Mt., XXVIII, 18, 20). Prosegue ...
[Stiamo usando il Capitolo I del libro di Commento al Decreto Lamentabili ..., Editori Pontifici, Roma, 1914, scritto da Mons. Francesco Heiner ed introdotto dal Card. Merry Del Val (a nome del Sovrano Pontefice, san Pio X).]